Salvini, varia politica, terremoti e diluvi

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Salvini, la Le Pen, gli altri

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Salvini e le Pen a Pontida. Naturalmente è andato tutto bene. Queste manifestazioni vanno sempre bene. Ci sono però alcuni punti che sono venuti alla luce già prima dell’evento.

Salvini ha invitato la Le Pen a Pontida. Tajani, dal suo punto di vista di responsabile di Forza Italia, ha commentato: “Matteo a casa sua può fare come gli pare. Ma con lei e AfD ogni intesa è impossibile”. (AfD è il partito di estrema destra tedesco). Che magnifica ingenuità. Il fatto di esibire un’alleanza compromettente con la Le Pen è un fatto di famiglia. Ma le alleanze del partito di Salvini e le linee che ne derivano non interessano gli alleati di governo?

E’ proprio una politica in confusione. Le grandi prospettive non servono. Basta mettersi d’accordo sulle tasse da far pagare e su qualche altra cosa. Poi si può andare la Le Pen, si può essere d’accordo anche con Putin, perché no? Anche perché, a questo proposito, Putin può fare quello che vuole a casa sua. Poi se fa qualche piccolo sconfinamento in un paese straniero, beh, è come se fosse a casa sua: può fare quello che vuole. Sempre a questo proposito vale la pena ricordare che Tajani è l’erede di Berlusconi e Berlusconi era l’amico intimo di Putin. 

La solitudine del credente

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Nel giorno in cui i dittatori parlano di guerra sacra e santa, la liturgia celebra la solennità dell’esaltazione della Croce (14 settembre). Mentre Putin e Kim usano il sacro per sacralizzare la guerra, il Figlio di Dio non solo non vince le guerre, ma deve “consegnare” la sua stessa vita (“consegnare” è il verbo che i vangeli usano per designare la morte di Gesù). E’ il paradosso noto, quello illustrato magnificamente dalla Prima ai Corinzi: “Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani” (1, 22-24). La sapienza degli uomini e la sapienza della Croce… Nel caso dei dittattori della Siberia la sapienza della Croce deve fare i conti non con la sapienza degli uomini, che già sarebbe un termine di confronto nobile, ma con la forza delle armi. E lì la differenza diventa abissale: la debolezza totale, sguarnita, senza difese della Croce con la tracotanza del potere, della sua forza, della manifestazione più inquietante della forza: le armi e la guerra. 

Davvero il cristianesimo è deserto, voce che grida nel deserto. Ma, mentre il deserto di Giudea, dove il Battista gridava, si riempiva della gente che accorreva da Gerusalemme (“Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme”, Mc 1, 5), il deserto dei credenti di oggi resta, quasi sempre, vuoto. 

Il Mediterraneo, così largo, così stretto

Il terremoto in Marocco, il “diluvio” di Derna, Libia. Oltre tremila morti in Marocco, forse 20.000 in Libia. La natura continua a dichiarare, con le sue rivolte, la sua ostilità nei riguardi degli umani. Tutte e due le grandi catastrofi recenti sono degli sconvolgimenti, dei ritorni a un caos là dove l’uomo aveva tentato di mettere l’ordine, il cosmos, delle sue imprese, delle sue città soprattutto. 

Oltretutto la sensazione che ho è piuttosto netta: Marocco e Libia sono lontani. Fatico perfino a ricordare i nomi delle città più direttamente coinvolte. Anche perché i governi dei due paesi sembrano voler confermare questa sensazione, con le loro reticenze nell’accettare aiuti internazionali.

E’ strano tutto questo. Il Mediterraneo non serve a unire i popoli che vi abitano, ma a dividerli. Il Mediterraneo, così stretto rispetto agli oceani, è così largo per via delle culture diverse: europea, cristiana (o post-cristiana) su questa sponda, africana, islamica sull’altra sponda.

La fatica che fanno i migranti per passare dall’una all’altra sponda è la misura di quella distanza.  

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