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Punti, puntini, virgole e spunti
La vittoria di Galliani a Monza. Tutto previsto: vince chi deve vincere.
Dagli USA una strana notizia: la gioia inattesa di una bella infermiera che accompagna i malati terminali.
E poi ancora Meloni e ancora la sua faccenda personale. Il fatto è che la famosa faccenda non è solo personale

Galliani vince a Monza. Previsto

Galliani 'eredita' il seggio di Berlusconi in Senato: "Lo dedico a Silvio"
Adriano Galliani, 79 anni, Manza, neo senatore

Tutto come previsto. Adriano Galliani ha conquistato il seggio rimasto vacante con la morte di Silvio Berlusconi. Ha votato meno del 20 per cento degli aventi diritto, ma Galliani ha ottenuto il 51,46 dei voti. Cappato, sostenuto dal centrosinistra, si è fermato al 39,53. 

Tutto previsto, appunto. Si votano i personaggi che si conoscono già. Chi è pubblico viene chiamato ad essere ancora più pubblico. I personaggi si conoscono già non perché si sono incontrati al mercato o per strada, ma perché si sono visti in televisione. Galliani era noto perché sodale di Berlusconi da 40 anni, dirigente del Milano, dirigente del Monza oggi e tanto altro. Siccome lo hanno visto, lo votano. Ecco il punto: non è che lo conoscono, lo vedono. Galliani potrebbe anche un perfetto incapace in politica, un arrivista, un accumulatore di cariche e di onori. Ma è stato votato per fare il senatore. E così sia. 

La morte fa notizia. Imprevisto

Hadley Vlahos - Penguin Random House Speakers Bureau
Hadley Vlahos, 31 anni, New Orleans, infermiera

Leggo on line. A chi le chiede se il suo lavoro è deprimente, lei risponde con un sorriso: «Io amo quello che faccio. Anche se le persone stanno morendo, se tu ti prendi cura di loro, ci sono tanti momenti felici». Hadley Vlahos, 31 anni, abita fuori New Orleans con il marito e tre figli. Da 8 anni è infermiera, da 6 si occupa di assistenza negli hospice, le strutture che accolgono le persone in fase terminale. Lei raccoglie le loro riflessioni, i loro rimpianti, i loro ultimi desideri. 



Ha iniziato a condividerli, prima sui social (ha due milioni di follower), poi ha scritto un libro (The In-Between: Unforgettable Encounters During Life’s Final Moments, La Via di mezzo: Indimenticabili incontri durante gli ultimi momenti di vita) che per 13 settimane è rimasto nella lista dei best-seller del New York Times.

Dunque: parlare della morte appassiona. E non solo della morte in genere, per farci sopra qualche dotta considerazione, ma della morte di chi sta morendo, di chi deve morire, di malati terminali. Si ha talmente paura della grande intrusa che si deve segnalare come eroico l’atteggiamento di chi non la considera un’intrusa: di chi anzi ne parla senza paure e dà la sensazione non solo di parlare della morte ma anche di parlare alla morte, come a una interlocutrice necessaria. 

Così la morte fa parte della vita. Si vive bene se si tiene aperto questo conto, quello che prende atto della fine. Poi c’è chi sa, è convinto anzi, che la morte non è semplicemente la fine.

C’è gente infatti che non solo è convinto che la morte fa parte della vita ma anche che la vita fa parte della morte. 

Meloni fa rima con contraddizioni

Giorgia Meloni, 46 anni, Roma, Presidente del Consiglio

Sono continue le contraddizioni della Premier. Giambruno è il suo compagno. Privato. Gli dà il benservito con un post. Pubblico. Nel post dice che c’è gente che vuole indebolirla. Pubblico. Ma non dice chi sono. Privato. Avrebbe dovuto partecipare alla convention di Fratelli d’Italia. Pubblico. Non ci va invocando il diritto a essere “umana”. Privato. 

Quello che fa specie non è il fatto di rivendicare il privato, ma il fatto di rivendicare il privato pubblicamente. Non solo ma dicendo anche, o facendo capire, di che di privato si tratta. Curioso questo modo di rivendicare il privato rivelandolo pubblicamente. Anzi, giocandoci di continuo. Meloni e Gianbruno sono privati pubblicamente e pubblici privatamente. 

Proviamo a immaginare un’ipotesi totalmente diversa. Proviamo a immaginare che due prendono atto che sono in crisi. Decidono di andare ognuno per la sua strada. Si mettono d’accordo su un preciso stile di difesa della propria privacy: si impegnano a evitare qualsiasi accenno in pubblico alla loro vicenda. Nessun post, nessun accenno di nessun tipo, lui nelle sue trasmissioni, lei nei suoi contatti di lavoro. Anche per non far ricadere sulla loro bambina chiacchiere e sussurri che, come si sa, dicono sempre molto di più di quello che avviene. 

E vissero infelici e scontenti. Ma, nell’ipotesi, vissero onesti, almeno. E invece, niente: non sono né felici, né contenti, né onesti. Non onesti nel senso, appunto, che hanno giocato e stanno giocando ostinatamente tra pubblico e privato tra di loro e, soprattutto, con la vasta platea dell’opinione pubblica. 

La favola dimostra – direbbe Fedro – che l’infelicità e la scontentezza ci cascano addosso (anche se ci diamo da fare spesso per farcela cascare addosso). La poca sincerità e l’incerta coerenza le decidiamo noi. 

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