don Giacomo Facchinetti, per una Bibbia “fraterna”

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don Giacomo Facchinetti, per una Bibbia “fraterna”

La figura notissima di un maestro, riconosciuto e stimato.
La Bibbia a portata di mano. E di cuore
La Chiesa che c’era e quella che ci sarà. Forse

Una comunità, un saluto

Lunedì scorso, 15 aprile, a Entratico, sono stati celebrati i funerali di don Giacomo Facchinetti. Don Giacomo Facchinetti era personaggio molto conosciuto nel mondo ecclesiale bergamasco. Ha insegnato sacra scrittura, nel seminario di Bergamo, dal 1971 al 2018: poco meno di cinquant’anni, dunque. In questo tempo ha visto passare sui banchi delle aule del seminario qualche centinaio di alunni.

Per 50 anni docente di Sacra Scrittura

Era conosciuto anche da gruppi di cultori di bibbia che, in vari ambiti e a varie riprese, don Giacomo Facchinetti aveva seguito personalmente. Era anche ben conosciuto nella sua parrocchia di Entratico, nella quale ha sempre risieduto e con la quale ha collaborato. 

Il funerale, presieduto dal vescovo mons. Beschi, ha avuto luogo in un campo sportivo dell’oratorio. La chiesa, probabilmente, non avrebbe potuto contenere i molti fedeli e i molti, moltissimi preti – almeno un centinaio – che hanno concelebrato. 

“Passaggiava tra le pagine del Libro”

Quando un prete muore è normale che si parli di lui e di quello che ha fatto ed è pure normale che si parli anche della Chiesa con la quale quel prete ha avuto rapporti importanti, dei suoi oratori, delle sue parrocchie.  Don Giacomo non ha mai fatto il parroco, ha fatto sempre l’insegnante di Sacra Scrittura. Ma l’ha insegnata “a modo suo”, con un suo inconfondibile stile. Anche in occasione del funerale è stata citata una frase che pare sia stata detta da Padre Turoldo nei riguardi di don Giacomo: “passeggiava tra le pagine del testo sacro come tra i fiori di un giardino”. E infatti, nel sentirlo, si notava una padronanza del testo biblico che gli veniva alla memoria e alla bocca con strepitosa facilità. E nasceva la sensazione che la Parola del testo sacro e la parola di don Giacomo si trovassero in terreni confinanti e che era facile per passare i confini: la parola della Bibbia diventava spesso, semplicemente, la parola di don Giacomo: una parola nobilissima e domestica. Nessuno si meravigliava, a quel punto, che qualche dotto spunto di esegesi biblica fosse in dialetto bergamasco. 

La competenza non per aumentare le distanze, ma per abolirle

E poi si favoleggiava, tra i suoi amici, di una consunta edizione della Bibbia sulla quale don Giacomo aveva segnato non solo appunti di spiegazione, ma anche qualche barzelletta. A conferma di un fatto: don Giacomo non ha usato la sua competenza per segnare la distanza dalla bibbia, ma per eliminarla. La Parola di Dio è fraterna.

A questo e a tanto altro pensavo mentre guardavo, con un po’ di mestizia, la sua bara, collocata per terra in un campo sportivo dell’oratorio. Anche il funerale, in fondo, è stato all’insegna della continuità fra la dottrina e la vita, fra ciò che don Giacomo ha insegnato e ciò che ha vissuto.

Qualche domanda sulla Chiesa che sarà

Poi – eravamo all’esterno ed era consentita qualche distrazione in più – mi guardavo in giro: a sinistra la grande schiera di preti, a destra i fedeli. Ci accomunava un tratto simile: eravamo, celebranti e fedeli, un’assemblea di gente prevalentemente matura, forse più anziana che matura. Pochi i giovani sia tra i preti che tra i laici. Eravamo, in prevalenza, un’assemblea di coetanei. E mi sorgeva una considerazione consolante: la Chiesa della Parola e della liturgia è viva, c’è e si vede che c’è. 

I giovani e i preti giovani si appassionano ancora della Bibbia?

Ma poi, subito dopo, mi ponevo una domanda: questa Chiesa che c’è, ci sarà ancora nel futuro che ci aspetta? Quanti giovani laici di oggi leggono e studiano la Bibbia? E gli stessi preti giovani, pochi ormai come tutti sanno, hanno, essi pure, il desiderio di gustare saporosamente la Bibbia? Intendiamoci: non sono, queste, domande retoriche con la risposta scontata. No, sono proprio domande. Per dire, soltanto, che non mi pare sicura la risposta. 

Infatti: domanda finale che mi sono fatto mentre venivamo via: Chissà se, nel futuro della Chiesa di Bergamo, ci sarà ancora il funerale di un maestro di Parola (con la “P” maiuscola) che avrà speso cinquant’anni della sua vita a insegnarla, un funerale con una schiera di coetanei a pregare per lui, felici di averlo conosciuto e immagoniti per averlo perso? 

1 Comment

  1. MARCELLO FUMAGALLI ha detto:

    In questi giorni è stata pronunciata in modo del tutto improprio la citazione attribuita a Turoldo circa d. Giacomo.

    Vorrei poter chiarire alcune cose, anche perché sono testimone oculare di quanto avvenuto allora ( fine anni ’80) relativamente a Turoldo e d. Giacomo.
    Prima cosa suggerimmo a d. Giacomo, allora nostro Docente di Esegesi ( erano l’anno in cui lui ci fece “I Sapienziali”) di poter invitare in Seminario P.David Turoldo.
    D. Giacomo accolse positivamente la nostra richiesta ( mia e di un altro mio compagno di teologia anni 1983-1988).

    Concordammo la data e andammo a prendere Turoldo a Fontanella con la nostra auto.
    Durante il viaggio da Fontanella al Seminario , passando da Curno, Turoldo indicandoci quella che un tempo fu una stalla ci disse: ” Ecco, lo sterco di Satana”, perché era a quel tempo diventata sede di una banca!

    In Seminario Turoldo ci tenne, nell’ Aula Magna di Teologia, una lezione sui Sapienziali.
    Ci lesse anche alcune delle sue poesie che noi imparammo ad apprezzare grazie a d. Gianni Carzaniga.
    Fu infatti lo stesso d. Gianni il solo professore presente quella mattinata!!!

    Al termine, prima che Turoldo andasse a pranzo nel refettorio dei professori e superiori, lo stesso David mettendo una mano sulla spalla di d. Giacomo disse: “Giacomo: uno che passeggia bene nelle Scitture”.
    Queste furono le parole precise di Turoldo; tutte le altre sono aggiunte di altri, per sentito dire ( si fa per dire!)!!!

    Al termine riaccompagnammo Turoldo a Fontanella e appena giunti sul piazzale dell’abbazia, ad un giovane sdraiato sul muretto all’ingresso del sagrato P. David lo svegliò dicendogli: “Lucertolone!!!!!”.

    Mi spiace che di quella giornata indimenticabile non sia stato scritto nulla allora!!!!peccato…comunque siamo sempre a tempo finché sono in vita i testimoni oculari!
    D. Gianni Carzaniga potrebbe proficuamente aiutarci a capire ed apprezzare anche l’intimo rapporto tra il Vescovo Oggioni e
    Padre David Turoldo, per non dire anche di quella indimenticabile mattina di cui sopra!
    voilà! Amicalement
    don marcello fumagalli

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