Il mistero della Trinità è, nel sentire corrente dei credenti, il mistero per eccellenza. E come tale viene in qualche modo emarginato: non si può comprendere l’incomprensibile. Ma, ancora una volta, la prima verità del vangelo è che non si tratta di una verità da capire ma di un annuncio, il racconto di una iniziativa. Da accogliere, anzitutto. Altrimenti si resta bloccati di fronte a una impossibile coincidenza: come mettere d’accordo l’unica realtà di Dio e le tre persone?
In effetti, i primi amici di Gesù non si sono trovati di fronte alla provocazione dell’”uno e trino”, da prendere o lasciare, ma si sono incontrati con Gesù. Il quale parla di sé come Figlio di un Dio al quale si rivolge con termini dolcissimi e inequivocabili: lo chiama “Abbà”, Padre, anzi: Papà, Papi. D’altronde lo stesso Padre, in diverse occasioni, proclama, nel Vangelo, che Gesù è il figlio “amato”, “beneamato”, “amatissimo”.
La morte di Gesù è il culmine di quell’amore: Gesù dà tutto, si mette totalmente nelle mani del Padre: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46), aveva detto, al momento della morte. Si consegna al Padre, amandolo: ha fatto il Figlio obbediente fino alla fine. Il Padre risponde facendo il padre, dando cioè la vita: risuscita Gesù.
Ma l’amore è lo Spirito. Si potrebbe anche dire che lo Spirito è come il grembo divino nel quale il Figlio è generato dal Padre (come è suggestivo ricordare che ruah, spirito, in ebraico, è di genere femminile!). E’ in questo grembo divino che il Padre chiama alla vita il Figlio nella risurrezione. Lo Spirito noi lo citiamo come terzo. Ma l’amore è già nel Padre che è l’inizio dell’amore ed è nel Figlio che è il termine di quell’amore, lo Spirito del Padre nella sua paternità, lo Spirito del Figlio nella sua figliolanza.
La Trinità ci presenta la forma riuscita di ogni amore. Ognuno è perfettamente se stesso mentre ama totalmente l’altro. Nelle forme riuscite dei nostri amori umani è già “scritta” la profondità del mistero trinitario.
Non solo, ma l’amore è di sua natura esuberante. L’amore autentico o è fecondo o non è. Il figlio, infatti, è la “prova” efficace dell’amore. Anzi: se si ama davvero si fanno figli anche quando non si hanno…
E’ la logica bellissima dell’adozione e delle varie forme di servizio, che possono essere viste come altrettante, straordinarie forme di paternità e di maternità.