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Delpini, cardinale mancato e maestro di parola

L’intervento di Delpini a Como ha fatto molto discutere
E ha rivelato tante verità importanti e taciute

Il caso del vescovo di Milano dovrebbe essersi chiuso. La valanga di notizie sulla morte della regina Elisabetta dovrebbe concorrere: i giornali hanno altro di cui parlare.

Delpini spiega a modo suo la mancata nomina cardinale

Ma il caso è, a modo suo, esemplare. Delpini, vescovo di Milano e presidente dei vescovi della Lombardia, una decina di giorni fa, interviene a Como, dove si festeggia, tra l’altro, il neo cardinale Oscar Cantoni, vescovo della città lariana. Alla fine della cerimonia, Delpini prende la parola. 

Riprendo la notizia dal sito del Corriere.

Delpini dice di voler rispondere alle “persone un po’ sfacciate” che si sono fatte la domanda sul perché Como sia stata preferita a Milano. Osserva che è difficile interpretare il pensiero del Papa e richiama il detto che “neanche il Padre Eterno sa che cosa pensino i gesuiti”. Azzarda tre ragioni, davanti a un’assemblea che inizia a ridere e a mormorare. Prima: “Il Papa deve aver pensato che l’arcivescovo di Milano ha già tanto da fare”. E qui la basilica esplode in un applauso liberatorio, perché si era accumulata un po’ di tensione.

Lo scandalo dei credenti duri e puri

Seconda ragione: “Il Papa ha pensato: quei bauscia di Milano non sanno neanche dov’è Roma, è meglio che non li coinvolga troppo nelle cose del governo della Chiesa universale”. Per terza viene la ragione calcistica: ”Il Papa è tifoso del River, che non ha mai vinto niente, quindi forse ha pensato che quelli di Como potrebbero essere un po’ in sintonia, perché si sa che lo scudetto è a Milano”. 

Sull’intervento di Delpini si sono scatenati tutti. Giornali che si sono divertiti la loro parte, credenti accigliati di destra e di sinistra scandalizzati da cotanta libertà di parola. Tanto che Delpini ha dovuto intervenire di nuovo e precisare. «Non desidero diventare cardinale, non mi sentirei proprio a mio agio… Volendo essere un po’ spiritoso nel salutare un caro amico, non sono stato capito nelle mie reali intenzioni. Sono contento per la nomina di Oscar; ho molta stima di lui, lo conosco da tempo e penso possa dare buoni consigli al Papa».

Non si sa ridere

Il caso è giornalistico ed ecclesiale insieme. Si pensa che gli uomini di Chiesa, più sono di Chiesa, più devono essere seri. I vescovi non devono ridere, tanto meno i cardinali. Figurarsi i mancati cardinali. Il vangelo è triste, deve essere triste, pensano costoro. Così i santi allegri, come san Filippo Neri (ma non è l’unico, per fortuna) hanno fatto cronaca. 

Delpini doveva parlare. Lo ha fatto nella maniera più intelligente

Mettiamoci nei panni di Delpini. Il vescovo di Milano è sempre stato cardinale. Lo dicono tutti, glielo dicono con un certo disagio: ma come? Il Papa fa cardinale il vescovo di una diocesina come Como e ignora il vescovo di una della diocesi più popolose mondo?

Delpini può tacere. Ma tacere vuol dire confermare il disagio. Meglio parlare. Ma come parlare? Potrebbe dire che rispetta il volere del Papa. Ma parlare così è peggio che tacere. E allora parla ma getta sul divertente il disagio, forse suo, ma certo di molti di quelli che gli stanno vicini. Risultato finale: non protesta ma neppure tace. E come se dicesse: ma cosa vi preoccupa? Ci sono cose più importanti. Stiamo allegri e ridiamoci sopra. Risposta brillante e molto intelligente. 

Forse non si sa neppure parlare

Conclusione mia, dunque meno brillante e meno intelligente di quella di Delpini. Conclusione ad usum delphini, per noi, noi della casa. Anche questa volta molta gente di Chiesa ha dimostrato, appunto, di non saper ridere. Ma, dimostrando di non saper ridere, ha dimostrato anche, con tutta probabilità, di non saper parlare.

La “libertà dei figli di Dio” dovrebbe essere anche libertà di parola

Nella Chiesa spesso non si parla, infatti. Spesso si prendono sul serio cose da ridere e si ride su cose serie. 

La “libertà dei figli di Dio” non è quasi mai libertà di parola. La Parola (con la “P” maiuscola) ci toglie la parola (con la “p” minuscola). Non è un buon segno. 

Dovremmo dire grazie a mons. Delpini per la preziosa lezione che ci ha impartito. 

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