Cecco del Caravaggio

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 Cecco del Caravaggio all’Accademia Carrara
“…una mostra coraggiosa e importante”
(M. Cecchetti, “Avvenire”, 3 febbraio )
Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio – Autoritratto? – Firenze, Galleria degli Uffizi

Una mostra coraggiosa che affronta per la prima volta un autore poco conosciuto e con scarse fonti documentarie: non se ne conosce la data, né il luogo di nascita. Sue notizie iniziano con le “frequentazioni” caravaggesche; dal 1620 cessano.

Francesco Boneri è documentato come garzone di bottega del Merisi; soprannominato “Cecco”, sarà ritratto più volte dal Maestro nelle opere del primo periodo romano. Nel secondo decennio del ‘600 è documentato come pittore affermato. 

Giovanni Papi, curatore della mostra, che insegue e studia Cecco da trent’anni, ha individuato una trentina di opere selezionate dall’occhio del conoscitore, con attribuzioni indiziarie, poco suffragate da documenti. 

Una mostra quindi interlocutoria, rassegna di scoperte da confrontare, di studi da approfondire, con brani di grande pittura in un tempo cruciale per la cultura occidentale nella Roma riverberata dal rogo di Giordano Bruno.

Temi oltre l’arte

La mostra, oltre a recupera un artista notevole, molto probabilmente di origine bergamasca, senza dubbio di cultura lombarda, propone attraverso immagini suggestive temi non estranei ai dibattiti dei nostri tempi.

Oltre a temi di storia dell’arte, temi di libertà, di libertinaggio, di coscienza e identità, di natura, tra colpa, peccato e giustificazione, con la messa in scena, a volte sconvolgente, di emozioni e sentimenti.

Antefatti scabrosi 

Prima di parlare delle opere dell’artista è interessante vedere come la consolidata narrazione della storia dell’arte ci consegna il “Cecco”.

E’ quanto la mostra si propone nella prima sala: il tema è l’aura scabrosa che investe il protagonista, Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, con un “del” che evoca più possesso che specificazione.

Nel 1650 un viaggiatore inglese annota nel suo diario che Caravaggio ritrae nell’ “Amor omnia vincit” un “his boy”, Cecco del Caravaggio. 

Cecco è riconoscibile come modello di Caravaggio nell’ ”Amor omnia vincit”, dipinto per Vincenzo Giustiniani (ora conservato a Berlino), nel “San Giovanni Battista” per Ciriaco Mattei (ora conservato ai Musei Capitolini) e in altre opere relative al primo periodo romano . 

 “Caravaggio, Cecco, un rivale, gli amici”

La sala espone due opere che, illustrando la feroce polemica che investì le innovazioni Caravaggesche, raccontano del giovane Francesco Boneri insieme a molto altro.

Giovanni Baglione, acerrimo rivale del Merisi, dipinge nel 1602 per i cardinale Benedetto Giustiniani l’ “Amor sacro e profano” (chiamato allora “Amor divino che abbatte il terreno”) in contrapposizione e polemica risposta all’ “Amor omnia vincit”, dipinto pochi mesi prima da Caravaggio per il fratello del cardinale, e al “San Giovanni Battista” dipinto per la famiglia Mattei. La competizione non è solo tra gelosie di artisti (certificata da una successiva querela per diffamazione con il seguito di un lungo processo), o gusti di collezionisti, ma è lo scontro tra due culture, anche tra due prospettive di potere. 

Giovanni Baglione – Amor sacro e amor profano, 1602 – Roma

Baglione, nelle turbolenze della Roma del Tempo, racconta nella sua autobiografia “…feci pittura di Amore Divino che tiene sotto i piedi l’Amore profano, il Mondo, il Demonio e la Carne…”.  

In una scabrosa pubblica denuncia, l’angelo dell’amore sacro, con gesto enfatico interrompe un’ambigua relazione e separa Lucifero, ritratto demoniaco del Merisi, dall’Amore profano, ritratto tornito in veste da vinto Cupido del giovane Cecco.

Caravaggio e Giovanni Baglioni sulla soglia della modernità esprimono due idee d’amore, forse di più, due diverse visioni del mondo.

Nella diversità d’intenti due dipinti suggestivi di grande fascino: Baglione virtuoso, ancora suggestionato dalla “bella maniera”, ma contagiato dalle nuove luci caravaggesche; Caravaggio, lirico nella naturalistica immediatezza della “resa degli affetti”.

Francesco Boneri artista

Nella primavera del 1614 Cecco del Caravaggio risulta impegnato con il pittore Agostino Tassi nella decorazione della villa a Bagnaia del Cardinale di Montalto: nel 1619 risulta affiliato all’Accademia di San Luca e riceve importati commissione: è un pittore affermato con un nome e un soprannome.

Non si ferma all’eredità di quel maestro mancato già dal 1610; la ripensa e la rielabora, l’arricchisce di arcani e di intuizioni di libertà in un progetto di ricerca di quelle verità che solo la pittura può evocare.

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