Nella mostra “Napoli a Bergamo” in corso in Accademia Carrara è esposta una tela conservata nei depositi della Carrara, quasi mai esposta, interessante per storia e arte antica, ma suggestiva per gli attuali tempi di guerre (rimosse).
La tela è riprende in scala ridotta la “Deposizione di Cristo dalla Croce”, pala dipinta da Luca Giordano intorno al 1660 per la chiesa di Santa Maria del pianto a Venezia, ora esposta alle Gallerie dell’Accademia.
La grande pala resta sull’altare maggiore della chiesa veneziana di Santa Maria del Pianto fino al momento delle soppressioni napoleoniche nel 1810, quando viene rimossa e consegnata alle Gallerie dell’Accademia.
La chiesa veneziana di Santa Maria del Pianto e la pala di Luca Giordano si collocano in contesto storico non dissimile da quello che, forse senza rendercene conto, stiamo vivendo: guerre, tracollo di utopie, fine di un’epoca, rigurgiti di odio, introvabili vie di pace.
Il Senato di Venezia commissiona chiesa e dipinto come implorazione a Maria nelle tragiche vicende dalla guerra di Candia che dal 1645 al 1669 insanguina l’oriente veneziano e segnerà il declino di Venezia sui mari.
Luca Giordano, con drammatica orchestrazione barocca, costruisce la scena della Deposizione sui contrasti. Sullo sfondo il cielo è percorso da lampi di tenebra e di luce. A sinistra corpi forti in precario equilibrio si intrecciano con le membra di Cristo, esangui nel livore della morte. A destra il monumentale, immoto dolore di Giovanni e di Maria fa da contrappunto alla Maddalena che, ancora una volta, abbraccia i piedi piagati di Gesù.
Maria in primo piano, rassegnata e implorante, ha il volto rigato di lacrime perlacee. I cronisti dell’epoca vollero vedere, in Maria l’immagine di Venezia che, piangendo i sui figli morti per difendere il suo incerto destino, implora pace; nel corpo martoriato di Cristo il travaglio di una civiltà.
Tra i vertici assoluti della pittura del tempo, la pala della Deposizione di Luca Giordano riscosse grandi consensi, sia in ambito artistico, che ecclesiastico; venne richiesta e riprodotta in innumerevoli copie per chiese e confraternite, non solo in Italia.
Nel solo territorio bergamasco – oltre la versione in formato più piccolo in Accademia Carrara, considerata in un primo momento autografa, poi ritenuta bozzetto dell’originale, più verosimilmente antica copia veneta – esistono due altre versioni nelle chiese di Lonno, (pittoricamente interessante) e di San Pellegrino, copie di origine forse locale come quella pervenuta al Tempio Votivo della Pace, lavoro di ignoto (o ignota) copista di grande abilità impegnata in un virtuosistico saggio di pittura.
Il Senato Veneto commissionò chiesa “del pianto” e dipinto per implorare: i nostri “senati” cosa stanno commissionando per la pace?
Se nella guerra di Candia – Serenissima Repubblica contro ”Sublime Porta”, fedeli contro infedeli – il corpo di martoriato di Cristo poteva evocava travaglio di civiltà, oggi quel Corpo può essere sintesi di tragica quotidiana cronaca?