Ho paura per il sinodo

Chiesa di minoranza
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Immacolata Concezione di Maria 
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Ho paura delle molte parole che non dicono.
Ho paura dei grandi documenti conclusivi che non concludono.
Ho paura di un sinodo senza stile veramente sinodale

Venerdì pomeriggio, ore 15:43, dopo una mattinata a scuola e il pranzo dal carissimo don Emilio, presso la splendida cornice offerta dal panorama di S. Pantaleone, sul monte di Grumello.

Una tranquilla giornata di parrocchia

Preghiera del breviario, senza la preparazione dell’omelia domenicale in quanto anticipata nei giorni precedenti, avendo preparato la lectio divina da offrire in settimana alle mie comunità per il tempo di Avvento. 

Passo in oratorio a Telgate il pomeriggio. Giornata fredda e con quella pioggerellina intensa che invita a copertina e caminetto. Sul campo, 5 bambini senegalesi, che salutano con il loro sorriso bianchissimo. Al bar, godo una volta in più della bontà delle mie bariste e della signora Maria, che mi offrono il caffè macchiato. Chiacchiero con alcune persone sui temi più svariati

Nevicherà?
Don, stasera c’è la lectio in chiesa? 20:30 vero?”
E’ già Natale, vola il tempo!
Vi ho visto con don Mario mentre andavate a mangiare insieme giovedì a mezzogiorno. Che bello!”

Un articolo che mi fa riflettere

Mi sposto in segreteria e preparo le fotocopie per la lectio divina della sera e, mentre la stampante fa il suo lavoro, inserisco i voti delle interrogazioni del mattino sul registro elettronico. Ho letto, subito dopo pranzo, l’articolo di Ada Doni che, come sempre, mi ha dato da pensare. Nel suo scritto “Riscoprire la Chiesa. Di Cristo”, ha esposto le sue riflessioni con una lucidità e una parresia che io e altri confratelli preti avremmo da imparare… per anni.

L’articolo di Ada Doni. Una lucidità che potrebbe insegnare molto a noi preti

Provo ora a farle eco, pur indegnamente e consapevole che tutto ciò che posso fare è balbettare qualche risonanza personale sul tema.

Mi aiuta, in questo, l’incontro di ieri sera con don Alessandro Dehò, amico e autore tra quelli che apprezzo di più.

L’amicizia e la fraternità con don Alberto e don Loran, insieme con altri amici, preti e non, sono stati per me benedizione e salvezza, soprattutto dinanzi ad alcune contingenze che avrebbero potuto travolgermi.

Dunque, sinodo della Chiesa italiana sarà. E lo sarà anche per me: amo la mia Chiesa, la mia gente e voglio bene a papa Francesco, profeta per questo tempo, che percepisco sempre più solo e stanco.

Il mio sinodo. Anzitutto ascoltare

Il mio sinodo sarà l’ascolto personale della mia gente: non terrò riunioni né gruppi sul tema. Camminerò con la mia gente, senza ansia da prestazione né documenti da esibire per dimostrare (già, dimostrare, l’eterno dramma del prete!) che so far bene il compitino.

Starò in silenzio, ascoltando. È il mio stile: non posso fingere.

Ho paura per il sinodo che sarà, tanta paura. Prego e spero di essere in errore.

Ma ho paura. Di cosa? Di tante cose. Temo innanzitutto sarà l’ennesima raccolta di belle parole e buoni propositi. Temo l’ipocrisia, perché verranno indette riunioni su riunioni, in tutta Italia, perché “c’è da fare il sinodo, lo vuole il papa”. Si faranno, in molti casi e un po’dappertutto, facili retoriche sulla “comunità”, sull’essere chiesa, anche da parte di coloro che fino a ieri non hanno mai considerato il punto di vista altrui e quando hanno accostato storie personali hanno avuto fretta non di accoglierle così come sono, ma di giudicarle.  

Temo, infine, l’ennesimo bel “documento finale”, che dica tutto e niente, senza aprire davvero uno stile sinodale, perché questa, a mio parere, è la vera posta in gioco del sinodo!

Un’istituzione non permette di produrre ciò che può farla morire

Non è pensabile che un sinodo dei vescovi cambi la chiesa italiana in un batter d’occhio; nemmeno sarebbe giusto farlo! Ciò che spero faccia è inaugurare uno stile sinodale, un cammino insieme, clero e laici, tutto il popolo di Dio! E che sia uno stile irreversibile.

Certo, come dice in modo efficace don Alessandro Dehò, per fare il sinodo occorre avere disponibilità a far morire una certa idea di chiesa… ma un sistema, un’istituzione non permette di produrre ciò che può farla morire .. solo Gesù l’ha fatto.

E allora prego, perché ciò che faremo sia guidato dallo Spirito. Io continuo a camminare con la mia gente, in silenzio, ascoltando uno a uno e custodendo la bellezza dell’umano, immagine di Dio.

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Ada Doni

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