
Sarebbe bello pensarla secondo il modello di alcune associazioni cattoliche come, ad esempio, l’Azione Cattolica oppure la Comunità di Vita Cristiana (CVX di spiritualità ignaziana), il cui responsabile o presidente è un laico eletto a tempo determinato dalla stessa Associazione o Comunità.
Dai laici, accompagnati nel discernimento dagli assistenti, dipende l’organizzazione, la conduzione e la gestione della Comunità stessa. Dai laici responsabili e dal relativo Consiglio dipende la gestione e l’amministrazione economica, immobiliare e logistica. Dipende dal responsabile e dal Consiglio promuovere, insieme ai membri di presidenza e consiglio, le attività di formazione, di solidarietà, di convivialità.
Il sacerdote, o meglio il presbitero, credo debba essere l’assisteste spirituale. Deve abitare i luoghi della responsabilità come compagno di strada dei laici e come sostegno nel discernimento.
Si deve occupare di annunciare il Vangelo (in modo che sia compreso come Buona Notizia per la vita di ogni uomo, a volte purtroppo non è così. Deve formare spiritualmente le persone, far crescere nella fede i membri della parrocchia/comunità a lui affidata a diversi livelli, promuovere e animare le attività di formazione biblico-teologiche-spirituali. Deve saper “spezzare la Parola”.
Il Presbitero deve essere capace di garantire un accompagnamento spirituale personale e quindi deve essere adeguatamente formato per questo tipo di servizio. Si deve occupare di presiedere le liturgie e offrire i sacramenti riconsegnandoli alla vita ordinaria del popolo di Dio.
Inteso così il servizio di Presbitero credo possa essere svolto benissimo da persone sposate e anche da donne che abbiano queste capacità e formate in questo senso e siano ordinate quindi per svolgere questo ministero. Anzi, aggiungo che dovrebbe essere il criterio per essere ammessi all’ordinazione dopo un certo tempo di prova e verifica sulle capacità di svolgere il servizio presbiterale così inteso.
Una comunità/parrocchia così impostata dovrà elaborare con l’aiuto di tutte le persone competenti e volenterose, fruendo anche di professionisti, percorsi di crescita per i giovani. Percorsi che siano di qualità: proposte formative sia dal punto di vista umano-esistenziale che spirituale. Non può essere qualcosa che dipenda solo dalle capacità, sensibilità e iniziativa dei singoli parroci, vice-parroci, oratori, ecc. E’ fondamentale pensare dei percorsi calibrati secondo le età dei ragazzi e il contesto in cui vivono.
Ben di più del “semplice” catechismo (non in alternativa ma un di più). Percorsi elaborati con esperti e accompagnate da adulti formati che sappiano offrire gli stimoli e le esperienze adeguate, tenuto conto delle diverse età proprio e secondo il modello di associazioni. Ancora una volta si può citare l’Azione Cattolica. È Fondamentale! Fare proposte di qualità, anche esigenti e strutturate secondo un cammino pensato in uno sviluppo per tappe successive.
Siamo in un’epoca in cui ai nostri giovani mancano drammaticamente occasioni e stimoli adeguati alla loro crescita e maturazione per le fragilità delle famiglie, della società, della scuola e, non da ultimo, delle parrocchie in molte zone d’Italia.
Ecco, credo che il Vangelo sia, in fondo, molto semplice. Penso non ci sia bisogno di troppe sovrastrutture clericali. Piuttosto, è necessario un annuncio testimoniato dalla vita e della possibilità di crescere e di maturare nella vita spirituale e di fede in comunità. Deve essere possibile condividere la preghiera, la solidarietà e vivere l’esperienza della convivialità accogliente (ho sperimentato essere questa una via attraverso la quale le persone vivono la guarigione di tante ferite). C’è bisogno di comunità in cui sia possibile accompagnare le persone con cammini di crescita strutturati, pensati, di qualità, slegati dall’umore, dal carisma, dal carattere del prete di turno.
Penso che la comunità parrocchiale si debba articolare in tante sottocomunità più piccole in cui sia possibile una vera condivisione tra i membri e un cammino condiviso.
Questa è la Chiesa che vorrei e credo che sarà la Chiesa che verrà. E io voglio lavorare in questa direzione e cominciare a vivere e servire questo tipo di Chiesa.
1 Comment
Padre Cavallini, con poco più di un migliaio di parole, ha dipinto uno scenario ecclesiale scevro di sovrastrutture e di intorpidimenti stratificati nel corso della storia. Le stalattiti sono belle da osservare, ma possono ferire qualcuno, soprattutto nella caverna lugubre di una certa “Chiesa”.
Sebbene nel suo scritto – di indubbia carica profetica e di sereno azzardo – ci siano dei punti che personalmente approfondirei in un dialogo vis-à-vis, trovo siano stati toccati i punti nevralgici di un sistema che rischia il collasso.
La centralità dei laici è importante e sarà centrale, penso, nel futuro della Chiesa; trovo tuttavia che non sia stato toccato un tema altrettanto importante all’interno del laicato: la grande possibilità, da parte di questi, di poter portare avanti e così tramandare il carisma di Ordini, Congregazioni e Famiglie religiose morenti o prossime al declino.
Il ministero presbiterale – sono perfettamente in linea con Cavallini – dovrebbe acquistare nuovamente la spontaneità e la saggezza proprie di un Curato d’Ars e la forza pastorale di un don Milani o di un don Zeno Saltini, se non di un don Tonino Bello o don Puglisi. La burocratizzazione delle parrocchie rischia di far slittare il presbiterato verso il baratro della macchina amministrativa, e il fedele si troverà non più sacerdoti “probi viri” ma provetti funzionari.
Non è che anche i sacerdoti diocesani debbono riscoprire la spiritualità? Occorre una rivoluzione spirituale, per tutti, preti inclusi. Magari la vita comunitaria può aiutare…
Per quanto riguarda i giovani, la sete di spiritualità (lato sensu) è molta ed è tangibile. Perché chiudersi? Perché non accogliere questa sete? E perché non proporre l’enorme eredità dei Padri, dei Padri monastici, il discernimento (ignaziano e teresiano) e offrire le ricchezze, anche liturgiche, dell’Oriente cristiano? Sì, anche noi cristiani abbiamo molto da dire sulla meditazione…
Insomma, padre Cavallini ha lanciato degli spunti scomodi ma veri, che non possono essere sotterrati con una certa superficialità o peggio nascosti sotto l’ombra incombente della Doctrina.
Ringrazio l’Autore per questa riflessione, gli argomenti sarebbero molti così come i dialoghi che potrebbero nascere; mi auguro che lo scritto possa interrogare e aprire interrogativi, spazi di dialogo, piuttosto che chiusure o pregiudizievoli muri alzati.