Chiesa, sinodo, partecipazione. Se ne parla molto. Si fa poco

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Chiesa, sinodo, partecipazione. Se ne parla molto. Si fa poco

Si parla molto di sinodo e di sinodalità come di un modo nuovo di essere Chiesa. Ne parla spesso Papa Francesco. Ne ha parlato anche il nostro vescovo nella assemblea del clero che ha avuto luogo lo scorso 7 giugno. Mons. Goffredo Zanchi, autore dell’articolo, ha insegnato Storia della Chiesa e Patrologia presso il Seminario di Bergamo

 In una lunga esposizione, il vescovo ha esposto le linee programmatiche dei prossimi anni: il tema della sinodalità proposto dalla Chiesa Italiana e il rilancio delle CET (Comunità Ecclesiali Territoriali), su cui si fa molto affidamento. 

Riforme. Poche le consultazioni. Spesso a decisioni già prese

L’accostamento dei due temi ha suscitato una certa sorpresa, perché sarebbe stato coerente affrontare il tema delle CET con un atteggiamento di sinodalità, cioè di coinvolgimento dei soggetti che ne sono stati i protagonisti. Queste sono state inaugurate qualche hanno fa con un misto di speranza e di perplessità, come è naturale per una cosa nuova. Hanno avuto una loro storia faticosa e mostrato inconvenienti, per la cui eliminazione sono stati predisposti alcuni rimedi. E’ stato detto che la decisione del rilancio è stata presa dopo consultazioni. Ma si è trattato di consultazione che non paiono essere state così sistematiche da coinvolgere nella sua interezza clero e laicato. 

Il Consiglio presbiterale, massimo organo di collaborazione tra il vescovo e il suo presbiterio, è stato chiamato ad esprimere delle osservazioni su una decisione già presa nelle sue linee di fondo, lasciando pochi margini di modifica. Gli Uffici di Curia sono stati risistemati in vista del funzionamento delle CET con notevoli cambiamenti e distribuzione di personale. Si è delineato un programma che impegna l’intera Diocesi per i prossimi anni. 

Due “sinodalità” molto diverse tra di loro

            In uno degli incontri sulla sinodalità svoltisi per la CET cittadina nell’anno pastorale 2022-2023 sono stati delineati due modelli di fondo della sinodalità. Il primo limita la funzione consultiva degli enti partecipativi alla richiesta di osservazioni su decisioni già prese. Se generalizzata questa prassi riduce notevolmente la collaborazione, procurando apatia e disinteresse.

Vi è un secondo modello: gli organi consultivi sono richiesti del loro contributo già nella fase di elaborazione di una decisione, che poi spetta all’autorità competente assumere e definire nelle sue modalità. Ora mi pare che per la sorte delle CET era preferibile questa seconda modalità, tanto più che si trattava di fare un primo bilancio di un’esperienza pluriennale. I protagonisti avrebbero avuto molto da dire e il loro apporto sarebbe stato ancor più qualificato sulla base di un documento guida [l’instrumentum laboris] che faceva il punto della situazione per favorire un confronto. 

Dato che questo lavoro è mancato, sarebbe stato auspicabile che all’assemblea del clero si presentasse un bilancio di quanto effettuato nelle CET, sui programmi svolti, sui risultati ottenuti, sulle riuscite e sui fallimenti per avere un quadro più preciso della situazione. 

Questa richiesta potrebbe essere soddisfatta nei mesi seguenti, oltre alla presentazione delle novità della Curia, per una visione meno generica di ciò che ci attende nel prossimo futuro.

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