Dotti/La speranza: un sogno che passa da cuore a cuore

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Dotti/La speranza: un sogno che passa da cuore a cuore

Beata Speranza/Passa da cuore a cuore e cammina sulle gambe degli uomini

Apre, impegna, vive solo se passa

Sperare è fare esperienza concreta di Dio. Illudersi è fare esperienza del nostro io.

La speranza apre la nostra coscienza, richiede consapevolezza e coraggio, perché ci fa accogliere e attraversare tutta la realtà, non solo quella che ci piace. Guarda oltre perché guarda attraverso.

La speranza impegna perché chiede in-pegno tutto noi stessi. Per questo mette in movimento e fa trascendere concretamente ogni situazione. Ha il potere di trasfigurare il nostro sguardo.

La speranza non possiamo possederla. La speranza è un dono, non viene da un merito umano. Questo significa che dobbiamo custodirla, ma non possiamo consumarla egoisticamente, dobbiamo trasmetterla agli altri e consegnarla al mondo.

La speranza vive, cresce, si muove solo se passa da generazione a generazione. Solo se ho la consapevolezza che devo consegnarla a qualcuno e ho la consapevolezza di averla ricevuta da qualcuno, la speranza diventa un’energia enorme.  Non è un business plan, non è un progetto: è un movimento corale che richiede confidenza.

Sceglie

In questo passaggio epocale, siamo chiamati a discernere che cosa dobbiamo salvare e che cosa dobbiamo lasciare. Come Giuseppe di Nazareth, che nei crocevia essenziali della sua storia ebbe il coraggio di scegliere, di salvare ciò che era più importante – l’amore per Maria e la responsabilità su Gesù –, lasciando andare tutto il resto.  Per aprire nuovi varchi alla vita, all’impensato, all’impossibile. Al nuovo.

Cerca sempre compagnia la speranza. Perché non si può tenere per se la gioia di una visione. La vita nuova chiede condivisione. Il senso prende forma solo nel con-senso.

E’ così che la speranza ci invita a metterci in cammino, a lasciare andare molte cose che ci sembravano consolidate. Non sopporta il fatalismo la speranza, caso mai lo prende per mano e lo accompagna nell’altrove.

Noi: fare cose “con” gli altri

Così oggi. Molti rapporti li dobbiamo lasciar andare, ma altri ne nasceranno, se è vero che fare le cose “con” gli altri viene prima del fare le cose “per” gli altri. O, meglio, se il fare le cose “per” gli altri si avvera solo facendo le cose “con” gli altri.

Camminare con gli altri comporterà fatica, entusiasmo, sofferenza, cadute. Ma il camminare assieme ha bisogno di un orizzonte. Non si può possedere la speranza, ma la speranza abita sempre un orizzonte.

Il nuovo tempo richiede comunanza, ovvero condivisione delle fragilità. Fraternità. Non sono in ballo solo nuovi format di servizio, di assistenza, dispositivi tecnico organizzativi. Ma nuove forme del nostro agire, del nostro pensare, del nostro vivere, del nostro mettere al mondo il mondo. Insieme

Attendiamo così un risveglio che ci apra a una nuova speranza. La beata speranza.

Lo attendiamo con i sentimenti di un’antica preghiera ebraica.

 

“Che i tuoi risvegli ti sveglino.
E che al risveglio, il giorno in cui inizia ti entusiasmi.
E che non si trasformino mai in routine i raggi del sole che filtrano dalla tua finestra in ogni nuova alba.
E che tu abbia la lucidità di concentrarti e di salvare la cosa più positiva di ogni persona che si incrocia sulla tua strada.
E non dimenticare di assaporare il cibo, attentamente, anche se “solo” si tratta di pane e acqua.
E che trovi qualche momento durante il giorno, anche se breve, per elevare il tuo sguardo verso l’alto e ringraziare, per il miracolo della vita, questo mistero e fantastico equilibrio interno.
E che tu possa esprimere l’amore che provi per i tuoi cari.
E che le tue braccia abbraccino.
E che i tuoi baci bàcino.
E che i tramonti ti sorprendano, e che non smettano mai di meravigliarti.
E che arrivi stanco e soddisfatto al tramonto per il compito soddisfacente svolto durante il giorno.
E che il tuo sogno sia calmo, riparatore e senza paura.
E non confondere il tuo lavoro con la tua vita né il valore delle cose con il loro prezzo.
E che tu non ti creda più di chiunque altro, perché solo gli ignoranti non sanno che siamo solo polvere e cenere.
E che non ti dimentichi, neanche per un istante, che ogni secondo di vita è un dono, un regalo, e che, se fossimo davvero coraggiosi, balleremmo e canteremmo di gioia nel prenderne coscienza.

 

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