Il sinodo e la Chiesa locale. Appuntamento mancato

“Non è roba per te”. Confessioni di un prete “inadatto”
Giugno 13, 2022
Rocchetti/Dove sta la tua sintesi, lì sta il tuo cuore. A proposito delle omelie
Giugno 16, 2022
Vedi tutti

Il sinodo e la Chiesa locale. Appuntamento mancato

In alcune diocesi ha avuto luogo un primo confronto “dal basso"

Il Sinodo, tanto raccomandato da Papa Francesco
ha concluso, nella diocesi di Bergamo, la sua prima fase “dal basso”.
Considerazioni

Con la pubblicazione del Documento di Sintesi e il suo invio all’Assemblea del Sinodo dei vescovi si è conclusa anche per la nostra diocesi una prima tappa del cammino sinodale.

Quello che si doveva fare

La “fase dell’ascolto”, che si riproponeva di

…favorire un ampio processo di consultazione per raccogliere la ricchezza delle esperienze di sinodalità vissuta… coinvolgendo i Pastori e i Fedeli delle Chiese particolari a tutti i diversi livelli…

L’intenzione, come riporta sempre il Documento Preparatorio del Sinodo, era che;

Qualunque siano le circostanze locali, i referenti diocesani sono invitati ad adoperarsi per la massima inclusione e partecipazione, cercando di coinvolgere il maggior numero possibile di persone, in particolare quelle ‘nelle periferie’ che sono spesso escluse e dimenticate.

Consapevoli che è stato percorso solo un tratto del cammino di consultazione “dal basso”. è tuttavia possibile e opportuna qualche prima considerazione.

II popolo di Dio, grande assente

Il documento contiene veramente molte indicazioni importanti e preziose sulle quali dovremo ritornare a riflettere. Per ora mi limito a considerare alcune delle criticità emerse durante questa fase.

La prima è che la consultazione è stata ben lontana dal raggiungere l’importante, a mio parere imprescindibile, obiettivo della massima partecipazione e coinvolgimento del maggior numero possibile di persone.

A questa mancanza concorrono più cause. Per cominciare dobbiamo considerare che la consultazione è stata fortemente autolimitata fin dal principio. Il documento di sintesi della diocesi riconosce fin dal preambolo che

Per sua stessa volontà e con la consapevolezza dei limiti derivanti da questa scelta, in questo primo anno della “fase narrativa” si è deciso di non coinvolgere direttamente “a tappeto” tutte le 389 parrocchie della Diocesi.

La stessa Visita pastorale – che al momento ha interessato quasi un terzo del territorio diocesano e che si concluderà nel maggio 2026 – costituisce un’occasione preziosa di ascolto della vita effettiva delle comunità parrocchiali, grazie in particolare al materiale preparatorio che i singoli Consigli pastorali mandano al Vescovo prima del suo arrivo e alle Lettere di restituzione che questi invia alle parrocchie dopo il suo passaggio. Ciò non ha precluso alle parrocchie (e unità pastorali) che lo hanno desiderato di lavorare sulla traccia proposta per il Cammino sinodale e di far pervenire alla Segreteria il proprio contributo.

Una scelta che, in contraddizione con quanto auspicato nel documento preparatorio, di fatto non ha dato voce alla gran parte del popolo di Dio bergamasco.

Non bisogna nascondere che i laici delle parrocchie sono stati zitti, non si è sollevato un coro di protesta per essere stati lasciati ai margini ed anzi nemmeno un sommesso mormorio.
Il grosso fraintendimento ritengo sia stato nel ritenere che era sufficiente ascoltare solo alcune voci che potessero essere rappresentative della molteplicità, in modo da “campionare” la maggior parte delle diverse istanze che potevano emergere. Al contrario la fase di ascolto richiedeva che ci fossero tante, tantissime bocche a parlare e ancora di più orecchie ad ascoltare. Orecchie vive e presenti, fratelli nella fede che ti guardano mentre parli e non un ascolto per delega o tramite la lettura di un resoconto.

Non è avvenuto un “cambio di stile”

Ottimo che le visite pastorali mettano in atto la fase narrativa ma questo non sostituisce l’ascolto condotto capillarmente e personalmente in ogni parrocchia e realtà ecclesiale del territorio. L’ascolto prima che essere finalizzato alla raccolta di esperienze, pensieri, opinioni ha lo scopo di far sentire chi è interpellato importante per la vita della comunità ecclesiale e in tal modo di risvegliare il suo desiderio di esserne partecipe in modo attivo. Ti pongo queste domande perché il tuo parere conta al fine di immaginare la forma e il contenuto della Chiesa che verrà e che insieme stiamo provando a ridisegnare.

