
Chi può, dei ragazzi, è in piscina, ma qualcuno deve studiare, perché gli esami incombono. Per i ragazzi di terza media le ostilità si chiuderanno il 24 giugno, giusto in tempo per iniziare il CRE il giorno 27; per chi, invece, è alle prese con il temuto esame di stato che conclude il quinquennio della scuola superiore, l’attesa sarà più lunga.
Insomma, che si parli di piscina, CRE o esami scolastici, tutto parla di estate. Mi viene allora spontaneo domandarmi: io, che estate vorrei? Cosa desidero per i ragazzi, per la mia gente e per me?
Desidero innanzitutto sia tempo di relazioni distese. Stiamo tornando a vedere i nostri volti integralmente. Si può leggere sul volto dell’altro una parte di ciò che porta nel cuore: si vede il sorriso sincero e la soddisfazione, come si nota la tensione, la fatica o addirittura la rabbia.
Miracoli del volto nudo che parla, che esteriorizza ciò che si porta dentro. Ecco, io spero in relazioni belle, vere. Attenzione, non dico banali! Del sorriso inebetito di chi “si fa andar bene tutto” non saprei che farmene. No. Io voglio sorridere perché il confronto è autentico, perché le diverse posizioni si mettono sul tavolo e diventano arricchimento per tutti. Dopo il tempo delle mascherine, che hanno rischiato di farci diventare maschere, l’urgenza delle relazioni a viso aperto si fa pressante.
Spero sia un tempo di divertimento. Attenzione, anche qui: divertimento! “De-vertere”, volgere altrove. Ecco, questo spero per i miei ragazzi. Per divertirsi non si deve andare allo sbando, perdersi fino a non sapere più dove si è. Per divertirsi veramente, lo afferma l’etimologia stessa della parola, occorre sapere dove andare, cosa si vuole, con chi e come si intende spendere il proprio tempo.
Divertirsi significa anche impegnarsi. Giocare per 90 minuti pesa. E molto
Io mi divertirò giocando a pallavolo anche se non so giocare. Mi divertirò stando ai tavolini del bar a chiacchierare “del più e del meno” senza guardare l’orologio. Mi divertirò leggendo la pagina di qualche libro, prima di dormire, il sabato mattina o nei giorni di vacanza con la mia famiglia.
Ho anche intenzione di studiare un po’. Beh, che c’è di strano? Uno anche studiando deve divertirsi, deve essere contento, altrimenti non lo fa!
E poi, chi l’ha detto che divertimento e fatica/impegno si escludano reciprocamente? Io credo, anzi, che sia esattamente il contrario: il divertimento chiede impegno, fatica, come scalare una montagna, come affrontare salite con la bicicletta, come 90 minuti di partita giocata a tutta, coi crampi che piegano le gambe.
Spero sia tempo di riposo. Di riposo vero. L’attenuarsi delle riunioni serali, che impegnano la mente non solo durante l’intervallo di tempo che occupano, ma anche nelle ore e nei giorni successivi, permette di riposare.
Si continua a lavorare, certo, perché si sa che poi, in men che non si dica, settembre arriva e la macchina dell’anno pastorale riparte a tutta velocità. Ma serve che, per un po’di tempo, si possa vivere senza che la tirannia del tempo ci faccia cascare nell’impressione di un’eterna rincorsa a qualcosa che non si raggiunge mai pienamente.
È così anche per gli studenti… ci sono i compiti, le competenze vanno mantenute e rafforzate, non si deve perdere la dimestichezza con la matematica, con la grammatica latina e inglese, con il foglio a protocollo piegato a metà per costruire le colonne nelle quali verrà steso il tema. Ma domani non c’è lezione, non potranno interrogarmi: si può star sereni, almeno per un po’. E si vive, ricordando che la vita non è un accumulo di prestazioni.
Porto nel cuore che sia anche tempo di decisioni, decisioni aperte all’alterità. Serviranno catechisti, educatori adolescenti, volontari per tante iniziative. Stando in oratorio, amandolo e affezionandosi a chi lo abita, dal bambino che gioca sull’altalena all’adolescente che non vuol saperne di lasciare il campo di pallone, forse nascerà il desiderio di giocarsi, di buttarsi nella mischia. Perché l’oratorio non è “affare del don”, ma di chi ha passione per le generazioni che avranno in mano il mondo domani. Il don può chiedere aiuto, ma cosa impedisce che sia tu a proporti per aiutare?
E spero, spero davvero, di dare a Dio un po’di tempo in più. Glie ne ho tolto tanto. Quante volte ho trovato per terra, al mattino, con la luce rimasta accesa di notte, il breviario con il quale avevo cercato di pregare la Compieta stando a letto… Quante pagine della Parola lette di corsa, quanta fretta di dire qualcosa su Dio senza mettermi in ascolto di Dio. Vorrei darti tempo Signore, sprecare tempo con te. È uno spreco che salva.
Sia estate di pace, per tutti, per noi. Buona estate!