Immagini di disperazione per il Giubileo della speranza

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Immagini di disperazione per il Giubileo della speranza

Giubileo 2025 e padiglione Vaticano all’expo di Osaka.
Due opere d’arte per portare “particolari” segni di speranza 

Nel segno di Caravaggio e Chagall

Il Vaticano ha individuato come “ambasciatori di speranza” due opere d’arte: la “Deposizione” di Caravaggio – conservata alle Gallerie Vaticane – verrà inviata all’expo di Osaka per il padiglione della Santa Sede; la “Crocifissione Bianca” di Marc Chagall – in prestito dall’Art Institute of Chicago – verrà esposta a Roma come introduzione al prossimo Giubileo.

Sembra una scelta coraggiosa, in forte sintonia coi tempi correnti. Sono due opere laiche, aperte – prive di rimandi a dogmi, senza segni devozionali o allusioni a certezze – dove incombe cupa angoscia e algida disperazione: sono disorientanti segni di speranza.

Caravaggio – Deposizione – Pinacoteca Vaticana, 1602

La grande tela dipinta da Caravaggio rappresenta li seppellimento di un corpo morto; non ci sono rimandi alle vicende narrate dai Vangeli, né aureole; è un corteo di dolenti che porta alla fossa aperta un corpo morto. La collocazione originale – nella cappella della Pietà in Santa Maria della Vallicella – consente di individuare il tema nella sequela della Passione: il Cristo nel corpo morto, le tre Marie, Giovanni e un personaggio – Nicodemo o Giuseppe d’Arimatea, rappresentato con un volto che richiama le sembianze di Michelangelo Buonarroti.

Il gruppo, visto dal basso avanza verso il ciglio della tomba; le tre donne contemplano in differenti stati di dolore e i due uomini calando a fatica il corpo gravato dal peso della morte.

I destinatari del messaggio – nel tempo presente – guardano da sotto in su come se aspettassero quel corpo da dento l’avello, nel buio della fossa.

“…la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza” (Ro 5,4)

Marc Chagall dipinge la ”Crocifissione Bianca” con due differenti rapporti di grandezza: figure piccole nel gelo e nel buio sono il travaglio della storia; figura grande nel bianco è la paziente tribolazione. 

Marc Chagall – Crocifissione Bianca, (cm. 155×140) – Art Institute of Chicago, 1938

Siamo nel 1938; i piccoli personaggi nel caos – profughi, invasori, naufraghi, profanatori del sacro – sono il presagio di quanto accadrà; la figura grande è Cristo inchiodato ad una croce di luce bianca, rassegnato nel mondo lontano dal Suo Regno.

Bianco nel vocabolario di Chagall significa divino, sacro, luce, sacrificio, innocenza. 

Indizi – “…sperando contro ogni speranza …”  (Ro 4,18)
La speranza non si vede, bisogna coltivarla cercandola per indizi.

Nella “Deposizione”: un corpo eroico, la seduzione di uno scollo femminile, la tenerezza di un dolore anziano, il volto di un amico, la sollecitudine di un discepolo, la bellezza del rosso e del bianco, pampini di vite appena accennati sul fondo e una pianta che spunta dal buio del pietrame. Una luce tenue riverbera sullo spigolo della pietra tombale e sfonda la tela per entrare nel tempo presente.

Nella “Crocifissione Bianca”: il menorah acceso sotto la croce, una scala bianca per unire la terra al cielo, Cristo rivestito dal “tallit” – lo scialle della preghiera ebraica – segno profetico verso la definitiva riconciliazione tra culture e fedi.

                                                                                                          

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