A proposito di “imbrattatori di opere d’arte”

Un segnale inquietante: gli imbrattatori di opere d’arte
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Il cardinale pedofilo
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All’articolo pubblicato ieri su “La barca e il mare”
risponde il nostro collaboratore Osvaldo Roncelli

Solo ed esclusivamente:

  • in considerazione del fatto che le opere scelte per le dimostrazioni sono protette da vetro e non risultano quindi danneggiate;
  • con l’auspicio che la “moda” non si consolidi diventando un vuoto gesto di trasgressiva visibilità.

I gesti dei dimostranti “Just stop oil” nei musei invitano ad un diverso sguardo sull’arte, evocano la relazione stretta tra arte e Creato, il Creato appunto sotto attacco! 

Potere e crisi globale del Creato

Il destinatario del gesto è il potere globale del denaro, del prestigio di stati e istituzioni, di banche, di SpA, dell’informazione, dell’idolatria dello sviluppo a tutti i costi, degli stereotipi della cultura di massa, del mercato dell’arte, dei flussi del turismo globale, dei modelli di vita, ecc…;

Colpire i capolavori significa denunciare un sistema di consolidati pseudo valori

Il potere usa da molti secoli l’arte per paludarsi di nobiltà e di cultura e i capolavori sono diventati globali: circolano prestati in originale per i musei del mondo (senza badare ai potenziali rischi) e le loro immagini sono nel consumo di massa. 

Colpire i capolavori significa denunciare un sistema di consolidati pseudo valori.

(Nella storia dell’arte moderna e contemporanea sono molti, vari e affascinanti gli attacchi al sistema dell’arte / potere; sono però opera di artisti.  I gesti di questi “imbrattatori” invece sono pensati e agiti da un popolo giovane!)

Distruggere il Creato è anche distruggere l’arte

Il Creato è da sempre la fonte dell’arte e delle culture. I grandi creativi, cioè gli autori dei capolavori, interpretano il Creato, lo illustrano e lo rinnovano; se soffoca il Creato, anche l’arte langue.

Quale arte, bellezza, verità potrà scaturire dalle speranze annebbiate nei fumi di smog? 

I gesti recenti di questi attivisti per l’ambiente, in modi tra commedia e farsa, in fondo non fanno che anticipare distruzioni da tempo già in atto di cose, luoghi e, soprattutto, bellezza.

Il gesto di buttare cibo su capolavori è un segno con molti significati

Gli imbrattatori di questi giorni non gettano vernici o fanghi, ma cibi; il gesto, anche se si tratta di cibi industriali frutti di natura violentata, è come un voler nutrire il capolavoro… per rimetterlo nel circolo della vita…

Si tratta di cibo già negato a molti, in futuro sempre più artefatto, scarso, spesso sprecato.

Gli imbrattato non gettano vernici o fanghi, ma cibi

Con il gesto dell’imbrattare lo sguardo sul capolavoro forzatamente diventa sguardo sullo spreco, drammatizzazione di incombente catastrofe; anche affermare che l’arte, nutrimento dell’anima, viene dopo: pima c’è la fame.

Alla fine gli imbrattatori puliscono. Il gesto di lavare il vetro che protegge i Van Gogh, di pulire pareti e pavimenti intorno, sa già di espiazione, evoca una ben più profonda volontà di purezza. 

Quindi non barbarie, ma estremo recupero di bellezza.

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