Le sofferenze inspiegabili e la pazienza di Dio

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Le sofferenze inspiegabili e la pazienza di Dio

"Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna...". Terza domenica di quaresima (Tempera di Giuseppe Salta)

Terza domenica di quaresima.
Un incidente provocato dal potere e uno dal lavoro fanno nascere la domanda su Dio e il suo rapporto con l’uomo. Per i testi liturgici  clicca qui.
Il rischio di “usare” Dio per dare forza alle nostre accuse

Dov’era Dio?

“Dio ti ha castigato”. La parola terribile che si sente talvolta ancora ripetere… Per tentare di controbilanciare una sensazione così deprimente, è bene ricordare la prima lettura di oggi. E’ il passaggio, celebre e cruciale, che racconta la chiamata di Mosè. Dio parla al profeta dal roveto ardente. Mosè, appena avverte la presenza di Dio, si leva i calzari: è un gesto immediato e semplice di rispetto verso la “diversità” di Dio: Dio è “diverso”, infatti, non è come ce lo aspettiamo noi. E’ anzitutto colui che libera e salva: è il Dio dell’Esodo. Verità necessaria di fronte alla domanda provocatoria: dove era Dio, quando i diciotto operai della Torre di Siloe crollò? Era la domanda che gli ascoltatori di Gesù si ponevano, alla quale davano la loro discutibile risposta. 

Dio con le vittime

Dov’è Dio quando la gente soffre e muore, senza nessuna colpa, in Ucraina, in Medio Oriente, altrove? 

La risposta inattesa e strana che nasce dalla nostra fede è: E’ con le vittime… Il cristianesimo ha sempre una strana, ma costante propensione per le vittime. Questa tenace tradizione cristiana la si può dire così: Dio non è un’arma da usare gli uni contro gli altri. Dio ci dice di cambiare vita, di amarci gli uni gli altri, non di farci violenza. Per fare questo dobbiamo essere “diversi”, cambiare, convertirci, andare incontro al Dio che è Padre e che perdona. Le due cose – l’idea di Dio e l’idea di noi – sono strettamente legate. Più mi avvicino a Dio, più divento fraterno con gli altri. 

Capita invece, qualche volta, che io odio gli altri e per dare forza al mio odio, metto Dio dalla mia parte: Dio ti castiga, Dio ti condanna. In realtà sono io che ti castigo e uso Dio come arma contro di te. È evidente che quell’odio sarà irrimediabile, perché mi sono convinto che è Dio stesso che lo vuole. Può succedere – e spesso succede – che questa idea “violenta” di Dio tracimi e finisca per non toccare soltanto gli altri, ma per arrivare fino a me per farmi pensare che, se mi succede una disgrazia, è lui che la vuole.

E invece la Parola di oggi mi dice: Dio è paziente. Non approfittare della sua pazienza, non disprezzare la sua bontà. Dio ha cura di te, non buttare il bene che ti fa.

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