L’articolo di Daniele Rocchetti offre una grande opportunità per andare al cuore di problemi cruciali per la Chiesa e per le comunità. Una delle cause del malessere dei preti che viene più frequentemente riportata è l’essere subissati da impegni e responsabilità. A soluzione di questo effettivo problema invocano il supporto di laici volonterosi e competenti.
Il nocciolo della questione sta veramente lì o piuttosto in una visione delle comunità, delle parrocchie che non è rispettosa della loro identità.
Il parroco è legale rappresentante e amministratore unico della parrocchia e dunque ha pieni poteri e inevitabilmente ne ha la responsabilità con gli oneri che ne conseguono. Il potere pesa ma permette di comandare. E’ questo che veramente i preti vogliono? Molto radicalmente chiedo: ha senso che la chiesa locale, la parrocchia, non sia in qualche misura concreta della comunità che ne è parte viva e stabile (il parroco se ne va, i fedeli restano)? O il Sinodo permetterà di sciogliere anche questi nodi o si risolverà solo in lodevoli esercizi ascolto.
Più volte viene detto che le Fraternità Presbiterali non riescono a svolgere quella funzione di compartecipazione e di condivisione tra i preti che dovrebbe essere il loro specifico. Viste dall’esterno la domanda che mi pongo è questa: “Le fraternità sono faccende che riguardano esclusivamente i preti oppure, essendo comunque delle istituzioni ecclesiali costituite dai presbiteri delle parrocchie, dovrebbero in qualche modo interessare anche i parrocchiani?” Sono entrate in vigore nella nostra diocesi nel 2018.
In questi 5 anni c’è stato un parroco che si è sentito in dovere di riferire alla sua comunità come stava andando la Fraternità di cui faceva parte? Magari le madri e i padri di famiglia tanto invocati dai preti stessi, che un po’ di esperienza nel convivere ce l’hanno, potrebbero dare qualche buon consiglio. Ma le Fraternità sono faccende esclusive dei preti, che in genere non sono così ben disposti a chiedere consiglio per la propria vita ai laici; questo meccanismo funziona esclusivamente nella direzione contraria.