
Il racconto del vangelo è oggetto di spiegazioni di esperti di bibbia. Ma il racconto è stato interpretato anche da studiosi di altra natura, come gli antropologi, soprattutto l’antropologo francese René Girard. Questi non si impegnano a dire quello che è capitato allora, ma quello che può capitare sempre. Il desiderio umano si ripete.
17Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. 18Giovanni infatti diceva a Erode: “Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello”. 19Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, 20perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
21Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. 22Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: “Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò”. 23E le giurò più volte: “Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno”. 24Ella uscì e disse alla madre: “Che cosa devo chiedere?”. Quella rispose: “La testa di Giovanni il Battista”. 25E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: “Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista”. 26Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. 27E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione 28e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. 29I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.
Dunque, i protagonisti, anzitutto. Erode Antipa è sovrano, “tetrarca”, delle regioni al Nord, la Galilea e la Perea. Durante il suo soggiorno a Roma ha intrecciato una relazione con Erodiade, moglie di suo fratello Erode Filippo. Tornato in Galilea, Erode sposa Erodiade. Il Battista contesta questa unione, non per il divorzio, che era consentito, ma per la relazione parentale che univa il re e la donna, sua cognata. Di qui l’opposizione sorda della donna, decisa a farla pagare al profeta. Salomè è il nome che la tradizione attribuisce alla figlia di Erodiade.
Il brano abbonda di verbi di movimento che si irradiano dalla scena “agitata” del ballo di Salomè. Il ballo è una attività fortemente imitativa: tutti fanno come tutti e tutti fanno come stabilito che si debba fare. La corte di Erode è una microsocietà mimetica, che si muove imitando e imita muovendosi. Mirabile immagine di ogni società e del desiderio di “essere come”, tipico dell’uomo.
Da notare, poi, il neutro che designa la fanciulla: κοράσιον, quasi una cosa in mano al re e alla madre, inconsapevole anello che fa passare tutto quello che capita: il desiderio del re e dei commensali, il desiderio della madre.
Importanti le espressioni che indicano la fretta, il subito: tutto precipita verso la conclusione. La ragazzina corre εὐθὺς μετὰ σπουδῆς – subito in fretta – dalla madre. E importante pure la sproporzione tra quello che dà la fanciulla e quello che promette il re: la metà del regno. Il desiderio è sempre spropositato. E sono importanti anche i modi di dire e le loro variazioni. Erodiade chiede “la testa di Giovanni il Battista”, interpretabile come una richiesta di esecuzione capitale del profeta. Salomè, invece, prende tutto in modo rigorosamente letterale : “Voglio che tu mi dia, adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni l Battista”. Non solo la morte del Battista diventa una testa fatta girare tra la bambina e la madre e davanti a tutti i commensali, ma tutto deve essere fatto immediatamente: “adesso”.
Sintesi. Il ballo, con la sua esibizione mimetica, fa da sfondo. La bambina fa ciò che le chiede la madre, il re fa ciò che impongono i commensali: “A motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto”. Tutto si decide per il giuramento che fa dipendere il re dalla ragazza e dalla presenza dei commensali che lo costringono a decidere. Il più potente è il meno libero.
Racconto mirabilmente efficace. Tutti dipendono da altri. Tutti fanno come gli altri o quello che gli altri vogliono. Il desiderio è imitazione e tutti ne sono tiranneggiati.
Possibili indefiniti “aggiornamenti”.
La corte di Erode è ovunque.