
Quali sono le nostre “trasfigurazioni”? Il vangelo ci suggerisce una pista possibile. La quaresima è anche tempo di carità, di attenzione ai bisogni del corpo degli altri: le opere di misericordia corporale. Ora, le opere di misericordia corporale danno la possibilità di una straordinaria trasformazione: un piccolo gesto diventa pertugio verso il cielo: il pane dato all’affamato è dato al Signore. Sono le nostre quotidiane trasfigurazioni, mirabilmente semplici.
Ma, c’è un rischio. Di fronte alla straordinaria esperienza della trasfigurazione resta inquietante il sonno degli apostoli. Ma quel sonno è un’ammonizione per noi. Spesso il nostro più grande peccato è l’estraniazione. La Parola di Dio non ci interessa e non ci appassiona più e non ci interessano più i fratelli.
Bisogna avere occhi per contemplare il Signore. Sappiamo dal vangelo che lo splendore di quello che appare non basta per colpire gli occhi di chi guarda. Gli stessi occhi devono essere capaci di stupirsi di fronte alla luce e di spalancarsi per poterla contemplare. Bisogna svegliarsi per vedere il Signore luminoso.
“Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui” (Lc 9, 32).