Trinità. L’amore di Dio. I nostri amori

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Spunti di riflessione sul vangelo di domenica 26 maggio,  Santissima Trinità.. 
Il Vangelo è Matteo 28, 16-20..
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L’annuncio dell’amore di Dio

Il mistero della Trinità è, nel sentire corrente dei credenti, il mistero per eccellenza. E come tale viene in qualche modo emarginato: non si può comprendere l’incomprensibile. Ma, ancora una volta, la prima verità del vangelo è che non si tratta di una verità da capire ma di un annuncio, il racconto di una iniziativa. Da accogliere, anzitutto. Altrimenti si resta bloccati di fronte a una impossibile coincidenza: come mettere d’accordo l’unica realtà di Dio e le tre persone? 

In effetti, i primi amici di Gesù non si sono trovati di fronte alla provocazione dell’”uno e trino”, da prendere o lasciare, ma si sono incontrati con Gesù. Il quale parla di sé come Figlio di un Dio al quale si rivolge con termini dolcissimi e inequivocabili: lo chiama “Abbà”, Padre, anzi: Papà, Papi. D’altronde lo stesso Padre, in diverse occasioni, proclama, nel Vangelo, che Gesù è il figlio “amato”, “beneamato”, “amatissimo”. 

La morte di Gesù è il culmine di quell’amore: Gesù dà tutto, si mette totalmente nelle mani del Padre: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46), aveva detto, al momento della morte. Si consegna al Padre, amandolo: ha fatto il Figlio obbediente fino alla fine. Il Padre risponde facendo il padre, dando cioè la vita: risuscita Gesù. 

Ma l’amore è lo Spirito. Si potrebbe anche dire che lo Spirito è come il grembo divino nel quale il Figlio è generato dal Padre (come è suggestivo ricordare che ruah, spirito, in ebraico, è di genere femminile!). E’ in questo grembo divino che il Padre chiama alla vita il Figlio nella risurrezione. Lo Spirito noi lo citiamo come terzo. Ma l’amore è già nel Padre che è l’inizio dell’amore ed è nel Figlio che è il termine di quell’amore, lo Spirito del Padre nella sua paternità, lo Spirito del Figlio nella sua figliolanza. 

Lo stile “trinitario” degli amori umani

La Trinità ci presenta la forma riuscita di ogni amore. Ognuno è perfettamente se stesso mentre ama totalmente l’altro. Nelle forme riuscite dei nostri amori umani è già “scritta” la profondità del mistero trinitario. 

Non solo, ma l’amore è di sua natura esuberante. L’amore autentico o è fecondo o non è. Il figlio, infatti, è la “prova” efficace dell’amore. Anzi: se si ama davvero si fanno figli anche quando non si hanno… 

E’ la logica bellissima dell’adozione e delle varie forme di servizio, che possono essere viste come altrettante, straordinarie forme di paternità e di maternità.

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