Domenica di Pasqua. Gerhard Richter. Vetrata del Duomo di Colonia

Domenica di pasqua. Gerhard Richter. Vetrata del Duomo di Colonia
Aprile 20, 2025
Vita da risorti
Aprile 21, 2025
Vedi tutti

Domenica di Pasqua. Gerhard Richter. Vetrata del Duomo di Colonia

Domenica di Pasqua. Gerhard Richter. Vetrata del Duomo di Colonia

“Noi parliamo poco di resurrezione, ma soltanto per pudore; perché avvertiamo quanto rozza e imprecisa e falsa sarebbe ogni parola e ogni immagine nostra, per dire il mistero”.

Sono parole alle quali Giuseppe Angelini aggiunge un’altra diversa ipotesi circa questo silenzio: la resurrezione non ha posto, nemmeno nel cristianesimo “vissuto”, perché di esso si prendono le cose più accettabili (amore, uguaglianza, perdono) e si tralasciano quelle imbarazzanti, che sarebbero decisive ma sono immaneggiabili e, appunto, indicibili. Soprattutto appaiono impossibili da credere.

Davanti alla morte ogni parola è stonata, grossolana, inopportuna.

Quali immagini si possono cercare, del resto, per ciò che nessuno può vedere: Dio, la resurrezione, l’amore autentico? 

Nel Vangelo di Giovanni il mistero di Gesù Risorto è suggerito in modo discreto e pudico, con segni semplicissimi: un sepolcro vuoto, un lenzuolo divenuto inutile.

Nella luce che attraversa la notte, tutta la liturgia della veglia di Pasqua raccoglie la storia dell’umanità che vive nelle tenebre e nell’ombra di morte, in attesa. È quella luce che troviamo all’origine del mondo e in ogni racconto di nascita, un bagliore che irrompe, illumina e dà la vita.

Già un’altra volta abbiamo guardato la grande Vetrata di Gerhard Richter nel Duomo di Colonia.

72 diversi colori per 11.500 tessere di vetro colorato: l’immagine impossibile dell’umanità e di Dio, della resurrezione e del paradiso.

Arriva dall’alto questa luce, accende e attraversa le infinite vite, che sono una accanto all’altra, una necessaria all’altra. Poi si riverbera e si rifrange, restituita da ognuno in modi sempre nuovi e sorprendenti, infiniti e mutevoli.

La nostra esistenza ci appare tante volte spenta, destinata a passare, inutile come uno scuro vetro opaco. Soltanto l’amore l’accende, le dà voce.

“Ci parlavamo l’uno dell’altra, l’uno all’altra
Senza che nessuno dei due parlasse – …”

(Emily Dickinson)

Come gli incontri più veri, anche quello con Dio, con la nostra vita e con la sua resurrezione, può essere un silenzioso, interiore dialogo amoroso. Luminoso e vivo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


Il periodo di verifica reCAPTCHA è scaduto. Ricaricare la pagina.