Due Rembrandt a Bergamo

Dotti/Alla ricerca del futuro perduto. E delle parole per dirlo
Ottobre 20, 2021
Rocchetti/L’arte dei dettagli. La mosca nel quadro
Ottobre 21, 2021
Vedi tutti

Due Rembrandt a Bergamo

“Il lampo di un attimo per mettere in luce le passioni dell’animo” (…Ma perché i capolavori viaggiano?)

 

Due Rembrandt a Bergamo. Dallo scorso mese di luglio le vie di Bergamo si sono riempite della curiosa immagine di un giovane uomo: vediamo solo il volto illuminato di striscio; ha i capelli arruffati e un gran ciuffo nasconde la faccia, lasciano trasparire lo sguardo penetrante. 

Si tratta della “pubblicità” per l’autoritratto dipinto nel 1628 da Rembrandt all’età di 22 anni; prestato dal Rijksmuseum di Amsterdam, il piccolo dipinto è esposto fino al 17 ottobre in Accademia Carrara che, nell’occasione, ripropone le opere delle proprie collezioni riconducibili all’artista olandese.

 

Rembrandt, Autoritratto giovanile, 1628 circa – olio su tela (cm 22,6×18,7) – Amsterdam Rijksmuseum

 

Il giovane uomo dai capelli
arruffati che gli nascondono il volto

Il piccolo dipinto incuriosisce
perché nel digradare di luci e ombre,
con pennellate approssimate,
provoca un gioco di contrasti:
mostra e insieme nasconde nell’attimo di uno sguardo.

Il giovane Rembrandt
davanti allo specchio rielabora
le indagini di Leonardo e di Caravaggio;
studia il suo volto per rappresentare
la spontaneità di un attimo,
indagare i moti degli affetti,
ricercare una verità

che la luce fatica a svelare.

Questi temi caratterizzeranno tutta la sua opera.

 

 

 

 

 

 

 

Rembrandt, Il tradimento di Pietro, 1660 – olio su tela (cm 154,56×169,5) – Amsterdam Rijksmuseum

Il racconto di un tradimento

Nel 1660, 6 anni prima di morire,
32 anni dopo l’“Autoritratto con i capelli arruffati”, Rembrandt dipinge “Il tradimento di Pietro”.
Anche questo dipinto è stato esposto a Bergamo nell’anno 2000 nella mostra “La luce del vero” organizzata per il Giubileo,
in prestito anche in questa circostanza dal Rijksmuseum di Amsterdam.
La grande tela è scandita da tre luci, bloccata in tre attimi, mossa da tre stati d’animo.
Al centro una fiamma, non visibile, illumina il viso di Pietro
che con il gesto della mano rafforza la menzogna ripetuta per la terza volta.
La serva che fa luce, insiste inquisitoria. Pietro guarda la luce già assorto in un pensiero profondo.
La seconda fonte di luce, in primo piano, fuori dal campo visivo, proviene da un falò;
due soldati, illuminati a tratti, guardano incuriositi, sospesi nel gesto del bere.

Quando l’occhio di chi guarda si adatta alla penombra dello sfondo,
una terza fonte di luce, ancora non visibile,
illumina la sagoma di Cristo che, con le mani legate dietro la schiena,
si volta e guarda Pietro, evocando un pianto amaro “…prima che il gallo canti.”

 

 

Autorevoli testimoni aurati

Due dipinti importanti di Rembrandt sono quindi passati per Bergamo negli ultimi 20 anni.

Non sono probabilmente molti i bergamaschi, a parte gli addetti ai lavori, che ricordino “Il tradimento di Pietro” nel suo passaggio in Città: questo è quasi scontato, però richiede una riflessione nell’ambito delle politiche per la cultura.

Se l’arrivo di un capolavoro deve essere un avvenimento, una “testimonianza aurata”, come tale va considerato, perché lasci tracce nella memoria collettiva e nella cultura diffusa…

Cosa fare perché i “viaggi” dei capolavori non risultino inutili. In genere non è proprio auspicabile che dei capolavori irripetibili vengano esposti ai traumi dei viaggi …a meno che viaggiando “provochino”, muovano nuovi sguardi, incontri con diversi linguaggi …lascino segni che muovono le coscienze…

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


The reCAPTCHA verification period has expired. Please reload the page.