La girandola di parroci a Solto Collina

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Le cinque parrocchie di Solto Collina, Fonteno, Esmate, Zorzino, Riva di Solto sono frastornate: hanno cambiato tre parroci in pochi mesi e a breve dovrebbe arrivare il quarto. Considerazioni che non riguardano solo le cinque parrocchie in questione

Un articolo del Corriere di Bergamo parla della girandola dei parroci nelle cinque parrocchie di Solto Collina (1500 abitanti), Fonteno (560 abitanti), Esmate (250 abitanti), Zorzino (540 abitanti), Riva di Solto 320 abitanti). I numeri degli abitanti sono quelli della guida ufficiale della diocesi: possibile che siano, anche se leggermente, aumentati.

Don Lorenzo, poi don Alessandro, poi don Maurizio, poi non si sa chi

Le cinque parrocchie sono state “accorpate” – questo è il termine usato ufficialmente – sotto la responsabilità di un solo parroco. La cosa è, sulla carta, perfettamente ragionevole. Il numero complessivo degli abitanti supera di poco i 3000.

L’unico parroco delle cinque parrocchie era, fino al febbraio scorso, don Lorenzo Micheli. Don Micheli, inaspettatamente, “lascia” per “motivi personali”. I motivi personali di quella rinuncia non sono stati spiegati. Sono stati soltanto chiacchierati e molto. Succede sempre quando si parla di motivi personali che è un altro modo per dire che non si vogliono spiegare. Soprattutto quando si tratta di un personaggio “pubblico” come il parroco. Siccome non si vogliono spiegare, l’opinione pubblica fa le sue ipotesi. E questo spiega il molto chiacchierare attorno all’abbandono della parrocchia da parte di don Lorenzo Micheli. Adesso pare che il parroco dimissionario stia trascorrendo un periodo di “ripensamento” che è un altro termine quasi tecnico, un po’ come accorpamento. Pare sia fuori diocesi in attesa di sapere se, come e dove potrà riprendere la sua attività pastorale.

“Motivi personali”, “non ce la faccio”: il lessico corrente denuncia il disagio del prete

A quel punto il vescovo nomina don Alessandro Baitelli, “prete del sacro cuore”, facente parte, cioè, di quella comunità di sacerdoti diocesani alle dirette dipendenze del vescovo che li sceglie, spesso, per compiti temporanei, come tramite tra il vecchio parroco e il nuovo: si chiama amministratore parrocchiale. Ma, nella tornata di nomine della scorso 19 maggio, don Alessandro Baitelli viene nominato dal vescovo parroco a tutti gli effetti. Passano quattro mesi e in una messa, una quindicina di giorni fa, don Alessandro Baitelli, annuncia di rinunciare alla parrocchia. Il motivo è che “non ce la fa”: non ci è dato sapere se questa nuova motivazione sia stata detta dall’interessato o sia una sintesi dell’opinione pubblica. 

Al posto di don Alessandro Baitelli, amministratore parrocchiale diventato parroco e dimissionario, viene nominato amministratore parrocchiale don Maurizio Rota, prete tutto d’un pezzo, che gira rigorosamente con la vecchia tonaca, predicatore di quelli che dicono le cose come stanno. Di lui si potrebbe dire quello che Rabelais diceva di Fra Giovanni Fracassatutto del Gargantua e Pantagruel: “chierico fino ai denti per quanto riguarda il breviario”. E non solo, si potrebbe aggiungere. Dopo qualche mese, arriverà, dovrebbe arrivare il parroco: il quarto della serie. 

La vecchia pastorale sta diventando impossibile

E’ possibile fare, credo, qualche considerazione. Seguire cinque parrocchie con le loro differenti e spesso pesanti esigenze diventa un peso insopportabile. Il fatto che siano piccole parrocchie, per certi versi, complica il problema: le piccole parrocchie spesso sentono la loro appartenenza alla Chiesa, attraverso la “loro” parrocchia. Diventa difficile sopprimere messe, feste, processioni, per il semplice motivo che il solo parroco è solo, “non ce la fa” ed è difficile trovare preti che “diano una mano”, anche perché di preti ce n’è sempre di meno. 

Si rischia di perdere la “vecchia” parrocchia senza aver tentato di prepararne una nuova

Il problema, allora, torna alle radici. Se tutto resta com’è le situazioni come Solto Collina, Fonteno, Esmate, Zorzino, Riva di Solto diventeranno caterva. Ci si limita a “mettere insieme” parrocchie che fino ad ora erano state separate. Ma non si affronta il problema del come mettere insieme e di come la pastorale, – e soprattutto il compito del prete – deve cambiare, passando dal rapporto classico un prete-una parrocchia a quello recente di un prete-molte parrocchie. L’unico prete non può moltiplicare per cinque quello che facevano, nel passato, i singoli parroci con la loro singola parrocchia. Si deve fare di meno, certamente, ma soprattutto si deve fare diversamente. Oltretutto quattro parroci in un anno hanno proposto quattro modi diversi di fare pastorale. La nuova pastorale delle molte piccole parrocchie va coraggiosamente ripensata. Altrimenti si rischia di perdere la “vecchia” parrocchia senza aver tentato di prepararne la nuova.

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