Altrimenti la fase narrativa si risolve nella stesura del documento di sintesi, piuttosto che in un cambio di stile, di prassi pastorale, nel favorire il «far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani”, come auspica papa Francesco.

Mi chiedo se il primo esercizio di sinodalità non poteva consistere proprio nel chiedere a loro, ai fedeli (e non ai parroci che gravati da tanti impegni pastorali hanno magari visto di buon grado di essere sollevati da questo uleriore incarico) se ritenevano appropriata la scelta di non essere interpellati fin da ora.

I laici non si sono mossi

In secondo luogo la possibilità lasciata aperta alle singole parrocchie di lavorare comunque sulla traccia del cammino sinodale si è rivelata ancor più critica. Il tentativo, che io stesso ho sostenuto e al quale ho partecipato, di avviare dei tavoli sinodali attorno ai quali far sedere dei piccoli gruppi di laici per rispondere alle domande proposte dal Documento Preparatorio ha dato esiti numericamente impercettibili. E’ stato comunque un esperimento utile perché ha messo in luce almeno un aspetto rilevante.
Anzittutto è emerso che senza l’avvallo esplicito e il coinvolgimento diretto del proprio parroco i parrocchiani di fatto non si sono presi la responsabilità di lavorare sulla traccia proposta sebbene non gli era affatto precluso e potevano a pieno titolo sentirsi liberi di muoversi autonomamente.

A testimonianza di una dipendenza del laicato, specialmente quello meno giovane, nei confronti del clero profondamente radicata che rivela come l’assunzione di ruoli e responsabilità non la si improvvisa. Anche per questo motivo è essenziale che un percorso di sinodalità intrapreso seriamente si prenda carico di una fase di trasformazione che sarà sicuramente lunga e che pertanto deve essere avviata per tempo.

Il tempo che c’è ancora e quello che non c’è più

E’ chiaro che l’obiezione più immediata a queste mie critiche è che se anche ci sono stati questi rinvii e parzialità c’è comunque tempo per recuperare. Il sinodo durerà ancora per anni e in ogni caso lo stile sinodale dell’ascolto di tutti rimarrà e diventerà sempre più prassi nella nostra vita ecclesiale. Rimarco però che l’invito del Papa a indire il Sinodo della Chiesa italiana risale a convegno di Firenze del 2015 e l’annuncio ufficiale che si sarebbe tenuto è del Maggio 2021. Non è arrivato esattamente come un fulmine a ciel sereno.

Il tempo per preparare adeguatamente e avviare la fase di ascolto per tutti c’era, come d’altra parte è testimoniato dal fatto che nella maggior parte delle diocesi in Italia la fase di ascolto ha riguardato fin da subito anche le realtà parrocchiali e in alcuni casi anche quei “territori” ai limiti della Chiesa.

A distanza di 8 mesi dall’inizio del sinodo e a completamento del documento di sintesi per gran parte dei fedeli della nostra diocesi rimane un oggetto semi sconosciuto. Al di fuori della cerchia limitata dei cristiani impegnati come operatori pastorali, la conoscenza del sinodo si limita all’articolo che qualcuno ha letto sul bollettino parrocchiale. Stiamo parlando di percentuali molto ridotte rispetto a tutti coloro che in varia misura si sentono parte della comunità ecclesiale.
Voglio ricordare quanto diceva in un articolo pubblicato in occasione dell’avvio del cammino sinodale il teologo Pierangelo Sequeri:

Senza questa sinodalità (e si riferiva all’ascolto del popolo di Dio e dello Spirito Santo) la Chiesa non è semplicemente meno simpatica: si corrompe. La sinodalità ecclesiale deve purificarci dall’orrore e restituire l’onore a questa immensa teoria di gente delle beatitudini, e riconsegnarle il testimone della rappresentanza e della rappresentazione della Chiesa. Dobbiamo chiedere perdono di averli selezionati e trascurati, invitandoli ai primi posti a tavola.”

Se ci crediamo, è ora di darsi da fare.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


The reCAPTCHA verification period has expired. Please reload the page.