Il Vangelo di oggi ci presenta una fase del processo intentato contro Gesù davanti a Pilato, rappresentante del potere imperiale di Roma. Pilato chiede a Gesù se è re. Gesù risponde precisando che il suo regno non è di questo mondo.
Gesù è re. Nel vangelo di oggi i due personaggi sono di fronte. Pilato, è soldato e funzionario dell’Impero, un ex-militare molto timoroso con i superiori, molto prepotente con gli inferiori. Si trova di fronte a Gesù ed è chiamato a giudicarlo. Come è strano pensare il Figlio di Dio processato da un Pilato: l’uomo di potere e il Figlio di Dio diventato un suo prigioniero.
Ma questa scena non è poi così strana. Gli uomini vogliono spesso sapere chi è Gesù e, siccome non riescono a trovare la risposta, si mettono a fare un’inchiesta su di lui: che cosa fai per dimostrare che vale la pena di seguirti? Gesù è l’eterno processato della storia. Quando non è processato, spesso è condannato, condannato perché gli uomini non lo amano, perché lo amano talmente a modo loro da stravolgerne l’identità: lo amano ma non è più lui che amano, ma una interessata proiezione di se stessi. Quanti uomini e donne di oggi amano Gesù, ma non quello che muore e risorge, ma quello che loro pensano di lui. Gesù è un grande uomo, si sente ripetere spesso. Gesù è perfettamente uomo, uomo come lo penso io e, a quel punto, è perfettamente simpatico, comprensibile. E’ totalmente come me. Tutt’al più gli concedo qualche dote in più rispetto a quelle che ho io.
Invece: è così strano un Dio incatenato: ma sei proprio tu? Ma che razza di Dio sei? Facciamo un sacco di domande e fatichiamo a trovare qualche risposta.
Dire che Gesù è re significa anche porre in atto una certa contestazione della politica. Gesù è re “non di questo mondo” di fronte a Pilato che rappresenta il potere. Gesù ci propone l’atteggiamento giusto. Non dice che la politica è tutta una schifezza, e non la esalta come un mito sacro (gli imperatori di Roma vengono chiamati “divus”…). Soltanto nega che essa sia tutto. “Date a Cesare quel che è di Cesare”, dice altrove Gesù: l’imperatore faccia bene il suo mestiere di imperatore e non pretenda di essere come Dio. Bel suggerimento per noi che, quando diciamo che la politica non è tutto, tendiamo a dire che non è nulla e quando diciamo che è qualcosa tendiamo a dire che è tutto.
“Lezione” preziosa in tempi di elezioni politiche e di guerre.