Si leggono, qua e là, tra le righe, di antipatie viscerali che dividono i protagonisti. Sembra che Draghi non ami molto Casini, sembra che la Casellati urti molti con le sue smisurate ambizioni, sembra che Salvini non ami molto Conte e viceversa, sembra che Renzi pensi di essere simpatico a tutti ma lo dice solo lui, sembra che Pazienza non ami molto Berlusconi e viceversa (per la verità non si capisce gran che su chi ami e da chi è amato veramente Berlusconi, a cominciare dai suoi cortigiani…).
Domanda. Nel bel mezzo del gran rodeo delle elezioni del capo dello Stato, quanto pesano le simpatie e antipatie personali sulle scelte politiche? E, domanda di conseguenza: si può dire che anche le antipatie sono politiche?
Lo si sente dire qua e là. Il gran parlare di oggi lo si poteva fare già almeno un mese fa: ora non saremmo a questo bailamme. Già, ma un mese fa si diceva che c’erano altri problemi, la finanziaria e i doveri verso l’Europa in primis, e si diceva che, di conseguenza, non si doveva anticipare, per non far derubricare i gravi problemi di allora, con quelli che sarebbero arrivati un mese dopo.
Domanda: non è che la politica, ambito tipico del possibile, rende possibile qualsiasi cosa, in qualsiasi circostanza, in qualsiasi tempo e quindi rende impossibile qualsiasi cosa, in qualsiasi circostanza, in qualsiasi tempo?
Pare che le difficoltà dipendano dal fatto che se Draghi sale sul Quirinale, si deve decidere che governo fare, dopo. Ma il governo durerà un anno fino alle prossime elezioni politiche. Il Presidente della Repubblica durerà sette anni e avrà a che fare con tre legislature, l’attuale, quella che nascerà dalle elezioni del 2023 e quella che nascerà dalle elezioni del 2028 (vedi, a questo proposito, l’articolo di Filippo Pizzolato).
Domanda. La politica è la capacità di programmare e la buona programmazione è quella che sa guardare lontano. Ora qui capita che quello che durerà sette anni viene condizionato da quello che durerà un anno soltanto. Non è che questo significhi che la politica, questa politica, non sa alzare lo sguardo e non sa guardare lontano? Che decide il lungo con il corto, il fondamentale con il contingente?
La gente (fascinoso questo termine: la gente) si interessa di queste elezioni? Pare di sì. Ma si interessa per trovare altri argomenti per non interessarsi?