Maternità surrogata. Qualche considerazione

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Se ne parlerà ancora perché il tema è di quelli che costringono al confronto. Da considerare soprattutto che cosa significa per una donna portarsi in grembo un figlio che poi si deve “consegnare”

Il problema dell’”utero in affitto”, più correttamente “maternità surrogata”, è venuto alla ribalta sui giornali e alla televisione a causa dell’iniziativa dell’attuale governo di proporre una legge per la sua proibizione universale. La correlazione tra questo argomento (per altro oggetto di dibattito e riflessioni tra teologi, filosofi e sociologi da tempo), e matrimoni, adozioni e riconoscimenti di paternità/maternità tra coppie dello stesso sesso, ha scaldato ulteriormente le discussioni.

Che cosa è. Chi vi ricorre

Chiariamo subito che a tale pratica ricorrono, per circa i quattro quinti del totale, coppie composte da uomo e donna e quindi il mondo che vi gravita intorno è, per la stragrande maggioranza, quello delle coppie tradizionali.

La maternità surrogata è una pratica per la quale una donna porta a termine una gravidanza e partorisce un figlio per dei genitori che hanno contribuito in modo diverso alla sua generazione.

Questo dipende, a parte casi rari di fecondazione naturale, dalla FECONDAZIONE IN VITRO, ottenuta con materiale genetico di entrambi i genitori, di uno solo dei due o con entrambi i gameti da donatori.

Ecco la famosa fecondazione eterologa, che sta creando problemi sociali e psicologici simili all’adozione.

I figli infatti arrivano in tutti i casi nel periodo adolescenziale, quello in cui la personalità adulta e la coscienza di sé si vanno strutturando, a cercare di conoscere i genitori o il genitore biologico, tentando di capire le ragioni del loro concepimento e abbandono.

Non faccio esempi perché chiunque abbia conosciuto ragazzini /e adottati, sa di cosa parlo.

Come sempre l’amore e l’aiuto competente sono la loro unica possibilità di diventare adulti consapevoli.

Ma nel caso della maternità surrogata le implicazioni psicologiche e sociali non sono solo quelle già piuttosto impegnative dei figli.

Le donne e il trauma del distacco.

Qui mi dispiace per gli uomini, ma solo le donne possono capire fino in fondo.

Tralasciamo il caso di quelle donne che si prestano a fare da incubatrice per denaro, sono delle vittime come coloro che donano organi, come un rene, per povertà e bisogno. Qui i colpevoli sono la società che tratta gli esseri viventi come oggetti inanimati, e lo stato che non sa proteggere e aiutare i deboli e gli indigenti. Una vergogna per tutti, comunque sia.

Nel caso della maternità surrogata però gli studi dicono che c’è un significativo numero di donne (il loro target è: robuste, in salute, mediamente benestanti, con un paio di figli) che, abilmente circuite dalle “agenzie” che si occupano di questi affari, o addirittura avvicinate da conoscenti, si sentono quasi in dovere di prestarsi perché altre persone possano provare come loro la gioia di essere genitori.

Però portare una creatura in grembo, sentirla crescere e muoversi, parlarle, pensare che si sta nutrendo di te, partorirla con dolore, tenerla in braccio per pochi minuti e poi consegnarla ad altri genitori, si è rivelato un trauma simile all’aborto.

Alcune di queste donne hanno combattuto poi legalmente per un affidamento congiunto o per altre forme di relazione con i bambini che hanno partorito per altri.  Con grande gioia degli avvocati che si inventano, a suon di dollari, contratti sempre più stringenti per tutelare la coppia committente.

E vorrei anche farvi riflettere sui “fratellini” dei bambini nati con questo sistema, che vedono mamma incinta tornare a casa senza più pancia e senza neonato.

Cosa penseranno quei bambini? Cosa gli diranno i genitori?

Mi sembra un gran pasticcio, una pratica che crea più problemi di quelli che vorrebbe risolvere, un buco nero che inghiotte vite, affetti, sensibilità, energie.

Un guazzabuglio di diritti pretestuosi o negati, senza contare i problemi etici dai quali è molto difficile prescindere.

Insomma, una brutta cosa.

Voi cosa ne pensate?

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