Sommesse impressioni dopo le elezioni regionali

Cecco del Caravaggio
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Preti che scoppiano
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Hanno votato in pochi.
Colpa (anche) di candidati che hanno più ambizioni che idee.
E i pochi che votano sono di una volatilità preoccupante. Il futuro preoccupa

Il candidato trottola: democristiano, poi socialista, poi leghista, poi Fratelli d’Italia

Astensione molto alta: ne parlano tutti, ancora prima che le urne chiudessero. Un amico mi racconta di uno dei molti candidati alla Regione Lombardia. E’ stato, anni fa, democristiano, poi è diventato socialista, poi si è convertito alla Lega, ha fatto il sindaco nel suo paese, a queste elezioni si è presentato per Fratelli d’Italia.  

Ci si può consolare dicendoci che non è un caso unico. Ma è una consolazione che fa aumentare il disagio. Di fronte a fatti del genere, si è obbligati a pensare che la colpa del disamore alla politica è, come minimo, un effetto circolare. La gente si interessa sempre di meno alla politica ma i politici fanno di tutto per far salire il disinteresse. Una trottola come questo signore dice, tra le molte altre cose, che si cambia casacca politica non per radicate convinzioni personali, ma per ambizione: si va dopo si pescano voti. E il pescare voti è molto più importante dei motivi per cui si pescano.

L’elettore, o si accoda all’andazzo e vota perché ha sentito parlare del candidato, lo ha visto da qualche parte o in qualche TV… Insomma, vota senza chiedersi i perché della sua scelta. Oppure, di fronte alla trottola politica, l’elettore si accorge che il signore che ha cambiato una serie di partiti, ha molte più ambizioni che idee e si serve dei suoi elettori più che servirli. E a quel punto l’elettore si chiede se vale ancora la pena votare. E non vota. 

Nel secolo scorso la democrazia è stata abolita democraticamente

Ma qualche obiezione mi viene anche da chi vota. Grandi masse si spostano da destra a sinistra e viceversa. I partiti sono diventati volatili. E’ vero che abbiamo condannato le ideologie bloccate e fisse e le masse fissate a loro volta su partiti sempre uguali a se stessi.

Ma gli spostamenti così repentini, mi fanno andare, con un po’ di apprensione, ad altre situazioni simili. A me, che non sono un esperto né di politica, né di storia, vengono comunque in mente i passaggi di massa da partiti e sindacati di sinistra al neonato partito fascista, negli anni dopo il ’20 del secolo scorso. Poi, da quei sommovimenti, è sbucato Mussolini. 

Da qui, una mia domanda, inquieta e, spero, ingiustificata. Non deve far molto pensare il fatto che, svariate volte, nella prima metà del secolo scorso, in regimi politici diversi, la democrazia è stata abolita democraticamente? Non è il caso del governo della Meloni, certo. Ma la grande volatilità degli elettori non potrebbe far temere di peggio per un futuro più o meno lontano?

Sono le preoccupazioni di un “normale” cittadino. Probabilmente eccessive. E speriamo davvero che siano solo eccessive e solo probabilmente. 

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