La laicità, l’Islam, le religioni

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Le diverse religioni devono convivere. La risposta sembra essere la laicità. Ma c’è modo e modo di essere laici. In Francia vige una laicità severa. Con la ripresa della scuola il problema è riesploso. Con risvolti complicati e, talvolta, al limite del ridicolo

Le gonne larghe delle donne musulmane offendono la laicità

I giorni, anche quelli italiani, hanno raccontato che cosa è successo, nei giorni scorsi, al liceo Joliot-Curie di Nanterre, la città alla periferia di Parigi. Due ragazze si sono avvicinate all’entrata vestite con l’abaya, la tunica arabo-musulmana.

In Italia si è laici perché non si proibisce niente. In Francia si è laici perché si proibisce tutto

Il preside le accompagna in una saletta per spiegare loro il senso della nuova circolare del ministero dell’Istruzione: l’abaya e il qamis (la versione maschile della tunica) da quest’anno sono vietati nelle scuole, perché rappresentano una violazione della laicità.

Dunque, ci risiamo con la laicità “alla francese”. Negli USA (e in Italia) si è laici perché si accettano tutti i simboli religiosi. In Francia si è laici perché non se ne accetta nessuno. Ma il problema per i cugini di oltralpe è di stabilire che cosa è religioso e che cosa non lo è. Una tunica è religiosa, un blue jeans no. Una gonna lunga e larga è musulmana, una gonna corta no. 

La laicità intransigente non paga

Una laicità così severa punta molto su poco. Finisce per cadere negli stessi eccessi nei quali sono caduti o stanno cadendo ancora oggi i credenti cristiani. Molti di questi pensano di essere molto credenti perché esibiscono molto in oggetti, in gesti, in riti. Esiste un formalismo credente. Ma esiste anche un formalismo laico.

Sono ambedue atteggiamenti invasivi: tutto diventa religioso, tutto diventa laico. Si potrebbe dire che esiste una religiosità laica e una laicità religiosa. La prima veste di sensi religiosi tutto, anche quello che fa parte della banale vita di tutti i giorni. La seconda ha reso apodittico, assoluto, religioso, appunto il suo comandamento di non mostrare nulla di religioso.

Esiste un formalismo laico che alla fine finisce per essere intollerante

A proposito. Sulla Croix, il giornale cattolico francese, nel numero del 7 settembre, ha riferito delle dichiarazione di Sihen Zine, presidente di Action droits des musulmans. L’esponente musulmana “ha rimproverato al governo di aver trasformato l’abaya in un vestito religioso”.

Sempre la Croix di qualche giorno prima, esattamente del 1 settembre, a questo proposito, riferiva una dichiarazione del Consiglio Francese di Culto Musulmano che faceva saggiamente presente le difficoltà: “A meno di proibire puramente e semplicemente di indossare ogni vestito lungo a scuola (…) sarà impossibile applicare una misura che riguarda in maniera specifica l’abaya, senza cadere nell’intralcio della discriminazione e dell’arbitrario”. 

Un eccesso di libertà porta a un eccesso di repressione. La laicità intransigente non paga. 

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