Dunque: “Speranza di vita e inverno demografico”. Speranza di vita, oltre che anelito importante, rappresenta uno degli indicatori più rilevanti per il demografo.
Inverno demografico appartiene invece alle espressioni più significative di un fenomeno sociale, preoccupante.
Speranza di vita è l’espressione solitamente usata per indicare il numero medio di anni che ogni neonato ha la probabilità di vivere.
Allo stesso modo, molto spesso, senz’altra specificazione, viene riferita implicitamente alla vita umana. Non è senza significato che si riferisca al momento della nascita e soprattutto alla probabilità di vivere. Dunque un fatto temporalmente determinato e contemporaneamente proiettato al futuro.
Inverno è una delle quattro stagioni in cui si divide l’anno solare: viene dopo l’autunno e precede la primavera; poi l’estate… e così circolarmente; non a caso determinato dalla posizione della Terra nella sua orbita intorno al Sole. Nella nostra espressione è applicato alla demografia, che ha per oggetto lo studio delle popolazioni umane, che tratta del loro ammontare, della loro composizione, del loro sviluppo.
Si parla di inverno demografico per analogia con l’immaginario collettivo che inquadra l’inverno come il periodo più buio e freddo dell’anno.
Dimenticando, o forse sperando, che poi arriva primavera.
Ecco trovata una prima ricomposizione: vita e primavera.
Un’altra traiettoria che possiamo intravedere è il percorso del demografo quando riconduce un sentimento a un indicatore numerico; questo a sua volta risponde all’esigenza di definire i mutamenti numerici delle popolazioni; perché si verificano aumenti o diminuzioni di popolazione; quali sono le componenti del cambiamento.
Perché il demografo in fondo studia le popolazioni, identificandole come un insieme di individui, stabilmente costituito. Legato da vincoli di riproduzione, e da caratteristiche territoriali, politiche, giuridiche, etniche, religiose …
Ecco la seconda ricomposizione: aggregazione di individui in una popolazione.
In fondo, dicendo Speranza di vita e inverno demografico, siamo di fronte a una sorta di calembour: dare un nome alle cose, cercando di svelarne i tanti significati.