Il Sinodo. Chi è al margine rischia di restarci

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Il cammino sinodale delle Chiese in Italia dopo la prima fase denominata “narrativa” o dell’ascolto, ha dato da poco il via alla seconda fase, quella “sapienziale” o del discernimento

Il Sinodo. Nuova fase

A partire dalle sintesi delle tante voci ascoltate durante il biennio 2021-2023, raccolte ed elaborate dalle diverse diocesi italiane, sono state individuate dalla Presidenza del comitato nazionale del cammino sinodale 5 grandi tematiche (costellazioni) su cui si svilupperà il lavoro di discernimento. 

Come laici presenti nelle diverse realtà ecclesiali siamo invitati a svolgere questa azione di discernimento lavorando su alcuni sotto-temi specifici (stelle) che ci vengono presentati nel Vademecum preparato dalla nostra diocesi.  I titoli delle Stelle sono: 1) Legami – famiglie e relazioni nella comunità cristiana, 2) Spiritualità – 3) Cura della vita spirituale e liturgica nella comunità, 4) Preti – Il prete nella comunità cristiana, 5) Responsabilità – La partecipazione della comunità cristiana. 

Le coppie che non ci sono

Per ognuna delle stelle sono poi proposte delle “provocazioni” per stimolare il discernimento sotto forma di tre specifiche domande. E’ proprio su alcune di queste che si manifesta una seria criticità che in qualche modo impatta sulla concretezza del metodo sinodale, sull’effettiva realizzazione dell’intento di camminare (tutti) insieme.

In merito alla stella dei  “Legami” viene chiesto: ”Quali passi (condizioni di base, esperienze pastorali) sono possibili, a livello parrocchiale, per meglio valorizzare e sostenere il sacramento del matrimonio e la presenza delle famiglie?  Attualmente  il sacramento del matrimonio coinvolge in gran parte la fascia di età che indicativamente possiamo porre tra i 25 e i 35 anni e anche le coppie che pur essendo all’interno della comunità ecclesiale non hanno scelto la via del matrimonio sacramentale e si sono orientate verso quello civile o verso la convivenza ricadono all’incirca in quell’intervallo.

Il problema che si pone è che la fetta del popolo di Dio che abbiamo incontrato nelle parrocchie durante la fase dell’ascolto è costituita nella grande maggioranza da ultracinquantenni (l’età media si pone nettamente oltre i 50) e tra loro quelli che si sono sposati lo hanno fatto col rito religioso. 

LGBTQ che non sono intercettati

 Una seconda domanda chiede: “Quali passi (condizioni di base, esperienze pastorali) sono possibili, a livello diocesano e per tutte le realtà ecclesiali diocesane, per crescere nell’accoglienza di situazioni di vita particolari e per accompagnarle? “.  Anche in questo caso c’è da chiedersi, in riferimento ad esempio alle persone LGBTQ, quante di loro ne abbiamo sentite negli incontri sinodali tenutisi nelle parrocchie (dunque non in quelli eventualmente specifici per loro)? Azzardo che si possano contare sulle dita di una mano e resto in attesa di smentite documentate. 

Altra questione: “Quali passi (condizioni di base, esperienze pastorali) sono possibili, a livello parrocchiale e diocesano, perché le celebrazioni liturgiche (Eucarestia anzitutto) siano davvero un nutrimento comunitario della fede?” Se si parla di liturgia eucaristica è sotto gli occhi di tutti che i grandi assenti nelle nostre celebrazioni sono i ventenni, trentenni e quarantenni di entrambe i sessi. Ovvero proprio coloro che, come dicevo sopra, abbiamo intercettato molto, molto marginalmente nella prima fase del sinodo. 

I nodi vengono al pettine

I nodi vengono al pettine. Non essere stati capaci e a mi avviso non esserci impegnati seriamente nel coinvolgere  chi sta ai margini della Chiesa, le voci scomode,  rende molto meno fruttuosa e mina anche la  credibilità della fase di discernimento che ci avviamo ad affrontare nelle parrocchie. Rimaniamo nella cattiva pratica di pronunciarci a nome di altri che non hanno avuto voce e sia chiaro, non per volontà loro.   

Ma forse questa volta riusciremo dove non siamo arrivati finora cioè a portare allo stesso tavolo anche chi finora è rimasto inascoltato. 

Osservo che non mi sembra che questo problema sia stato messo tra le priorità e le urgenze. Auspicare un maggiore coinvolgimento è un conto, darsi da fare un altro. 

1 Comment

  1. Bernard Perlman ha detto:

    Sta per iniziare la fase sapienziale del Sinodo “Servire la vita, servirla insieme”.
    Siamo chiamati a vivere questo tempo di grazia con gioia e responsabilità. La fase sapienziale del Sinodo ci offre l’occasione di ascoltare la voce dello Spirito che ci parla attraverso le sfide e le speranze della nostra chiesa. Non lasciamoci scoraggiare dalle difficoltà o dallo scetticismo, ma cogliamo questa opportunità per rinnovare il nostro impegno di discepoli e testimoni del Signore. Sappiamo che la chiesa ha bisogno di una nuova evangelizzazione, capace di annunciare il vangelo con parole vere, relazioni autentiche e strutture umanizzanti. Non si tratta di cambiare la dottrina o la tradizione, ma di renderle più vicine alla vita delle persone, soprattutto dei più poveri e dei più lontani. La chiesa è una famiglia, non un’istituzione, e come tale deve essere accogliente, misericordiosa e inclusiva. Per questo vi invito a pregare, a dialogare e a collaborare con spirito fraterno, rispettando le diversità e valorizzando i doni di ciascuno. Il Sinodo non è un’assemblea legislativa o un’aula giudiziaria, ma un cammino di discernimento e di comunione. Il protagonista non è il nostro io, ma il Cristo che ci chiama ad essere suoi amici e suoi missionari.
    Vi auguro di vivere questo tempo con fiducia e speranza.

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