I preti sono fratelli. Forse

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Il nostro collaboratore don Alberto Varinelli, curato di Grumello del Monte e Telgate, ci manda questa testimonianza.
La fratellanza fra preti è cosa molto bella ma, come tutte le cose belle, è sempre da costruire.
Don Varinelli, però parla dei preti della Pennsylvania. Strano…

In una diocesi della lontana Pennsylvania…

Accade in una diocesi della Pennsylvania. Tre confratelli, don John, don Robert e don Matthew, stavano preparando un ciclo di incontri per i ragazzi della Cresima. Avevano fissato il tema e stabilito che esso sarebbe stato trattato in tre serate, una al mese.

Perché i parrocchiani di quella immensa comunità della diocesi statunitense potessero ascoltare persone competenti, i tre confratelli si accordarono per chiamare tre relatori.

Don John, il parroco, prese il suo telefono e contattò, chiamando in viva voce, il primo relatore, un laico: buon uomo, che avrebbe portato la sua testimonianza di fede vissuta nell’ambiente di lavoro. Subito dopo, chiamò una coppia di sposi che conosceva per chiedere loro di raccontare ai genitori del loro modo di vivere la fede con i loro quattro figli.

Raccolte le disponibilità di questi relatori per i primi due incontri, i tre sacerdoti si domandarono a chi potessero rivolgersi per un intervento ai genitori con un taglio un po’ pedagogico. Al parroco don John , uomo buono e simpatico, venne un’idea: “Potremmo domandare a don Brad, che ha studiato pedagogia e vive il mondo dell’adolescenza all’High School! Lo conoscete?”.

Rispose per primo don Matthew, sacerdote esperto e capace nelle omelie e nelle riflessioni anche con i ragazzi: “Io un po’ lo conosco… Mi è capitato di collaborare in qualcosa con lui… Può andare. Parla molto bene! Piacerà!”. Il più giovane, don Robert, che in parrocchia segue i ragazzi (o almeno, come dice sempre lui, “I try…”, “Io ci provo…”), dice tranquillamente: “Non lo conosco se non di vista… Non ho mai nemmeno scambiato una parola con lui. Non ci siamo mai incrociati né ai tempi del Seminario né in questi anni di ministero. Se voi dite che va bene, procediamo!”.

Don Brad, il celebre pedagogista: “don Robert? Un disastro”

Entusiasta,  don John chiama, sempre in viva voce, il pedagogista don Brad. “Don Brad? Ciao, sono don John! Tutto ok? Volevo invitarti a parlare ai genitori dei miei ragazzi…”. Il “full professor” risponde: “Oh, don John! Tutto bene, sto studiando, come sempre… Ma senti..: sei solo? Posso parlare liberamente?”. Don John, non immaginando quello che sarebbe accaduto, risponde sereno: “Ma certo! Parla pure…”. “Senti, è lì da te quel don Robert? Che disastro…” e prosegue con una serie di “complimenti” sul confratello che, nel frattempo rimane basito.

Il povero don John si alza e corre verso la porta, portando al massimo il volume della voce, cambiando argomento e sperando che don Brad intuisca che lui non era solo come poc’anzi gli aveva affermato.

Nel frattempo, don Robert, arrossito, si domandava il motivo di tanto risentimento verso di lui, visto che lui quel don Brad nemmeno lo conosceva.

Tutto alla fine si acquietò: don John tornò dalla telefonata sorridente, affermando che don Brad aveva accettato di parlare ai genitori e dell’esordio di quella telefonata a viva voce non si fece più cenno.

Io prete bergamasco ho qualche domanda da fare

Ora, io parlo da prete bergamasco, certo che a Bergamo queste cose non avvengano… Anche il papa un giorno disse dalla sua finestra “siete bravi voi bergamaschi”, quindi posso stare tranquillo.

Però mi pongo alcune domande… Una soprattutto, che si lega a quell’espressione: “Posso parlare liberamente?”. Dunque, per me che conosco poco e so quasi nulla di filosofia e pedagogia, sorge una questione seria. Cos’è la libertà, in questo caso, nel rapporto tra confratelli? È l’accertarsi che l’altro non sia nei paraggi per parlarne male senza nemmeno conoscerlo? Siamo sicuri che sia libera una persona che agisce in questo modo? Per quel poco che io posso capire, mi sembra di poter affermare che, forse, libertà è la capacità di creare condizioni per parlare con l’altro, serenamente. Innanzitutto per conoscerlo ed, eventualmente, confrontarsi sulle questioni sulle quali ci si trova in disaccordo.

Non so… Forse mi sbaglio…

Certo, mi domando allora cosa sia la fraternità sacerdotale. È vero che forse in quella Diocesi americana il Vescovo non l’ha istituita per decreto… Ma qui a Bergamo, dove con tanto di riforma dei vecchi Vicariati i preti sono stati invitati a vivere rapporti fraterni? Va tutto bene?

P.S. Che strano però che don Varinelli, prete di Bergamo, parli della Pennsylvania. I colonizzatori degli States, come noto, hanno portato nel nuovo mondo, un po’ di Italia (sono i nomi di origine italiana dati a città USA: Rome, Venice, Naples…). Viene il sospetto che Varinelli abbia fatto il contrario: ha portato un po di America all’ombra del Duomo di s. Alessandro.

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