
Sto seguendo il caso inquietante di Grumello del Monte.
Un ragazzo di origini marocchine, Hamedi El Makkaoui
ha ucciso Anselmo Campa, imprenditore,
padre della ex-fidanzata di Hamedi.
Grumello la sento ancora come la “mia” parrocchia. Sono stato parroco là per diciannove anni. Quindi sono “costretto” a seguire il fattaccio di cui tutti parlano. Non conoscevo Anselmo Campa che forse non abitava a Grumello quando ci abitavo io. Ma conosco bene il condominio dove abitava, il circolino ARCI dove si ritrovava con gli amici.
Il titolo del sito Corriere recita così: “Hamedi El Makkaoui ha ucciso Anselmo Campa, poi ha consolato la figlia e la ex moglie della sua vittima: ‘Si sono fidate di lui fino all’ultimo’”.
Hamedi El Makkaoui, dunque, è il ragazzo ventiduenne, di origini marocchine, già fidanzato della figlia dell’imprenditore Anselmo Campa, trovato massacrato in casa, mercoledì scorso. Hamedi El Makkaoui ha ucciso Campa perché questi aveva preteso la restituzione dell’automobile – una Clio – che Hamed aveva in uso e che aveva, pare, pagato solo in parte.
I due si sono incontrati martedì sera, probabilmente per una spiegazione, è scoppiato il litigio, Hamedi dice di aver “perso la testa” e ha colpito a martellate Anselmo Campa. Hamedi era stato fidanzato della figlia di Campa la quale, dopo la fine della realazione con il ragazzo, aveva iniziato un lavoro di animatrice turistica a Sharm el Sceik.
Quando la ragazza è rientrata, alla notizia della morte del padre, Hamedi si è recato all’aeroporto a prelevarla. Non solo, ma, in precedenza, aveva anche fatto le condoglianze alla ex-moglie del Campa. Nessuno della cerchia ristretta dei familiari sospettava.
Fatto inquietante, dunque, per diversi motivi. Intanto l’evidenza più impressionante: non solo si muore per poco – si muore per poco, infatti, anche in questi giorni di incidenti sul lavoro e di incidenti stradali – ma si uccide, anche, per poco. Basta una bega per pochi soldi e si rischia una gragnuola di martellate in testa.
Generalizzando e moralizzando un poco, si può dire – si può? – che sono venuti a mancare molti freni morali. A furia di protestare contro le reprimende morali, non si reprime più nulla. O, detto con altri termini, la cultura eccessivamente permissiva non dispone più dei motivi efficaci – che quindi, in qualche modo, funzionino – per dire che qualcosa non è permesso.
Certo, non è sempre così e non è così per tutti. Ci mancherebbe. Ma è così per alcuni e potrebbe essere così per molti. Ma quando succede per alcuni, i molti cui non succede, sono comunque tenuti a pensarci.
Per usare un’immagine un po’ abusata, siamo tutti sulla stessa barca e non è che si salva la barca buttando in mare, di tanto in tanto, qualcuno che non osserva per bene le regole della navigazione. Se le regole della barca non funzionano bene o, addirittura, se sono state abolite, è ovvio che, prima o poi si scoprirà che altri malandrini stanno navigando con noi.
Soprattutto il caso Hamedi ci ricorda che sulla barca – pardon: usciamo dalla metafora – nella nostra società ci sono degli anelli deboli. Sono quelli che si lasciano più facilmente suggestionare. Basta poco e passano subito all’azione.
Nella vicenda di Hamedi impressiona il fatto che, dopo aver ammazzato a quel modo Anselmo Campa, si sia poi recato all’aeroporto a ricevere la ex-fidanzata e abbia fatto le condoglianze alla ex-moglie del Campa. E viene da chiedersi: ma questo ragazzo è capace di prendere sul serio la realtà in cui vive e soprattutto le persone che incontra? Amore e odio, legami e ammazzamenti feroci, per lui, possono tranquillamente convivere.
Mi sono anche posto una domanda, con un po’ di fatica, sul fatto che Hamed è “di origini marocchine” ma, precisano le cronache, “perfettamente integrato”, lui e la sua famiglia che vive a Castelli di Calepio.
Ho tentato di articolare la mia domanda così: la fragilità morale di Hamedi dipende dal fatto che ha “dimenticato” le regole della sua cultura di partenza o dal fatto che non ha acquisito le regole della cultura di arrivo? Non so rispondere con esattezza. E, forse per mettermi il cuore in pace, ho pensato che forse le due ragioni sono ambedue presenti. Hamedi, forse – non dispongo degli elementi per approfondire bene – forse ha perso l’antica cultura (islamica?) e ha messo al suo posto la nostra sregolatezza. Anche perché noi, noi di qui, anche noi che viviamo a Grumello, di sociale gli possiamo offrire qualcosa, ma non tutto e soprattutto non possiamo imporre. Le regole morali, da noi, ci sono, ma bisogna assumersele, personalmente, responsabilmente. E dove non c’è responsabilità non ci sono regole.
Ecco, forse Hamedi è piombato in questa zona di nessuno, non se ne è reso molto conto e, alla fine, ha tratto, con la spensierata facilità dei deboli, tutte le più drammatiche conseguenze.