
Solo ed esclusivamente:
I gesti dei dimostranti “Just stop oil” nei musei invitano ad un diverso sguardo sull’arte, evocano la relazione stretta tra arte e Creato, il Creato appunto sotto attacco!
Il destinatario del gesto è il potere globale del denaro, del prestigio di stati e istituzioni, di banche, di SpA, dell’informazione, dell’idolatria dello sviluppo a tutti i costi, degli stereotipi della cultura di massa, del mercato dell’arte, dei flussi del turismo globale, dei modelli di vita, ecc…;
Colpire i capolavori significa denunciare un sistema di consolidati pseudo valori
Il potere usa da molti secoli l’arte per paludarsi di nobiltà e di cultura e i capolavori sono diventati globali: circolano prestati in originale per i musei del mondo (senza badare ai potenziali rischi) e le loro immagini sono nel consumo di massa.
Colpire i capolavori significa denunciare un sistema di consolidati pseudo valori.
(Nella storia dell’arte moderna e contemporanea sono molti, vari e affascinanti gli attacchi al sistema dell’arte / potere; sono però opera di artisti. I gesti di questi “imbrattatori” invece sono pensati e agiti da un popolo giovane!)
Il Creato è da sempre la fonte dell’arte e delle culture. I grandi creativi, cioè gli autori dei capolavori, interpretano il Creato, lo illustrano e lo rinnovano; se soffoca il Creato, anche l’arte langue.
Quale arte, bellezza, verità potrà scaturire dalle speranze annebbiate nei fumi di smog?
I gesti recenti di questi attivisti per l’ambiente, in modi tra commedia e farsa, in fondo non fanno che anticipare distruzioni da tempo già in atto di cose, luoghi e, soprattutto, bellezza.
Gli imbrattatori di questi giorni non gettano vernici o fanghi, ma cibi; il gesto, anche se si tratta di cibi industriali frutti di natura violentata, è come un voler nutrire il capolavoro… per rimetterlo nel circolo della vita…
Si tratta di cibo già negato a molti, in futuro sempre più artefatto, scarso, spesso sprecato.
Gli imbrattato non gettano vernici o fanghi, ma cibi
Con il gesto dell’imbrattare lo sguardo sul capolavoro forzatamente diventa sguardo sullo spreco, drammatizzazione di incombente catastrofe; anche affermare che l’arte, nutrimento dell’anima, viene dopo: pima c’è la fame.
Alla fine gli imbrattatori puliscono. Il gesto di lavare il vetro che protegge i Van Gogh, di pulire pareti e pavimenti intorno, sa già di espiazione, evoca una ben più profonda volontà di purezza.
Quindi non barbarie, ma estremo recupero di bellezza.
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