Dal vangelo di Giovanni 4, 1-26.39 (forma breve). In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar… affa- ticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Sa- maritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuo- vo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zam- pilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo mon- te; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spi- rito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». Molti Samaritani di quella città credettero in lui.
Di grande interesse la figura della donna di Samaria. L’interesse nasce dai molti motivi che la mettono ai margini della vita sociale e religiosa: è donna (le donne sono “fuori gioco” nella società del tempo), è samaritana (i samaritani sono in continuo contrasto con i maggiorenti religiosi che governano il Tempio e il Paese, a Gerusalemme), ha una vita personale inquieta (ha avuto cinque mariti e l’uomo con cui è adesso non è suo marito).
Con questa donna Gesù si ferma, stanco, al pozzo e si interessa del mondo della donna, il suo piccolo mondo di quel momento: è venuta ad attingere acqua. E Gesù parla di un’altra acqua. La donna fatica a capire, Gesù cerca di aprire il cuore della donna al mondo di Dio che si sta aprendo davanti a lei. Gesù stesso alla fine si rivela: è lui il Messia atteso.
La donna sogna un’acqua che toglie la sete, un’acqua miracolosa, una specie di paradiso facile, dove non si debba più attingere acqua e dove non esista più la fatica. Gesù, in risposta, le chiede di andare a chiamare il marito. È il brusco risveglio alla realtà: la donna conosce molti uomini ma non conosce veramente l’amore. È stato ripudiata cinque volte. La richiesta di Gesù si insinua in questo punto doloroso, irrisolto della vita della donna e cerca una risposta.
Gesù non è altrove, nelle diverse fantasticherie. E’ al pozzo, dove si va banalmente ad attingere acqua. È entrato nel cuore del mondo, entra nel cuore del piccolo mondo della donna. La conversione parte dal pozzo, dunque.
Gesù libera la donna dalle barriere religiose, dalle preoccupazioni rituali, perfino dalle sue traversie familiari. Libera in lei una corrente di acqua vita che non ha più bisogno di corda o di brocca per essere attinta. Ed è significativo che al luogo preciso: quel pozzo, il “pozzo di Giacobbe” corrisponda esattamente il tempo preciso: “Era circa mezzogiorno”. Tutto è locale e temporale, definito: tutto comincia in quel momento, in quel posto.
Il nostro rapporto con il Signore parte da un luogo, da un tempo preciso. Se noi mettiamo il Signore fuori della nostra vita, in un paradiso terrestre dove non esiste più la fatica dell’attingere acqua, noi sogneremo sempre di incontrarlo, ma non lo incontreremo mai.
Molte volte abbiamo chiesto al Signore che ci liberasse dalla sofferenza, dal male, da tutto ciò che ci pesa. E invece Gesù, in questo brano, è stanco come me ed è seduto di fronte a me, sullo stesso pozzo sul quale mi sono seduto anch’io.
Il vero miracolo, dunque, non è un’acqua scaturita miracolosamente chissà dove, ma l’incontro con quell’uomo libero, miracolosamente libero che io trovo miracolosamente al mio pozzo. Eccolo, il vero miracolo.