L’accordo della politica sul politico che muore

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L’accordo della politica sul politico che muore

Roberto Maroni, già ministro degli Interni

Punti, puntini, virgole e spunti

Muore Maroni

E’ morto Roberto Maroni. E tutti ne parlano bene. Tutti: i leghisti da cui si era staccato, gli avversari politici con cui aveva collaborato ma con i quali si era pure scontrato.

La morte, ancora una volta, sembra essere la condizione necessaria per il realizzarsi di un fenomeno sorprendente: l’universale accordo sulla memoria del defunto. Tutti non solo ne parlano, ma ne parlano bene. L’estinto diventa sempre un “caro estinto” e il suo corpo esangue fa nascere attorno a sé un mondo stranamente fraterno. Fraterno, appunto, anche nel parlare bene del defunto. La morte è la condizione necessaria per un processo di beatificazione. Così è avvenuto anche con Roberto Maroni. E il fenomeno diventa ancora più vistoso con un politico noto che era lui. Il politico vivo divide, il politico morto unisce. 

Angelo Capelli e l’arte come desiderio di sopravvivenza

E’ morto il pittore Angelo Capelli. Famoso per i suoi ritratti di Papa Giovanni.

Per me, nel mio piccolo, sono legato a lui perché possiedo un suo quadro. È un tramonto. Un bel impasto di colori che suggerisce un paesaggio che si incupisce salendo verso l’orizzonte sul quale troneggia un gran sole rossastro. L’avevo preso tanti anni fa. Quando ero andato nel suo studio avevo notato che questo particolare – la parte alta del quadro occupata soltanto da un orizzonte libero – era presente in molte delle sue opere. Gli avevo chiesto se quel particolare così insistito avesse un qualche significato. E mi aveva risposto che ne sentiva la necessità, fisica, forte: “Senza quello spazio libero mi sembra che mi manchi il fiato”. 

Guardo il quadro. E penso che l’arte è, in qualche modo, la risposta a un desiderio intenso di sopravvivenza. Anche per Angelo Capelli. Quasi a voler continuare a respirare, anche dopo la visita di sorella morte. 

Il matrimonio. Se ne parla quando (quasi) nessuno si sposa

Inizio a leggere il numero 309 della Maison-Dieu, rivista di liturgia. Titolo: Une théologie du mariage, Una teologia del matrimonio.

L’introduzione fa notare come, a partire dal Vaticano II, la teologia del matrimonio ha conosciuto molti e interessanti sviluppi. Mi sono bloccato subito su una riflessione strampalata. Che strano! Al matrimonio celebrato in chiesa si pensa molto nel momento lo si celebra poco. Avviene spesso così. Ci si accorge del tesoro che si ha nelle mani nel momento in cui lo si sta perdendo.

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