Tra progetti discutibili e baruffe di gestione, l’attuale dibattito che coinvolge l’Accademia Carrara crea difficoltà alla “cosa” più bella che c’è in Bergamo, proprio in questi tempi grigi dove sarebbero utili luminosi esempi di civismo.
La Carrara è un’eccellenza della Città; ai tempi si diceva che Bergamo avesse due realtà fuori scala in rapporto al suo essere modesta Città di provincia: l’Atalanta in serie A, e l’Accademia Carrara con i suoi capolavori: adesso l’Atalanta è all’apoteosi, la Carrara impantanata in questioni di vertice.
All’origine della Carrara – meglio non dimenticarlo – c’è un luminoso esempio di civismo dei padri.
La Carrara nasce come scuola con le opere d’arte che fanno scuola insieme ai professori. Benefattori la creano e la portano avanti; il primo è il Conte Carrara:
1775, 5 maggio
Acquisto da me Giacomo conte Carrara… stabile con case et ortalia detto la Campana posta in Borgo S. Tomaso nella vicinia di San Michel del Pozzo Bianco’… per trasformare la detta casa in galleria e scuola di disegno…
Poi via via tanti altri donatori. Spesso succederà che le cose più belle delle case dei bergamaschi arrivino in Carrara; cose spesso selezionate dal gusto e dall’ “occhio” – non dal potere d’acquisto. Arrivano anche frammenti e opere anonime, di prezzo contenuto ma di qualità, che stimolano studi e riservano scoperte facendo della Carrara un laboratorio di ricerca.
Il Comune di Bergamo è tra i più recenti “benefattori”; nel 1958 entra nella titolarietà della Accademia Carrara e il patrimonio dell’istituzione diventa pubblico: inizia una nuova storia.
Ancora nei primi anni sessanta in un borgo periferico, dove residenze di stantio lignaggio si alternano a stabili mal messi e mal abitati, il palazzo neo classico dell’Accademia Carrara si presenta imponente, ma discosto.
La biglietteria è anche la casa del custode; il visitatore è accolto da panni discretamente stesi ad asciugare, dalla ciotola sbrecciata con la pappa del gatto e da profumi di pietanze.
Fatti pochi passi sulla ghiaia, la scena si nobilita di colpo: una sfilata di statue, bagliori di cornici dorate, patine lumeggiate di antiche radiche e fughe di sale con appesi dipinti inimmaginabili, Pisanello, Mantegna, Lotto, Raffaello, Tiziano, Canaletto…davanti la galleria, in fondo al cortile la scuola con la facciata affrescata dalle esercitazioni degli allievi.
Accademia evoca il luogo dove Platone iniziò il suo insegnamento e Aristotele seguì le sue lezioni; è il luogo dove si curano le arti, santuario delle Muse. La denominazione è impegnativa e il Comune di Bergamo eredita un patrimonio e anche una impegnativa missione da portare avanti.
Dal 1958 ad oggi la Carrara è “decollata” (anche l’Atalanta, in differente ambito) con mostre notevoli, relazioni e scambi internazionali, restauro e riallestimenti che ne hanno rinnovato – secondo alcuni, stravolto, ma è difficile accontentare tutti, soprattutto nell’ambito della storia dell’arte – l’immagine.
Da istituzione ben nota alla ristretta comunità blasonata degli storici e dei cultori d’arte, diventa bene culturale (però il termine “bene” si addice all’economia più che alla cultura) ostentato e spedito (commercializzato) in molte parti del mondo.
La cultura costa, in particolare la Carrara ha costi di gestione consistenti: chi deve pagarne le spese? Chi ha l’onere e l’onore delle sue scelte gestionali?
L’articolo 9 della Costituzione sancisce:
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
L’onere è della Repubblica che è costituita da Comuni: quindi onori e oneri appartengono al Comune di Bergamo.
Col nuovo secolo si diffonde la modalità di gestione di “beni” culturali pubblici attraverso “fondazioni”: anche il Comune di Bergamo dall’anno 2016 demanda la gestione della Carrara a una fondazione.
Dalla presentazione in rete:
Fondazione Accademia Carrara è, più di tutto, una sfida.
È la volontà di affidare la gestione di un patrimonio pubblico, di immenso valore, ad una governance con spiccata vocazione privatistica.
È il desiderio di far convivere…conservazione e di valorizzazione… attraverso una gestione manageriale oculata e attenta ai dati di bilancio.
…attrattività rispetto alle diverse componenti sociali e imprenditoriali del territorio, che possono guardare alla Carrara come ad una opzione, concreta e prestigiosa, d’investimento…
I destinatari previlegiati del patrimonio culturale – eredità immateriale dei padri, non bene economico – sono i cittadini che lo abitano (i turisti paganti vengono dopo).
Attenzione ai prestigiosi investimenti: “chi paga i suonatori impone la musica”.
Un museo – si riduce a deposito – importantissimo per la conservazione delle memorie – se le opere non prendono “vita”: sono gli sguardi che le animano; devono essere mosse per dialogare con altre opere, altre realtà.
La Città e il territorio bergamasco conservano notevoli e numerose opere d’arte che rappresentano un potenziale, silente, museo diffuso; l’Ente pubblico più autorevole e competente del territorio, la Carrara, potrebbe animarlo con relazioni interistituzionali e progetti per una “cultura popolare” dove le immagini e la storia dell’arte – con la loro coinvolgente forza empatica entrino nel quotidiano, nel territorio, con linguaggi semplici, iniziative partecipate, volontariato culturale – contribuiscano alla ricerca di bellezza, all’espressione dei sentimenti, alla coscienza civile.
In particolare i beni culturali ecclesiastici diventano interlocutori previlegiati di questi potenziali progetti che restituirebbero all’arte sacra la sua storica funzione di educazione popolare.
Prima mostra memorabile che ha dato alla Carrara risalto internazionale
“Lorenzo Lotto – genio inquieto del Rinascimento” – 1998
Per il Giubileo – anno 2000 – risultato di una importante rete di collaborazione – la mostra
“La luce del vero”
(A proposito – Quali progetti per il prossimo Giubileo “della speranza” – anno 2025????)
Piccolo esempio di virtuosa collaborazione
”Agar nel deserto”
Commissionato dai fabbriceri della Basilica di Alzano al Piccio, il dipinto fu consegnato nel 1863 e subito rifiutato da parte della Commissione della Diocesi di Bergamo. Venduta sul mercato, è confluita in Carrara per donazione nel 1990.
Attualmente è ricollocata nella Basilica di Alzano proprio nella sua originaria destinazione, la Cappella del Rosario, in temporaneo prestito dalla Carrara.
La bella storia continua.