Sinodo. Si riparte. Con il piede sbagliato

Gli scontri a destra, la novità a sinistra
Ottobre 2, 2022
Un mescolamento di terra
Ottobre 4, 2022
La sinodalità raccomandata dai documenti ufficiali
La sinodalità messa in atto in quel di Bergamo
E’ un po’ diversa

Con una scelta che si è differenziata rispetto alla grande maggioranza delle altre diocesi italiane, il cammino sinodale del primo anno della diocesi di Bergamo non ha coinvolto le parrocchie ma si è rivolto preferenzialmente ai movimenti e alle associazioni.  

Ora, con l’avvio del secondo anno, è finalmente la volta anche dei molto più numerosi laici delle parrocchie e anche di tutti coloro che in qualche modo afferiscono al mondo ecclesiale e non possono essere classificati in base ad una appartenenza specifica. 

“Tutti e ciascuno possano partecipare”

Sul come condurre questa seconda tappa del percorso, che si svolge secondo la stessa traccia fino ad ora percorsa – ovvero continuando la fase di “Ascolto” – ci vengono in aiuto alcuni documenti preparati dal Coordinamento Diocesano del Cammino Pastorale.

Occorre a questo punto ricordare le intenzioni e le finalità di questo sinodo sulla Sinodalità. Come recita il documento preparatorio “Per una chiesa sinodale” redatto dal sinodo dei vescovi:

La sinodalità rappresenta la strada maestra per la Chiesa, chiamata a rinnovarsi sotto l’azione dello Spirito e grazie all’ascolto della Parola. La capacità di immaginare un futuro diverso per la Chiesa e per le sue istituzioni all’altezza della missione ricevuta dipende in larga parte dalla scelta di avviare processi di ascolto, dialogo e discernimento comunitario, a cui tutti e ciascuno possano partecipare e contribuire. 

A proposito dei  “tutti e ciascuno”  si precisa:

 “E’ necessario adoperarci al massimo per coinvolgere in modo significativo il maggior numero di persone possibile, in particolare quelle ‘nelle periferie’ che sono spesso escluse e dimenticate. In questa luce, l’obiettivo di questa fase diocesana è di consultare il Popolo di Dio affinché il processo sinodale si realizzi attraverso l’ascolto di tutti i battezzati.

Un’attenzione particolare deve essere dedicata a coinvolgere le persone che corrono il rischio di essere escluse: donne, portatori di handicap, rifugiati, migranti, anziani, persone che vivono in povertà, cattolici che praticano raramente o non praticano mai la loro fede, ecc. per coinvolgere altri che hanno opinioni diverse dalle nostre. Dio spesso parla attraverso le voci di coloro che possiamo facilmente escludere, emarginare o sminuire.

Dobbiamo sforzarci in modo speciale per ascoltare coloro che possiamo essere tentati di vedere come non importanti e coloro che ci costringono a considerare nuovi punti di vista che possono cambiare il nostro modo di pensare.”

A Bergamo il “tutti e ciascuno” è solo formale

Impegnarsi a compiere ogni sforzo necessario per coinvolgere tutti i battezzati non è dunque un’opzione per questo cammino sinodale ma una precisa richiesta, una priorità. Preoccupiamoci insomma di trovare i modi per incontrare e dare parola al vasto e variegato popolo di Dio così come è oggi, vivo e presente sui nostri territori, evitando di porre prerequisiti o condizioni che possano impedire o anche solo rendere meno facile l’incontro e dunque l’ascolto del “maggior numero di persone possibile”.

Una raccomandazione che stride palesemente con le indicazioni contenute nel Vademecun Integrale del Cammino Diocesano  recentemente messo a disposizione sul sito della diocesi, che verrà presentato il prossimo 4 Ottobre. Nel documento “Convocazione Incontri Sinodali” si legge:

È bene che ogni Incontro sinodale sia pubblicizzato, comunicato negli avvisi parrocchiali e lasciato aperto a tutti coloro che vorranno parteciparvi. Sarà però premura del Parroco con il Consiglio pastorale parrocchiale (per le parrocchie), e del Moderatore con l’Equipe dell’Unità pastorale (per le UP) fare in modo che, ad ogni incontro sinodale, siano presenti almeno queste figure:  

una coppia di sposi
un presbitero
un diacono permanente (ove presente sul territorio)
un/a consacrato/a (ove presente sul territorio)
un giovane
un membro di una associazione/un movimento ecclesiale 
un amministratore locale
un membro di una associazione di volontariato/culturale non ecclesiale

Inoltre, “Ogni gruppetto dovrebbe essere formato da una decina di persone”.

La buona intenzione di lasciare aperti gli incontri a tutti coloro che vorranno parteciparvi appare esclusivamente formale e tradita nella sostanza. Su un gruppo di una decina di persone 9 di quelle sopra elencate sono appartenenti a “categorie” predefinite. Che senso ha richiedere una tale composizione?

Se ci sono dieci cristiani, adulti, laici, magari sposati ma che non partecipano all’incontro con il/la coniuge, che non fanno parte di associazioni e non sono amministratori locali, si devono organizzare 10 incontri diversi per permettergli di parteciparvi uno alla volta? Perché devono esserci un presbitero, un consacrato/a ed eventualmente un diacono, quando sarà sempre comunque presente un facilitatore/coordinatore laico formato a questo compito? C’è forse qualche preoccupazione sulla correttezza nello svolgimento dei lavori, si teme il rischio di qualche deriva o cos’altro? 

Vi immaginate che alle molte centinaia di incontri sinodali che si svolgeranno nella diocesi partecipi, se non sempre, nella maggior parte dei casi un amministratore locale e un membro di una associazione non ecclesiale. Ripeto, oltre che impraticabile che finalità ha? 

Puzza di pecora e profumo di incenso

Nello scorso anno alcune diocesi che si sono fortemente impegnate in questa azione di raggiungere tutti hanno tenuto degli incontri sinodali ad esempio nelle carceri, nei luoghi della movida, nelle case di riposo. A meno di trovare coppie di sposi, presbiteri, consacrati, amministratori, ecc. stabilmente operanti o residenti in questi luoghi vedo molto difficile  tenervi degli incontri sinodali, a meno del singolo episodio giusto per poter dire che siamo stati anche lì. E con i migranti, i rifugiati come la mettiamo?

Una volta che c’è un coordinatore formato che fa da referente cosa altro serve per uscire ed andare ad incontrare e ascoltare tutti quelli che hanno il desiderio di intraprendere questo cammino? Certo, questa apertura espone a rischi. C’è il rischio che non si rimanga nella traccia proposta, che si sconfini, che ci si focalizzi su temi specifici, magari divisivi,  perdendo di vista il tema centrale della sinodalità. C’è il rischio di ritrovarsi a puzzare di pecora. Per non correrlo è meglio profumare di incenso?

Leggi anche:
Vavassori 1
Vavassori 2
Rocchetti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


The reCAPTCHA verification period has expired. Please reload the page.