La Chiesa di mons. Gaenswein. Quella di oggi e quella di domani

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La Chiesa di mons. Gaenswein. Quella di oggi e quella di domani

L’articolo di don Alberto Varinelli a commento delle memorie di mons. Gaenswein,
ha avuto una valanga di lettori. Siamo ormai oltre i diecimila.
Era in discussione non solo Mons. Gaenswein e il suo libro, ma anche la Chiesa

L’interessa suscitato dall’articolo di don Alberto Varinelli, curato di Grumello del Monte, è andato oltre i confini abituali del nostro blog e perfino oltre i confini italiani: l’hanno citato anche siti stranieri.

Le “memorie” di mons. Gaenswein e le discussioni

L’argomento era l’annunciata pubblicazione di memorie da parte di mons. Georg Gaenswein, segretario particolare di papa Benedetto XVI. Le poche anticipazioni avevano fatto discutere ancora prima della pubblicazione del libro.

Papa Francesco non ama dei segretari che diventano protagonisti, come è sempre avvenuto con i Papi recenti. Per questo cambia spesso i suoi più immediati collaboratori

L’articolo di Varinelli diceva bene il disagio che molti di noi hanno provato e stanno tuttora provando. Uno stretto collaboratore di due Papi sembra offrire l’occasione per creare contrasti e divisioni e non in qualche angolo sperduto della Chiesa, ma al suo centro. Oltretutto, all’indomani della morte di Papa Ratzinger. Ci saremmo aspettati un silenzio rispettoso e, se era il caso, anche faticoso. Lo richiedeva il luogo e il ruolo. (Adesso capiamo anche perché Papa Francesco cambia spesso i suoi segretari perché, evidentemente non ama segretari che diventano controfigure del Papa, come è successo, almeno a partire da Papa Giovanni, fino a Papa Ratzinger compreso. Tutti sapevano, infatti, chi erano mons. Capovilla, mons. Macchi, mons  Dziwisz, e, ovviamente, Mons. Gaenswein. Nessuno sa chi sono i segretari di Papa Francesco).

Intanto: che Chiesa vogliamo costruire? Un testo profetico di Ratzinger, di cinquant’anni fa

La discussione non riguarda solo i protagonisti di oggi, ma anche la Chiesa stessa, quale Chiesa si vuole immaginare. Le discussioni di questi giorni ci mettono un po’ di malinconia, soprattutto in rapporto a queste prospettive ampie che riguardano la Chiesa di oggi e quella che ci aspetta domani. Per questo abbiamo sentito e risentito, letto e riletto un brano che molti altri hanno citato dopo la morte di Papa Benedetto.

Si tratta di un testo, singolarmente profetico, scritto attorno agli anni ’70 da Joseph Ratzinger, allora giovane teologo.

Lo riproponiamo ai nostri lettori per offrire, a loro e a noi, ulteriori motivi di riflessione.

“Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diventerà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare molti degli edifici che aveva costruito nella prosperità. Poiché il numero dei suoi fedeli diminuirà, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. In contrasto con un periodo precedente, verrà vista molto di più come una società volontaria, in cui si entra solo per libera decisione. In quanto piccola società, avanzerà richieste molto superiori su iniziativa dei suoi membri individuali 

(…)

Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la sinistra e ora con la destra. Essa farà questo con fatica. Il processo infatti della cristallizzazione e della chiarificazione la renderà povera, la farà diventare una Chiesa dei piccoli, il processo sarà lungo e faticoso, perché dovranno essere eliminate la ristrettezza di vedute settaria e la caparbietà pomposa. Si potrebbe predire che tutto questo richiederà tempo.

(…)

Gli uomini che vivranno in un mondo totalmente programmato vivranno una solitudine indicibile. Se avranno perduto completamente il senso di Dio, sentiranno tutto l’orrore della loro povertà. Ed essi scopriranno allora la piccola comunità dei credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto”.

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