Il tragitto drammatico di Giairo

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Il tragitto drammatico di Giairo


Spunti di riflessione sul vangelo di domenica 30 giugno,  tredicesima del Tempo Ordinario “B”. 
Il Vangelo è Marco 5, 35-41.
Per leggere i testi liturgici clicca qui

Il vangelo racconta di due miracoli che si intersecano. Gesù viene chiamato da Giairo, capo della sinagoga, perché la sua bambina sta morendo. Nel tragitto una donna malata da lungo tempo, lo tocca e guarisce. Arriva la notizia che la figlia di Giairo è morta. Gesù si reca alla casa di Giairo e richiama in vita la bambina.

La difficoltà della fede

La fede è il tema portante di tutto il brano evangelico. La fede difficile, provocata. Da una malattia impossibile e logorante, un male che non finisce mai, nel caso della donna, e da una morte prematura, e per di più “in diretta”, di una bambina: una vita che quasi non è ancora cominciata. Come a dire: tutto, da un estremo all’altro, sembra dire l’impossibilità di credere. 

Credere è difficile, infatti. Pensiamo al tragitto di Giairo: dal momento in cui ha saputo della morte della sua bambina al momento del richiamo alla vita da parte di Gesù. Momento drammatico: Giairo sa che la bambina, la sua bambina, è morta. Non sa ancora che risorgerà. L’unica certezza che gli rimane in quel momento è la parola di Gesù: abbi fede. Dopo arriverà il miracolo, solo dopo. E’ la fede nuda, sguarnita: è venuto a mancare tutto, resta in piedi solo la fiducia nella persona del Signore che rassicura. 

L’unica certezza nei momenti di smarrimento

La fede drammatica di Giairo, quella prima del miracolo, è spesso la nostra fede. L’unica nostra certezza, nel momento in cui tutte le altre certezze vengono meno… La vicinanza di Gesù è una vicinanza che tocca e si lascia toccare. Chi tocca viene toccato, infatti. E non solo viene toccato ma si commuove. La lingua francese usa il verbo “toucher” che significa sia “toccare” che “commuovere” (nella lingua italiana il doppio significato è meno evidente). Il toccare commuove e la commozione “tocca”. Per questo Gesù “sente” il tocco della donna malata e per questo “tocca”, prende per mano, la figlioletta di Giairo. 

Forse è anche per questo che Marco cita le parole di Gesù nella lingua che Gesù usava quotidianamente: Talità kum. Gesù si fa davvero vicino, sia perché prende per mano la bambina sia perché parla la sua lingua per richiamarla alla vita. 

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