Cerco di spiegarmi. Una comunicazione compulsiva – entro la quale siamo tutti avvolti – poggiata su interazioni sempre più frequenti, paradossalmente rende le relazioni sempre più friabili; d’altra parte i fenomeni di globalizzazione ci rendono sempre più indifferenti ai luoghi.
Dunque avvertiamo una sorta di spaesamento sistematico e progressivo.
In questa breve nota svolgo alcune considerazioni solo su quella che chiamo indifferenza ai luoghi.
Non c’è indifferenza tra le persone e i luoghi e forse non è sbagliato dire che questi ci appartengono, fanno parte di noi e, anche se tante volte non ce ne accorgiamo, ci accompagnano nei giorni della nostra vita. Entrano nel nostro patrimonio di conoscenze e in quell’indefinibile bagaglio che chiamiamo “immaginario” personale, ma anche collettivo. Nel senso che l’appartenenza (perché ai luoghi, comunque, si appartiene) a determinati luoghi per quanto lontana nel tempo non scompare mai del tutto.
Potere affermare “io ho a che fare con quel paese, con quella città, con quel quartiere”, ha un senso perché in quella affermazione si raccolgono i tanti significati che poi si riuniscono nell’unicità irripetibile della nostra persona; come del resto del nostro essere individui non solitari, ma appartenenti e appartenuti ad alcune comunità di vita.
Noi siamo il nostro corpo, la nostra famiglia, i nostri antenati, la nostra storia. Siamo il luogo in cui siamo nati e cresciuti e i luoghi abitati, conosciuti, vissuti. I luoghi sognati e desiderati; ma anche quelli fuggiti, disprezzati, amati e odiati. (V. Teti, Il sentimento dei luoghi, tra nostalgia e futuro; in “Riabitare l’Italia”, pag. 191. Donzelli 2018).
È fuori di dubbio che nel rapporto tra comunità e luoghi assumono mediamente un rilievo notevole le predisposizioni, le opportunità, insieme con le difficoltà e gli ostacoli presentati dal quadro naturale. Si potrebbe per un certo verso parlare di “vocazioni”, di “promesse” dei luoghi. Ciò vale relativamente ai caratteri originali, a quei caratteri cioè che dialogano con le scelte prime. E vale anche per le scelte successive, lungo il cammino della storia, nella quotidianità non meno che negli eventi più importanti. […] Ed è utile verificare, nelle diverse fasi del rapporto stesso o nell’oggi, i caratteri di continuità, di persistenza, o quelli di rottura, di novità. (R. Ferlinghetti, processi costitutivi dell’identità territoriale in “Per una cultura dei luoghi”, pag. 33. Prov. di Bergamo 2008).
Tra persone, comunità e luoghi vi sono le “cose”. Viviamo circondati di cose. Un normale cittadino della Germania possiede qualcosa come diecimila oggetti […] Nel 2013, nel Regno Unito erano presenti sei miliardi di capi di abbigliamento […]: Gli esseri umani, naturalmente, hanno sempre posseduto delle cose, che usavano non solo per la sopravvivenza ma anche per momenti rituali, per mera ostentazione e svago. Eppure, il possesso di oggetti in un villaggio dell’era premoderna o in una tribù indigena impallidisce di fronte alla crescente montagna di cose presenti nelle società avanzate come la nostra. Questo mutamento dell’accumulazione comportò nel rapporto dell’uomo con le cose un cambiamento di portata storica. Al contrario di quanto avveniva nel villaggio di epoca premoderna, dove la maggior parte dei beni era trasmessa di generazione in generazione e arrivava al nuovo possessore come dono o con il corredo di nozze, nelle società moderne le cose sono principalmente acquistate attraverso il mercato, e attraversano la nostra vita più rapidamente. (F. Trentmann, “L’impero delle cose” pag. XI. Einaudi 2017).
A fronte di questo quadro così tratteggiato, prende forma – secondo me – il tema dell’indifferenza ai luoghi, a fronte del quale si pone il carattere intrinsecamente distintivo di questi. Si affaccia la necessità, forse l’urgenza di cogliere oggi, le occasioni che ci rendono (ri)conoscibili i luoghi in cui viviamo, seppure temporaneamente.
Nostalgia, vocazioni e opulenza possono essere le categorie da cui partire per una conoscenza partecipe e approdare a una nuova consapevolezza: sguardo sul futuro, opportunità intraviste, cose utili.