Il male per vincere ha bisogno di complici

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Memoria di Franz Jagesrstatter

Il ricordo di Papa Francesco

“Vorrei invitarvi a conoscere una figura straordinaria di giovane obiettore, un giovane europeo dagli “occhi grandi”, che si è battuto contro il nazismo durante la seconda guerra mondiale, Franz Jägerstätter, proclamato Beato dal papa Benedetto XVI.

Franz era un giovane contadino austriaco che, a motivo della sua fede cattolica, fece obiezione di coscienza di fronte all’ingiunzione di giurare fedeltà a Hitler e di andare in guerra. Franz era un ragazzo allegro, simpatico, spensierato, che crescendo, grazie anche alla moglie Francesca, con la quale ebbe tre figli, cambiò la sua vita e maturò convinzioni profonde. Quando venne chiamato alle armi si rifiutò, perché riteneva ingiusto uccidere vite innocenti. Questa sua decisione scatenò reazioni dure nei suoi confronti da parte della sua comunità, del sindaco, anche di familiari. Un sacerdote tentò di dissuaderlo per il bene della sua famiglia.

Tutti erano contro di lui, tranne sua moglie Francesca, la quale, pur conoscendo i tremendi pericoli, stette sempre dalla parte del marito e lo sostenne fino alla fine. Nonostante le lusinghe e le torture, Franz preferì farsi uccidere che uccidere. Riteneva la guerra totalmente ingiustificata. Se tutti i giovani chiamati alle armi avessero fatto come lui, Hitler non avrebbe potuto realizzare i suoi piani diabolici. Il male per vincere ha bisogno di complici. Franz Jägerstätter venne ucciso nella prigione dove era rinchiuso anche il suo coetaneo Dietrich Bonhoeffer, giovane teologo luterano tedesco, antinazista, che fece anch’egli la stessa tragica fine. Questi due giovani “dagli occhi grandi” vennero uccisi perché rimasero fedeli fino alla fine agli ideali della loro fede.”

Contro Hitler in nome del Vangelo

Così papa Francesco ai giovani riuniti a Praga, ha parlato di Franz Jagerstatter, “il contadino che obiettò a Hitler”. Una figura sconosciuta ai più, un testimone che ha pagato con la vita la sua ostinata fedeltà al Vangelo che per lui significava una ferma opposizione al nazionalsocialismo. Nei prossimi giorni, il 9 agosto, ricorderemo la sua morte, avvenuta con la ghigliottina, nel carcere di Brandeburgo sulla Havel.

La sua colpa? Aver combattuto, sin dall’inizio, la seduzione del nazionalsocialismo nei confronti dei cristiani. Franz – ora sepolto nel piccolo cimitero del suo paese, Sankt Radegund, a meno di cinquanta chilometri da Salisburgo e a trenta da Braunau sull’Inn, villaggio natale di Adolf Hitler, è davvero un “resistente” al nazismo, un semplice contadino che rappresenta uno dei pochissimi testimoni che in terra tedesca, abbia osato opporsi al regime hitleriano.

La sua è una storia non “etichettabile”, vissuta in totale solitudine, del tutto staccata da qualsiasi movimento di opposizione interna al nazismo. La scelta e la vita di Franz sono riferibili ad una radicalità evangelica che non ammette repliche, anzi provoca ed interroga. Non è senza significato che il suo parroco Josef Karobath, dopo la discussione decisiva nel 1943, pochi giorni prima della chiamata all’arruolamento, abbia scritto: ”Mi ha lasciato ammutolito, perché aveva le argomentazioni migliori. Lo volevamo far desistere ma ci ha sempre sconfitti citando le Scritture”. 

La coscienza anzitutto

Nella sua vicenda umana e religiosa emerge con forza il primato della coscienza, vero faro per il comportamento di un semplice laico cristiano. Senza eccedere a posizioni eterodosse, Franz si pone in fermo ascolto di ciò che “gli sembra giusto”. Anche se questo lo porta ad assumere posizioni divergenti rispetto ai più.

Benchè padre di tre figlie, sarà l’unico del suo piccolo paese a votare contro l’annessione dell’Austria alla Germania nazista e rimanderà al mittente tutte le cartoline precetto per il servizio militare e dunque per la guerra in corso. Nonostante la forte pressione degli amici e dei conoscenti, tra cui anche sacerdoti, decide per un’opposizione inflessibile al regime. Prega e digiuna, medita la Sacra Scrittura e giunge alla conclusione: Nessuna autorità terrena può sottomettere la coscienza“. La forza di decidere secondo coscienza la sente sempre più come grazia, per la quale era riconoscente. Di fronte ad una chiesa connivente con il regime nazista, scrive  

Credo che la fede cristiana, nel nostro paese, non andrebbe poi tanto peggio se non ci fosse più una chiesa aperta e a migliaia avessero sacrificato il proprio sangue e la vita per Cristo e la fede, piuttosto che starsene a guardare in silenzio”. Ed ancora:  “Forse erano poco preparati ad accollarsi questa lotta e a decidersi se vivere o morire… Per questo ci si può facilmente immaginare la difficile decisione davanti alla quale stavano i nostri vescovi e preti nel marzo 1938. I nostri vescovi devono aver forse creduto che sarebbe durato poco e poi tutto si sarebbe frantumato e che con la loro accondiscendenza avrebbero potuto risparmiare ai fedeli martiri e pene. Ma è andata diversamente, sono passati molti anni ed ora migliaia di uomini devono morire per questo errore”.

Franz l’aveva capito bene: il male per vincere ha bisogno di complici. Lui, in nome del Vangelo, ha deciso di non esserlo.

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