Il Parlamento. Le botte

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Anche gli Onorevoli se le danno di santa ragione.
Abbiamo saputo che esiste un onorevole Iezzi perché le ha suonate ai suoi colleghi.
I governanti, le loro virulenze e noi

Si parla molto, oggi, degli scontri, quelli fisici avvenuti lo scorso 11 giugno alla Camera. Sono state proprio botte. La cosa più facile è deprecare queste virulenze nel “santuario” della politica. Ma non se se serve. 

L’Onorevole “come noi”

Serve invece, mi sembra, riflettere su un tema che soprattutto i protagonisti degli scontri, Lega e Cinque Stelle, stanno ripetendo all sfinimento: che i politici sono “come noi”, che quello che conta è la vicinanza alla “gente” e altre omelie simili.

In effetti mi domando. L’onorevole Igor Iezzi che, a quanto si è visto, è quello che ha menato di più, in che cosa è conosciuto come politico? Non sono addentro alle cose del Palazzo, ma non credo di essere l’unico a dover confessare, onestamente, di non sapere neppure che esistesse un onorevole Igor Iezzi. L’ho saputo solo ieri quando l’ho visto menare a tutto spiano. Quindi, per me, banale elettore di periferia l’onorevole Iezzi non è colui che sa di politica, di economia, di cultura… ma è colui che mena, un onorevole che mena. 

Adesso capisco che cosa vuol dire che un onorevole deve essere come me. Non è che sa più di me, ma diversamente da me, sa menare. 

Ma il buon governante non è “come noi”

E io, l’ingenuo, che continuo a pensare che l’onorevole Iezzi, e tutti gli altri onorevoli come lui, non deve essere come me. Perché se è come me non sa di politica, non sa fare leggi e governare, non sa fare quello per cui è stato mandato in Parlamento. Insomma se è come me è fuori posto, laggiù a Roma, in Parlamento. E per menare non è necessario andare in Parlamento. Si può menare anche in piazza, a Milano, a Bergamo, dappertutto.  

E il tutto torna soprattutto ai due partiti che sono stati al centro dell’incidente di ieri l’altro: Lega e Movimento 5 Stelle. Sono soprattutto quei due partiti che amano la retorica del “come noi”. Si ha qualche volta la sensazione che i candidati di quei due partiti – dei 5 Stelle soprattutto – potrebbero presentarsi con uno slogan paradossale di questo tipo: non sono un politico, non so nulla di politica. Quindi votatemi, sarò un ottimo politico”. 

Ecco. Sono convinto che per essere un buon politico non si dovrebbe essere degli analfabeti della politica. E sono convinto che, finché voterò, continuerò ostinatamente a votare coloro che non sono come me. 

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