Do inizio a queste riflessioni, citando in succinto alcuni articoli che ho avuto modo di leggere recentemente.
E’ una analisi tragica e piuttosto dettagliata sulle conseguenze ambientali della guerra in Ucraina. “Le ferite inflitte dall’esercito russo alle foreste, alle steppe ed ai bacini imbriferi dell’Ucraina rimarranno per decenni e l’eredità della guerra sarà una minaccia anche dopo che le armi avranno taciuto” scrive l’Ufficio per l’Ecologia della Chiesa greco-cattolica ucraina, pubblicando sul suo sito un Report dettagliato sui danni ambientali provocati dal conflitto armato.
Le ferite della guerra rimarranno per decenni anche dopo che le armi avranno taciuto
Rifiuti tossici stoccati nella Azovstal di Mariupol rischiano di sversarsi nel Mar d’Azov e di ucciderne completamente la flora e la fauna.
Gli incendi boschivi innescati dai bombardamenti e alimentati dalla siccità mettono a rischio ampie aree dell’Ucraina meridionale e orientale.
Sono sempre più diffusi sul territorio i rifiuti metallici di carri armati e veicoli blindati.
Il bombardamento di depositi petroliferi e di sostanze chimiche oltre alle esplosioni di bombe e missili hanno provocato dense colonne di fumo ed il rilascio sul suolo di grandi quantità di inquinanti chimici altamente tossici.
La distruzione della rete e di altre infrastrutture idriche ed il bombardamento di impianti di trattamento ha reso drammatica l’emergenza acqua.
Una grave minaccia grava sulla fauna e su molte specie animali, con il rischio che si interrompano i cicli vitali di uccelli e mammiferi.
“Il futuro è diventato un brutto posto” dice Scurati, perché il mondo andrà avanti, ma non sappiamo se la specie umana sopravvivrà ai cambiamenti climatici, alle guerre, all’inquinamento alle pandemie (ed al consumo di suolo – n.d.r.). Esiste un reale rischio estinzione dell’homo sapiens.
Per millenni le passate generazioni sono vissute con lo sguardo rivolto “all’autorità del passato”, poi, con l’avvento della Rivoluzione Francese, per venti generazioni uomini e donne hanno sperato in un futuro migliore per i propri figli: è stata proprio una “rivoluzione dello sguardo, non più rivolto indietro ma avanti”. Infine, a partire dagli anni ’80 il futuro è stato come “rimosso, ripudiato” e si è cominciato a vivere in funzione del “mero presente”: è stato semplicemente individualismo egoistico?
Prima era l’autorità del passato, poi la speranza del futuro. Adesso il futuro è semplicemente rimosso e ripudiato
Forse si tratta di una verità più amara: ci si è resi conto che il futuro non è più un posto felice al quale approdare ma un approdo da costruire di generazione in generazione. Basta dunque con le nostre scelte individuali indiscriminate e scriteriate, che sono esse stesse la causa prima del disastro ambientale incipiente.
Siamo giunti ad un punto di non ritorno” che è anche morale:
“Se non riprendiamo la lotta per il futuro adesso collettivamente, soccomberemo presto allo sconforto individualmente… Il giorno del ‘si salvi chi può’ è vicino. Quel giorno, va da sé, non si salverà nessuno”.
E’ una analisi della visione della storia Russa “falsa” e “distorta” che Putin sta diffondendo, anche utilizzando la forza della legge, “con sovrano disprezzo per la verità”.
Prima ha voluto “decomunistizzare” l’esperienza sovietica, cancellando la memoria del marxismo-leninismo, quindi, l’ha collegata direttamente ai fasti del passato zarista; l’esperienza sovietica, comunque, nonostante la presenza ingombrante di Stalin, deve essere salvaguardata, perché è al suo interno che si colloca la vittoria su nazismo, presentata in tutte le scuole come avulsa dalla Seconda Guerra Mondiale.
Per Putin l’Ucraina, come entità storica autonoma, non sarebbe mai esistita
Dunque, l’Ucraina, come entità storica autonoma, non sarebbe mai esistita, sarebbe stata un’invenzione della “politica bolscevica delle nazionalità a spese della Russia storica” e, lasciata a se stessa, avrebbe “un’intima vocazione a passare dall’altra parte: con i polacchi, i cattolici, gli svedesi, i nazisti”.
“C’è ancora qualcuno che in nome della ‘pace’ intenda negare le armi a chi se la sta vedendo da mesi con simili criminali?”
Oltre a decine di migliaia di morti, di cui moltissimi bambini innocenti, e milioni di profughi, ecco che cosa sta provocando la guerra: distruzione di intere città, devastazione di vasti territori coperti da steppa e da foreste, inquinamento forse irreversibile di suolo e di acqua di falda, di mare e di fiumi.
Chi vorrà tornare ad abitare in Ucraina? Chi vorrà far crescere figli in Ucraina? L’Ucraina diverrà come Chernobil un deserto inquinato, pieno di macerie e di ammassi di rifiuti. Questo sarà il risultato di questa guerra, qualunque sarà il vincitore: è questo che vogliono i due contendenti? È questo che vogliamo noi?
Certamente Putin ha mostrato ciò che egli è di fatto: un puro stalinista anni trenta, desideroso di annettersi l’Ucraina con la forza, dittatore che insegue il sogno del ritorno al passato di un gande impero russo. Tuttavia, tra la guerra armata degli ucraini e la loro sottomissione passiva di fronte all’indifferenza del mondo c’è sicuramente una terza via per uscire da questo “cul de sac”: dovrebbe, e soprattutto avrebbe dovuto, indicarla la Politica.
Ma la Politica forse non esiste più, soffocata com’è dagli interessi di parte e dalle camarille. Del resto, è questo disgusto che non solo gli italiani ma tutti i cittadini europei manifestano con la loro astensione al voto: un misto tra rabbia e rassegnazione.
Stiamo attenti a non cadere nella trappola del “non c’è niente da fare” o del “non si può fare altro”: la Politica è l’arte dell’immaginazione, che può rendere possibile ciò che sembrava impensabile.