Nell’ombra memorie d’infanzia

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Si parla di memorie di infanzia.
I bambini di Aleppo giocavano nei crateri delle bombe.
I piccoli sono i più esposti. Anche al maltrattamento

“Avremo poi un futuro?”

Stanno per riprendere i cammini dei gruppi di incontro tra persone detenute e cittadini studenti e studentesse universitari nella sala teatro, sono presenti diciotto persone della sezione circondariale e venti giovani di Scienze umane e sociali.
Si parla di memorie d’infanzia, in piccoli gruppi e l’ascolto è attento, le parole esistano e si offrono: così ci si sta presentando. Alcune narrazioni delle giovani donne e dei giovani uomini sono le prime ad affidarsi; giungono presto a sospendersi sulle incertezze del presente, dell’avvenire. “Avremo poi un futuro?” La guerra, la pandemia, la crisi lasciano solchi nel profondo delle attese.

Piano poi si offrono anche le memorie più adulte, di chi vive ristretto: alcune dicono delle attese di bene che segnava i giorni, anche quelli difficili, quelli che non mantenevano la promessa. Della bellezza di sogni e di giochi: il tempo pareva tutto donato, bastava un dono, un sorriso. “Sembrava poter ricominciare tutto, da un pane, un resoconto di viaggio, una palla.”

“Ricordo i crateri delle bombe su Aleppo”

Nostalgie profonde e aguzze di speranza, e del sentimento di una vita nuova e buona. Quasi una balsamo per le ansie delle giovani e dei giovani per alcuni dell’età dei figli.
“Ricordo i crateri delle bombe su Aleppo, le foto dei bambini che ci giocavano, si tuffavano o nelle grandi pozze di acqua” dice una studentessa. In infanzia a volte i bambini sanno fare L’impossibile: il cratere di una bomba per loro può diventare un altro inizio di gioia. “É una lezione grande!”

Le memorie d’infanzia si vanno richiamando, e richiamano i sogni dei figli piccoli che aspettano i padri. I bambini (e le infanzie ritrovate) sono il dono del tempo fatto al mondo, ed ai padri perché la vita torni a rigemmare.
“Dovremo tornare bambini, non per tornare indietro ma per sentire ancora libertà, per pensare che non tutto è controllabile, che non puoi prendere tutto.”

Libertà per le donne e gli uomini adulti è rompere catene, o è possibilità di scegliere. In infanzia la libertà è danza e gioco: è sentirsi danzare con le cose, la natura, gli altri. A volte con i corpi, altre volte rapiti, restando incantati, e gli adulti che ti chiamano non li senti!
“Eravamo poveri, ma da piccoli un po’ sapevi essere poveri e semplici… è dopo che hai perso la capacità. E sei diventato arrabbiato, volevi tante cose come per proteggerti.”

Gli studenti ascoltano, poi parlano di come sono presi dalla cura di chi porta debolezza, è povero di mezzi e fiducia.

“Oggi ho provato a cercare un’immagine buona, ma non la trovo”

Ma quando prende la parola Erik dopo tanto silenzio si resta come trafitti: “Da tanto non penso all’infanzia, tanto. Oggi ci ho provato, a cercare una immagine buona, ma non la trovo…” Si resta lì come appesi per un momento.
“Forse ci vuole ancora un po’”, dice Elisa guardandolo piano “magari se troviamo qualche momento buono tra noi, forse la trovi, o ti viene …”

I bambini sono sempre esposti, l’infanzia è il momento in cui siamo stati più esposti. Anche al maltrattamento, oltre a quel che si incontra di bello.

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