“Io sono Gesù”

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“Io sono Gesù” è un libro scritto da Giosuè Calciura, editore Sellerio editore, pagg. 280.
L’Autore cerca di indagare la vita di Gesù nella fase più sconosciuta, della quale i Vangeli non fanno parola.
L’esperimento è interessante

Un libro veramente particolare questo, un testo di bella letteratura, con una scrittura sobria, misurata e insieme raffinata, capace di cambiare con il cambiare delle descrizioni e delle situazioni.

Il Gesù sconosciuto

L’autore immagina la vita di Gesùquella di cui non si sa nulla, dai dodici anni all’inizio della sua missione, una zona assolutamente libera, senza dire nulla che non sia assolutamente possibile, senza incongruenze con lo spirito del tempo e con i Vangeli, canonici e non.

Naturalmentel’Autore si è fatto guidare da capaci bibliste alle quali ha sottoposto ogni pagina del libro.

Pensando di scrivere in prima persona, come è chiaro dal titolo, si è ispirato alle Memorie di Adriano, indimenticabile libro della Yourcenar, seguendo l’ispirazione di narrare di un tempo “ in cui i vecchi dèi sono morti e Dio non c’era ancora”, perché Gesù fosse così libero di essere solo con se stesso, per scoprire la propria  mortalità e il proprio desiderio di trascendenza.

E’, si potrebbe dire, un romanzo di formazione, in cui l’adolescente Gesù abbandona la madre per andare alla ricerca del padre, sia del falegname Giuseppe che di un Altro Padre.

Alla base della fuga di Giuseppe sembrano esserci diversità insanabili tra lui e Maria sull’educazione di Gesù:  il padre che insegna al figlio il suo amore per il legno, l’abilità del falegname di “rimettere in squadra l’universo”, che incanta quel figlio con la capacità di essere un uomo che rimette in senso il mondo,  sempre più pieno di dolore, di ferite e di tradimenti. Maria invece lo vuole impegnare sulle Scritture, sul saper leggere e scrivere, cercando con dolce fermezza di tenerlo lontano dalla vita qualunque di un ebreo del suo tempo.

Maria e Giovanni, il cugino pazzo, amato e in qualche modo temuto per le sue stranezze, sembrano essere gli unici a sapere, a cercare di indirizzare Gesù verso un destino diverso.

Maria racconta sempre al figlio “la favola” della sua nascita, avvenuta in un rifugio di pastori, accompagnata da misteriosi fenomeni celesti, resa mitica dall’arrivo di potenti personaggi, venuti a portare doni favolosi al piccolo nato.

Gesù, alla ricerca della verità della sua nascita, trova solo un vecchio pastore, che neanche è arrivato a vederlo perché si è ferito in prossimità della stalla, ma che vive ancora dei regali che in tanti lasciano davanti all’edificio diroccato, come feticci di un evento magico.

Le avventure presagio del futuro

Gesù nella sua ricerca del padre vive avventure fantasiose e simboliche, nelle quali traluce sempre il presagio di un futuro, nascosto tra le righe.

Si unisce a un gruppo di poveri teatranti, che vanno di villaggio in villaggio, impara a suonare il fluato, si innamora in modo adolescenziale e in fine fugge dalle cattiverie del capocomico, ladro e malfattore, che si chiama Barabba.

Durante il suo girovagare passa per Gerusalemme, dove viene ospitato da un falegname che si chiama anche lui Giuseppe presso il quale si ferma per un po’a lavorare.

Più avanti conoscerà anche il figlio di costui, Lazzaro, e le sue sorelle, Marta e Maria.

L’autore in una bella intervista, ha affermato che “ il gioco di tutto il libro è il gioco dei due Giuseppe falegname”. 

Tutto il libro è pieno di doppi, come i due Giuseppe che non si capisce se siano o meno lo stesso uomo, così Barabba, sarà il Barabba dei Vangeli? Lazzaro sarà il resuscitato dai morti? e il Gesù che parla in prima persona, l’io che entra nel mondo e scopre sofferenze, fatiche, vitalità e bellezza 

che non immaginava, è il Gesù di Nazareth, che fu crocifisso sotto Ponzio Pilato, morì, fu sepolto e poi Risorto?

E Giuda, l’amico fraterno di Giovanni, l’unico di tutto il libro che non lo tradisce mai?

La verità “fisica” di un Dio che si è fatto uomo

Giosuè Calaciura cosa crede? Dice che Gesù ha la grande forza di un personaggio universale, senza tempo, che con una lentissima crescita prende consapevolezza; Gesù è l’uomo del “Discorso della montagna” la più bella illusione di speranza, desiderio e forza politica che sia stato mai pronunciato, purtroppo illusorio perché ci sono sempre troppi vinti, troppi prepotenti, ma anche tanta necessità di ereditare una terra migliore.

Tra le cose che mi hanno affascinato di questo libro c’è la descrizione di tanta carnalità, corporeità, verità fisica di un dio che è stato completamente anche uomo, e per questo, fino alla fine, non è mai stato certo di essere strappato alla morte, per questo ha sudato sangue, ha provato tristezza, senso di fallimento e paura, fino alla fine, quando si è fidato così tanto da rimettere il suo spirito nelle mani del Padre.

Se avesse saputo tutto, dall’inizio, sarebbe stato uno dei tanti dei, falsi e ingannatori, e non il Figlio di Dio, il Salvatore.

Insomma, un libro “terribilmente” bello.

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