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«Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?».
Alla domanda di Gesù – così come viene riportata in Luca 18, 8
si dovrà attribuire un valore solo retorico, come se si trattasse di un semplice invito,
una sollecitazione a perseverare nella fede?

La questione potrebbe essere formulata anche in altro modo: quale aspetto «tangibile» potrà avere il cristianesimo di qui a qualche decennio, o di qui a cent’anni?

Tra 100 anni il cattolicesimo “svaporato”

Proviamo a lasciarci condurre dall’immaginazione, ipotizzando – anche mediante qualche riferimento di carattere letterario e sociologico – alcuni scenari alternativi.

Robert Hugh Benson (1871-1914), sacerdote anglicano passato poi nelle file della Chiesa cattolica, in diverse occasioni è stato ricordato da Papa Francesco per il suo romanzo Il padrone del mondo. Si tratta di na sorta di «distopia religiosa», con la descrizione di un pianeta dominato dalla scienza e dalla tecnologia. In un mondo siffatto il cattolicesimo è dapprima relegato ai margini della vita sociale, poi attivamente perseguitato.

Nelle pagine iniziali, per bocca di un personaggio, il lettore apprende quale sia la situazione in una data intorno all’anno 2000:

Noi cattolici stiamo perdendo terreno, così come lo abbiamo perduto da più di cinquant’anni. Saremo, almeno di nome, una quarantesima parte in America, in grazia del movimento cattolico dei primi anni del Secolo ventesimo; ma in Francia, in Spagna siamo spariti e in Germania restiamo una piccola minoranza. Teniamo, sì, la nostra posizione in Oriente, ma anche là, secondo le statistiche, non superiamo i duemila: pochi e dispersi.

Volendo riassumere il setting di questo romanzo in formule brevi, potremmo dire: progressivo svaporamento della fede, sua radicale «esculturazione», riduzione delle religioni istituzionali a repertori di oggetti di studio per gli storici e per gli etnografi.

Tra 100 anni il cattolicesimo trionfante

Nel 1911, quattro anni dopo aver pubblicato Il padrone del mondo, lo stesso Benson proponeva però ne L’alba di tutto un panorama opposto: in questo caso, nel mondo del futuro «la verità cattolica è divenuta nuovamente la religione del mondo civilizzato». Al punto che il latino chiesastico è lingua ufficiale in molti Paesi e a Londra, nel centro di Parliament Square, si erge un’alta colonna con una statua dell’Immacolata Concezione.

Potremmo in questo caso parlare di una «rivincita della Chiesa», di una fede che ha riconquistato una per una le posizioni perdute nel corso dell’epoca moderna? E che ha saputo, inoltre, stabilire una complementarità, un perfetto gioco di incastri con la cultura scientifica?

Non si tratta, qui, di celebrare il valore letterario delle opere di Benson, condizionate in effetti da un’evidente finalità apologica. Non si tratta nemmeno di discutere la verosimiglianza dei dettagli delle sue descrizioni futurologiche. Teniamo in considerazione i suoi romanzi solo perché ci suggeriscono due ipotesi di segno contrario in merito alla nostra questione di partenza, quella del futuro del cristianesimo.

Nè svaporamento né trionfo, ma diversificazione

Una terza prospettiva ci è aperta dai saggi di un grande sociologo, l’austro-americano Peter Ludwig Berger (1929-2017), l’autore de Il brusio degli angeli. Il sacro nella società contemporanea. Pochi giorni prima della sua morte, Berger pubblicava in traduzione italiana I molti altari della modernità. Le religioni al tempo del pluralismo (EMI, pp. 207, 19 euro, ebook a 12,99 euro). In quell’opera Berger si diceva scettico nei confronti di una «teoria della secolarizzazione basta sull’idea che la modernità porti necessariamente al declino della religione». Per molti aspetti, infatti, anziché a un tramonto staremmo assistendo a una crescente «diversificazione» dell’offerta religiosa. E’  uno dei tratti di fondo della cultura moderna, che ha reso possibile

la coesistenza di diverse visioni del mondo e scale di valori nella stessa società.

In un passato non lontano l’appartenenza di una persona alla Chiesa cattolica, all’Islam sciita duodecimano o al buddhismo theravada poteva dipendere prevalentemente dal fatto che fosse nata in Italia, in Iran o in Sri Lanka. In un prossimo avvenire – secondo Berger – la situazione si avvicinerà progressivamente a quella sperimentata da Paolo ad Atene (come si racconta nel capitolo 17 degli Atti degli Apostoli). Ad Atene convivevano molteplici culti e qualcuno aveva anche pensato di cautelarsi contro eventuali dimenticanze dedicando un altare «al Dio sconosciuto».

Una sfida per le Chiese: il cristianesimo “carismatico”

Uno scenario di questo tipo potrebbe tutto sommato risultare «rassicurante» per i seguaci delle Chiese cristiane, in primis di quella cattolica? Non proprio: la tendenza al pluralismo religioso costituirà piuttosto una sfida. Sempre più l’adesione a una particolare confessione avrà il carattere di una scelta individuale, magari rivedibile nel corso del tempo. Inoltre – sempre secondo il luterano Berger -, le Chiese di lunga tradizione devono già ora confrontarsi con il successo del protestantesimo evangelical. E’ la versione «carismatica» e «pentecostale», che conta 600 milioni di seguaci, in rapido aumento. Con tutte le sue ingenuità, il pentecostalismo è perfettamente allineato alla tendenza fondamentale dell’epoca presente. Infatti, il principio moderno della libertà individuale si rispecchia nell’idea che cristiani non si nasca ma «si rinasca». Si deve decidere (secondo la formula tanto cara agli evangelical) «di accettare Gesù come Signore e Salvatore».  

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