Un’architettura sepolcrale che racconta mistero e speranza

La morte e i morti. Solitudine
Ottobre 31, 2022
Sulle loro tombe. Pensieri
Novembre 2, 2022
Vedi tutti

Un’architettura sepolcrale che racconta mistero e speranza

Nel cimitero di Bergamo


Cappella Traversi – Pino Pizzigoni, 1950. Istantanea conservata nell’archivio Pizzigoni

Sole, luci e ombre più marcate

La Cappella Traversi, nel cimitero di Bergamo all’incrocio tra viale S. Adelaide e via S. Domneone, si presenta in forme di compatto prisma di marmo bianco scandito in quattro fasce trasversali; gli spigoli rientrano come per attutire l’impatto del volume con lo spazio esterno. 

I quattro fronti della cappella si ripetono identici; nella parte alta tre squadrate fasce rettangolari incorniciano lo spazio vuoto e bianco. 

Non si vedono aperture ad eccezione della porta in bronzo, piccola, scura, quasi mimetizzata nelle spaziature che scandiscono, ancora in rettangoli, la fascia più bassa della costruzione.

Nell’insieme l’orchestrazione dei volumi è rigidamente ortogonale, ma la fredda razionalità delle linee si addolcisce nell’armonia dei rapporti proporzionali e, soprattutto, nella vibrazione della luce su scanalature e aggetti: nessuna decorazione e nessun colore, solo il chiaro del marmo e lo scuro delle ombre. Non ci sono croce, né segni devozionali.



Interno

Il vano interno è un cubo vuoto e oscuro. Il buio è sensazione momentanea; suscitando stupore appare tagliato da quattro esili lame di luce che filtrano dagli spigoli angolari; non da pietre sconnesse, ma da pietre appena scostate. 

Le quattro lame di luce, mobili come le ore del giorno, tracciano sul pavimento ombre come di meridiana che scandisca un tempo senza misure.  

Le sepolture sono in sarcofaghi sospesi verso uno spazio alto e buio. Anche all’interno non sono poste croci o immagini devozionali.


Solenne, austera rappresentazione del mistero

Nella cappella gli spazi ortogonali del linguaggio razionalista creano il vuoto, il freddo, il buio, il chiuso: sono immagine di sepolcro e di morte. Pizzigoni va oltre e, memore della lezione rinascimentale, affida alla luce feriale dei giorni e delle stagioni il compito di dare anima vibrante a volumi e superfici: sono immagini di vita.

Le facciate della cappella diventano illustrazione, purificata da ogni retorica, dello straordinario “duello tra vita e morte”, come nella sequenza della notte di Pasqua.


Laica rappresentazione dell’attesa “…che si compia la beata speranza”

Evocando un “altro Sepolcro” vuoto e con la pietra scostata, anche questo appare vuoto.

La luce forza i blocchi di pietra che sigillano la tomba, ruota da est a ovest, segna i tempi del sole, porta il giorno nel buio della morte.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


The reCAPTCHA verification period has expired. Please reload the page.