L’amore possibile. Il mondo dell’omosessualità e la Chiesa

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“Di fronte alla sofferenza delle persone omosessuali lasciate ai margini delle nostre comunità ecclesiali «un pastore deve interrogarsi su come accompagnare, discernere e integrare tutti, nessuno escluso». Lo sottolinea Marcello Semeraro, già vescovo di Albano, autore della prefazione al libro di don Aristide Fumagalli (teologo morale), “L’amore possibile. Persone omosessuali e morale cristiana” (Cittadella, Assisi). Per la cronaca Marcello Semeraro è Presidente del quotidiano della CEI, Avvenire, e ha ricevuto la berretta cardinalizia da Papa Francesco, nel concistoro il 28 novembre 2020.

“Nessuno escluso”

Non sono un teologo, né un moralista, ma il libro in questione me lo sono letto tutto e secondo le mie possibilità vi lascio queste semplici riflessioni.

Interessante come il vescovo Marcello Semeraro è l’autore della prefazione del libro in questione e più interessante ancora come in questa introduzione scrive con chiarezza: un pastore deve interrogarsi su come accompagnare, discernere e integrare tutti, nessuno escluso.

Mi sembra che il libro di Aristide Fumagalli sia un eccellente testo per riuscire a comprendere come accompagnare, discernere e integrare nelle nostre comunità il mondo lgbt. Il libro in questione non procede per slogan, per principi, ma propone un’analisi attenta della questione dal punto di vista biblico, della dottrina del magistero e della proposta di una prospettiva morale che parte da un principio fondamentale. Questo: Il giudizio morale non può essere astratto ma deve far riferimento alla condizione concreta delle persone e ai risultati scientifici.

Il giudizio morale non può essere astratto ma deve far riferimento alla condizione concreta delle persone  

Il catechismo della chiesa cattolica, ricollegandosi alla Lettera della Congregazione per la dottrina della fede, La cura pastorale delle persone omosessuali (1986), definisce l’orientamento omosessuale intrinsecamente disordinato. Tuttavia lo stesso catechismo non rifiuta l’idea che l’orientamento sessuale possa corrispondere «all’identità personale della persona, esserle connaturale. Tant’è che non esige il cambiamento dell’orientamento omosessuale».

Il testo non mette in atto nessun principio, nessun arbitrio, semplicemente “… l’interazione di fattori biologici, ambientali e personali» che rimandano a fattori complessi. Tanto «che non esiste sotto il profilo eziologico e strutturale una sola omosessualità̀, bensì̀ molteplici e diverse omosessualità̀». 

Tensione verso l’ideale. Responsabilità

Mi sembra che possiamo così riassumere alcune questioni che il testo pone:

la prima questione è la seguente: l’amore omosessuale può dirsi rispettoso dell’alterità, interpersonale, fecondo, casto, responsabile e quindi cristianamente accettabile perché́ modellato sull’amore di Cristo?

Al riguardo L’autore non nega i limiti dell’amore omossessuale riguardo al tema dell’alterità, e all’”assenza della fecondità generativa” (che può essere però compensata, si spiega, da fecondità spirituale, relazionale e sociale). Considera però che oggi “una teologia più attenta alla vicenda personale, considera il cammino verso l’ideale, riconoscendo la gradualità necessaria per adempierlo e gli eventuali intralci che lo limitano”.  

Non esiste il tutto o il niente, ma la gradualità di un amore possibile, di un meglio possibile

Non esiste, cioè, il tutto o il niente, ma la gradualità di un amore possibile, di un meglio possibile. Non si parla di una morale della situazione, del momento, ma della ricerca del bene della persona, con un intreccio continuo tra dato oggettivo e soggettivo che viene orientato al bene più grande.

Ciò conduce alla teologia del «meglio possibile», che vede nell’amore omosessuale un amore specifico: forse non la realizzazione piena del progetto di Dio sulla sessualità, ma quella possibile alle persone omosessuali come lo è di ogni persona. Non esiste l’amore ideale, ma l’amore possibile che tende all’ideale

La seconda questione è che il criterio fondamentale di questo amore possibile è quello dell’etica della responsabilità. E’ l’etica che dice l’importanza del prendersi cura della relazione, dell’altro, delle persone coinvolte nella relazione. Un’etica della responsabilità che è capace di indicare a tutti il bene da perseguire. 

Mi sembra che possiamo concludere con questa osservazione. 

Questo è un testo audace, dove l’autore prende, con coraggio, una posizione chiara:

La questione morale riguardante l’amore omosessuale non e “se” sia possibile, ma “come” possa essere vissuto» (175).

Così rafforzando la convinzione di molti studiosi secondo cui il riconoscimento ecclesiale di questo «amore possibile» non sia questione di se, ma di quando. 

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