Parrocchia e dintorni. Impressioni e pareri

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Un amico imprenditore paragona la sua azienda, dove ci si confronta molto, con la sua parrocchia, dove ci si confronta poco.
Avviene che il parroco “non sente la necessità” di trovarsi. Ma perché non sente la necessità?

Lunga chiacchierata con un amico imprenditore. Non fa parte né della parrocchia dove mi trovo oggi, né in quelle in cui mi sono trovato nel passato. Per essere precisi, si deve precisare che si tratta di un ex-imprenditore. Si sta godendo la sua pensione, felice di essere pensionato e felice di non avere più le preoccupazioni del lavoro.

L’imprenditore (poco) impegnato in parrocchia

L’ex-imprenditore in questione, però, non è solo ex-imprenditore e non è stato solo imprenditore. E’ stato ed è tuttora impegnato nella sua comunità parrocchiale. Gli è sempre venuto spontaneo paragonare il suo stile di portare un’azienda con lo stile – o gli stili – con cui si portano avanti le parrocchie. Nel caso dell’amico il confronto è con la sua parrocchia, ovviamente, dove era quando faceva l’imprenditore e dove è tuttora da imprenditore in pensione. 

La “fraternità” di un’azienda e la poca fraternità di una parrocchia

La sua attenzione mette a fuoco un aspetto del suo lavoro che è, nella sua azienda, fondamentale: il confronto, lo scambio, la concertazione. I problemi sono complessi, mi assicura: gli aspetti tecnici, quelli economici, i rapporti con il territorio… Non si tratta soltanto del consiglio di amministrazione. È qualcosa di più continuativo, di più dettagliato e quindi molto più frequente. Difficile risolvere tutto da solo, infatti. Gli rispondo citando, a mia volta, la notizia di un’altra azienda di mia conoscenza, dove i responsabili passano quasi tutta la mattinata di lunedì a discutere i problemi che interessano il loro lavoro.

Il mio amico mi fa notare, da buon cattolico, che questi continui confronti li ha sempre visti non come semplici necessità tecniche ed economiche, ma anche come una forma particolare di fraternità. Usa la parola “fraternità”: un po’ troppo cattolica per un’azienda, gli faccio notare. Mi risponde con una osservazione interessante. Ci si trova, ammette, per affrontare e risolvere problemi pratici, tecnici, economici… Ma ci si trova. 

Qualche parroco pensa che i consigli pastorali sono una perdita di tempo

A quel punto spara la sua cannonata pastorale. Io imprenditore sento la necessità di trovarmi per un motivo molto terra terra: produrre qualcosa per vendere e produrre benessere per me e per i miei dipendenti. Ora nella Chiesa la fraternità non è uno strumento per produrre qualcosa, ma è la sua stessa ragion d’essere (gli ricordo, infatti, che il termine “Chiesa”, dal greco Ekklesìa, significa “assemblea”). Come mai il mio parroco, mi dice, pensa che il consiglio pastorale è una perdita di tempo, il consiglio per gli affari economici è una zavorra inutile? Bontà sua, il parroco in questione dice che ci si potrebbe trovare, al massimo, un paio di volte all’anno e amen!   

I confronti fraterni nella Chiesa non sono un lusso perché la fraternità è al cuore della Chiesa

Questo un piccolo capitolo della nostra chiacchierata. (Sì, perché tutte le volte che ci si trova si rifonda insieme la Chiesa. E la gioia di questa privata rifondazione compensa la mestizia nel constatare che poi la Chiesa resta (quasi) sempre la stessa e non si rifonda (quasi) nulla). 

Dopo la chiacchiera ripenso, tra me, per trovare a mia personale consolazione, il motivo per questa difficoltà a trovarsi. Non si sente la necessità di trovarsi per quale motivo? 

Per parlare di quello che avviene bisogna accorgersi che avviene

Prima possibile risposta: non se ne sente il bisogno. Ma, allora, si deve semplicemente spostare la domanda. Come mai non se ne sente il bisogno? Risposta possibile in teoria, che si spera impossibile di fatto: perché non succede niente.

Non succede niente o non ci si accorge veramente che succede qualcosa? Tra una decina di messe, funerali, eventi di vario tipo… E poi, la parrocchia mio vasto mondo, si guarda attorno e noi qui credenti, ci chiediamo che cosa significa la guerra in Ucraina, i disordini in Niger, la Giornata Mondiale dei Giovani che è appena finita e, magari, qualche ragazzo della parrocchia o delle parrocchie vicine ci è andato…

Tutti questi eventi mi toccano. Ci toccano. Possibile che su tutti questi eventi, alcuni direttamente ecclesiali, una Chiesa locale non abbia niente da dire, niente da pensare, niente da fare? E’ ancora Chiesa una parrocchia che si sente così poco Chiesa?

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