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“Sono ateo”

L'elezione di papa Prevost ha provocato commenti di ogni tipo.
Anche commentatori laici hanno contribuito.
Molti di questi commenti hanno cominciato con una affermazione significativa: "Sono ateo"

L'interesse per l'elezione del nuovo Papa è stato straordinario. Anche per la quantità: in alcuni casi giornali laici come il Corriere e La Repubblica hanno dedicato al conclave e alla figura del nuovo Papa molte pagine.

I commenti "da fuori" e l'interesse per la Chiesa

Molti di questi commenti sono iniziati con un’affermazione singolare. Il giornalista o l’esperto inizia con una dichiarazione: “Sono ateo”. Poi, spesso, corregge l’affermazione di inizio con un “ma”: ma sono interessato/a, ma mi sento di dire che…, ma si deve riconoscere che la Chiesa ha un ruolo importante, ma sono stato innamorato/a di papa Francesce. Eccetera eccetera. 

Il ritornello, con le sue indefinite varianti, dice, o meglio: suggerisce, alcune verità. Una soprattutto: esiste un variegato interesse per la Chiesa, a prescindere. A prescindere soprattutto dall’appartenenza: l’ateo sta fuori ma si interessa a quello che avviene dentro. E quello che è avvenuto dentro in questi giorni è il più ecclesiastico e il più ecclesiale degli eventi: l’elezione del nuovo Papa. E si capisce: se uno, anche ateo, si interessa della Chiesa, si interessa, e molto, di colui che la comanda.

Oddio: meglio: che la presiede, che la governa, che la guida… Ecco: i verbi che in teoria dovrebbero descrivere quello che fa il Papa, dicono anche, di traverso, chi è il Papa. Quindi, scegliere uno di quei verbi, significa anche scegliere che Chiesa si vuole. A questo punto, l’ateo che parla della Chiesa fa un po’ il teologo, esterno ed estraneo finché si vuole, ma teologo: dice che Chiesa vuole, appunto. 

Il "teologo" ateo

Ma è possibile parlare di quello in cui non si crede e quindi fare il teologo quando si è ateo? Certo che si può e, in effetti, molti l’hanno fatto e lo stanno facendo. Nessuno, ovviamente, può chiedere loro di non farlo. Ma una cosa si può e si deve chiedere al teologo ateo: che si accorga di farlo e che ne accetti le conseguenze intellettuali che ne derivano.

Lo scorso 2 maggio ho partecipato, nel cortile della biblioteca Caversazzi, all’incontro con Michele Serra che ha presentato il suo volume: Osso, anche i cani sognano. Libro interessante, interessante la presentazione, interessante quello che Serra ha detto presentando il libro e poi, dopo, dialogando con Daniele Rocchetti. 

Anche Serra ha affermato: “sono ateo”. E ha proseguito con il suo “ma” dove ha spiegato la sua posizione: sono interessato a quello che la Chiesa fa fuori, non a quello che pensa dentro perché, ha spiegato, sono ateo. Quello che la Chiesa fa fuori è il suo impegno per la pace, per gli ultimi, gli immigrati… 

Quella che la Chiesa fa fuori e quello che pensa dentro

A questo punto, per via della mia deformazione professionale, ho incominciato ad arrovellarmi su quel “ma”. E’ possibile fare quella distinzione così chiara, così evidente? In effetti, quello che la Chiesa fa “fuori” dipende da quello che fa e pensa “dentro”. Papa Francesco ha condannato la guerra e sostenuto la causa dei poveri non per uno sfizio personale, ma perché tutte quelle sensibilità vengono dal Vangelo. Non può disprezzare i poveri la gente che crede nel Dio che si è fatto uomo. La forza di quella testimonianza viene da quella fede. E’ la vicinanza del Vangelo che detta la vicinanza ai poveri. Se cambia la misura di quella vicinanza, cambia la Chiesa. La Chiesa povera per i poveri è diventata talvolta la Chiesa forte con i forti. E una Chiesa della forza è esistita, una Chiesa così forte che molti hanno dubitato che fosse ancora Chiesa. 

Il rischio di una posizione come quella di Michele Serra è una specie di clericalismo laico: non ci credo quindi non mi interessa. Un clericalismo laico che fa da contraltare a un clericalismo ecclesiastico, il quale decide di chiudersi nelle sue certezze religiose e di fronte al mondo dice la stessa cosa: non mi interessa.

A quel punto, tutti ci perdono: i laici che non si interessano a una ispirazione religiosa della vita che dà spessore a tutti gli impegni, i clericali che non vedono il mondo e i suoi drammi che danno carne alla fede. 

1 commento

  1. Illuminante spero per nipote Alberto, Serra amato già dal padre mio fratello, che mi vuole con lui e la sua ragazza questo weekend a Romena.
    Manderò un pensiero a voi a San Martino
    Enrica

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