Papa Francesco. Morire a pasqua

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La sorpresa dolorosa per la morte di papa Francesco.
La malattia, la debolezza del Papa e le debolezze della Chiesa.
L’intreccio misterioso di morte e risurrezione del Papa e della liturgia di questi giorni

Sono le nove. Sono da parenti fuori Bergamo. Mi telefona Rocchetti e mi chiede se possiamo dire qualcosa di nostro sulla morte di Papa Francesco. Non sapevo ancora nulla: l’ho saputo così.

La dolorosa incredulità

Credo che tutti noi abbiamo il nostro personale modo di raccontare come l’abbiamo saputo. Tutti, più o meno, siamo rimasti increduli. Si sapeva che Francesco non stava bene, ma stava meno peggio, aveva moltiplicato le sue apparizioni in pubblico e tutti ci eravamo convinti che si andava verso una faticosa guarigione. Nessuno poteva immaginare di incrociare una notizia simile in una svagata mattina di pasquetta. E invece.

In fondo, la stessa sorpresa di fronte alla notizia è figlia diretta della speranza che si era elaborato nei giorni scorsi. Tanto più si sperava ieri, tanto più si è sorpresi e delusi oggi. 

Papa Francesco debole, la Chiesa debole

Così mi sono ritrovato a pensare a che cosa significa per me, per noi credenti, questa morte e questa coincidenza. La malattia del Papa aveva messo in mostra la sua fragilità, che era scontata, certo, viste età e malattie.

Ma, nonostante tutto, molti di noi avevano messo in rapporto la fragilità del Papa malato con la fragilità della Chiesa. Una semplice coincidenza, certo, ma significativa: anche la Chiesa, infatti, soffre di molte e varie debolezze: dagli scandali della pedofilia, alle difficoltà di parlare agli uomini di oggi, ai giovani soprattutto, ai molti aspetti datati di liturgia, della catechesi, della stessa teologia… E poi i preti che diminuiscono e la secolarizzazione che dilaga… Ognuno ha la sua lista e le molte liste sono, a modo loro, segno delle molte debolezze della Chiesa. La Chiesa debole e il Papa debole si richiamavano a vicenda. 

Pasqua e pasquetta. Morte e resurrezione

Questa dolorosa coincidenza si assomma a una seconda: Papa Francesco è morto a pasquetta. “Pasquetta” è il termine che le nostre abitudini sociali attribuiscono al lunedì dopo pasqua che è legato, alle gite, alle ferie, alle distrazioni primaverili. Ma, per la Chiesa di cui Francesco era il pastore, il secondo giorno di pasqua è, in qualche modo, ancora pasqua. “Solennità con ottava”, recita il calendario liturgico. E’ come se la festa chiedesse un significativo prolungamento nel tempo, otto giorni di festa. “Il mistero della Pasqua è così vasto e profondo che non saranno troppi i sette giorni di questa settimana per meditarlo e approfondirlo” (P. Guéranger). Gli otto giorni dopo pasqua sono da considerarsi come un unico giorno di festa. 

Ora, la morte di papa Francesco è avvenuta a ridosso della domenica di pasqua, alle prime luci del lunedì, in piena “ottava”, in piena pasqua, in qualche modo.  E’ un’altra coincidenza. Semmai, c’è da notare che le Chiese cristiane hanno celebrato prima la morte del Signore e poi la sua risurrezione. Papa Francesco ha celebrato prima la pasqua e poi ha dovuto affrontare la morte. Anche su questo si può “ricamare”, se si vuole. Forse per affrontare il mistero doloroso della morte è necessario, prima, sapere che la morte è vinta. Questo per papa Francesco. Ma è quello che si deve augurare per ogni donna e uomo, che, come Francesco, crede nella “bella notizia” della pasqua. 

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